Grande, pesante.
Non mi pare avesse nessuna immagine davanti, nessuna scritta, nessun titolo.
Solo la notte senza luna in copertina.
E non solo in copertina, scoprirò poi.
"Eccolo"
"Ecco cosa?"
"Il Venezuela no?"
Ah già il Venezuela.
Dove stava lui, dove creava cocaina per i cartelli della droga, il posto dal quale in qualche modo è scappato.
Laggiù in realtà lo cercano ancora.
E lui invece è qua, in una videoteca di 22 metri quadrati a noleggiare Statham e puttane.
Vabbeh, vediamo sto Venezuela.
Apro.
C'è lui in mezzo ad altre due persone, due di quelli che se li incontri per strada li puoi confondere con Danny Trejo.
Sì perchè se sei sudamericano e delinquente la tua faccia diventa, pressapoco, quella là.
Magari meno butterata, magari con meno sfregi.
Dipende solo da quante coltellate ti sono finite addosso e da quanti proiettili hanno terminato la propria corsa sul tuo corpo.
"Bei figli de puttana questi eh?"
"No, questi se te li guardi male dopo 5 minuti te staccano la testa, i figli de puttana li trovi anche a Castiglion del Lago, questi son 5 categorie sopra, la moro mamma è puttanissima"
Non posso che dargli ragione.
Se mi entrasse uno di quelli in negozio nemmeno gli direi buongiorno o sentirei di cosa ha bisogno, gli darei le chiavi del negozio e mi scuserei per aver occupato il suo posto fino a 5 minuti prima.
Continuo a sfogliare.
E' tipo una piccola cittadina, la strada ha più polvere del mio negozio, sembrano esserci casette, piccoli negozi e un'aria fatale che tenta timidamente di fuoriuscire persino dalle pagine.
Uno di quei luoghi fermi in cui quando si muove qualcosa allora vuol dire che è qualcosa di pesante.
"Questo è il carcere dove stavo" dice
"Come il carcere, non mi sembra un carcere"
"Hai ragione, il carcere in confronto è un centro benessere. Qui ti sembra di esser libero ma hai più possibilità di morire qua che in caso di schianto in aereo"
Insomma, è una specie di carcere-comunità in cui tengono le belve fintamente libere ma impossibilitate ad andar via. Guardie dapertutto, fili spinati, torrette. Insomma, un campo di concentramento con più appeal, con le stradine, con i negozi.
Ma tanto il grosso del lavoro mica lo fanno le guardie, lo fanno i carcerati stessi.
Sì perchè se lì ti svegli che ti girano i coglioni esci di "casa" e ne ammazzi un paio.
"Io ero un pò il protetto, perchè facevo la cocaina per tutti" mi fa
Insomma, pensavo di avere davanti a me Walter White e invece ho un cazzo di Adrien Brody che invece che suonare il piano prepara la cocaina per i nemici che l'hanno catturato.
Ridacchio nervosamente.
A me, qualsiasi cosa ne pensiate voi, sto personaggio piace.
E malgrado eticamente vada contro ad almeno 43 miei valori per me è un grande. Lo farò capitano della squadra penso.
Ma su cosa significhi sta frase, forse, ci torneremo.
Sfoglio ancora.
E l'orrore arriva senza che nemmeno mi potessi preparare un secondo per affrontarlo.
Teste.
Teste dapertutto.
Teste infilate in pali, teste in terra, teste vicino ai corpi che prima le ospitavano, teste,addirittura, sopra le traverse di fatiscenti campi da calcio.
"Te l'ho detto che potevo staccà le teste veramente"
Io nemmeno riesco ad ascoltarlo.
Io vedo quello scempio (credo che non sia durata più di 10 secondi la cosa perchè io potrò pure essere appassionato d'horror, anche pesante, ma appena vedo l'orrore vero, quello reale, posso svenire in 27 secondi).
Guardo quello scempio per pochi secondi, il tempo di cercare di decifrare in quelle espressioni di quei volti di quelle teste di quei corpi che non ci son più in tutte le possibili cose che il cervello potrebbe aver pensato un secondo prima di trovarsi in una casa ambulante
.
"Sono un pirla"
"Ho paura"
"Me l'aveva detto la mamma che era meglio studiare che sparare alla gente"
"Un'ultimo tiro di cocaina?"
"Non lo fare, ti prego, non voglio morire"
Ogni volto una frase, ogni volto una storia.
Perchè in Sudamerica è così, in Sudamerica la droga non ti uccide da sola, no, quello succede da noi finti civilizzati. In Sudamerica morire di droga significa una pallottola in fronte, una pugnalata nel cuore, una testa decollata.
La droga è il motivo per uccidere, non quello della morte.
"Tu lo hai mai fatto? Hai mai ucciso qualcuno, hai mai staccato una testa?"
(ti prego, non mi cambia nulla ma dimmi di no, dimmi di no perchè sei qui davanti a me, e mi stai simpatico, e mi fai ridere con la tua malattia del trombare e con il tuo essere superiore a tutto e tutti, dimmi di no perchè il confine tra il poter avere ucciso e il non averlo fatto lo so che laggiù è labilissimo ma il confine tra quello che sei dopo aver ucciso o non averlo fatto è invece un confine gigantesco, gigantesco, dimmi di no perchè voglio continuare ad essere tuo amico, a darti Statham e puttane e voglio vedere un giorno che tieni nascosto in macchina, dimmi di no perchè non son pronto per il sì)
"No" mi dice
Chiudo l'album.
Esco fuori.
Faccio i 25 metri che mi separano dal pizzaiolo matto, quello che quando aveva 25 anni, a sentiva lui, "rodeva il culo".
Vado da lui a farmi una pizza per dimenticare che non sempre le teste restano attaccate al corpo.
Entro e quando lo vedo con un flash forward sono invece qua sulla tastiera.
E penso che quel pizzaiolo forse merita un piccolo capitolo anche lui.
Intanto nel mio negozio, là nel passato, c'è un uomo.
E non è il titolare.
Oh cazzo, devo sbrigarmi, se entra una ragazza adesso e io non ci sono questo c'è caso che la mette incinta.
Torno indietro.
Sta scendendo una notte senza luna, è l'ora di chiusura.
Sta scendendo una notte senza luna, nera come un album dell'orrore.