Dietro la Penna
Il Capo
Questo articolo è il primo di una serie dedicata alle tipologie di personaggi. Lo scopo è quello di aiutare gli scrittori nella creazione dei cast delle loro storie. Naturalmente, poiché ogni personaggio è unico, quelle che elencheremo noi saranno solo caratteristiche molto generali, che però contribuiranno a far sì che un dato personaggio sia in grado di ricoprire il proprio ruolo all’interno della trama.
Diamo il via alla serie con il Capo. Il Capo è un individuo che ricopre un ruolo di grande responsabilità all’interno di un gruppo (si spera rilevante nell’economia della storia, altrimenti cosa ci sta a fare?), sia esso una grande azienda o una piccola squadra di cacciatori di mostri. Può trattarsi del protagonista, ma più spesso il Capo è un personaggio secondario, in quanto i limiti imposti dalla sua posizione di autorità sono spesso di ostacolo alla libertà d’azione richiesta a un protagonista.
Caratteristiche fondamentali del Capo sono:
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Autorità: il Capo dà gli ordini, gli altri li eseguono. È importante che voi, come autori, abbiate ben chiaro il modo in cui il personaggio si rapporta alla propria posizione: gli piace comandare o considera tale compito un dovere sgradevole? Ha raggiunto la sua posizione per ambizione, per senso del dovere o per semplice disgusto nei confronti dei compiti che spettano a coloro i quali occupano i gradini più bassi all’interno del suo gruppo (secondo Rory Miller, chi fa carriera in fretta spesso è completamente incapace di ricoprire i ruoli meno importanti e per questo si impegna al massimo per superare tali gradini)? Il passato e le motivazioni del Capo sono fondamentali per la definizione del suo carattere e del suo modo di agire.
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Capacità: non si diventa Capo per nulla; dopotutto, anche per arruffianarsi i superiori bisogna avere una qualche capacità. In che modo il Capo è riuscito a raggiungere la posizione che occupa? Ma soprattutto, quando si tratta di svolgere i propri doveri, il Capo è competente o no? Se non lo è, come mai non è già stato sostituito? Se lo è, come reagisce di fronte ai propri fallimenti?
Le competenze specifiche di un Capo variano di settore in settore, ma parlando in generale, un buon Capo sa riconoscere e valorizzare le competenze dei suoi sottoposti, è un buon giudice delle personalità, loda in pubblico e rimprovera in privato, sa prendere decisioni difficili e assumersene la responsabilità, non abusa dei propri privilegi ed è leale all’organizzazione di cui fa parte. La mancanza di uno o più di queste capacità rende più difficile al Capo ricoprire il proprio ruolo.
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Responsabilità: non importa quanto alto in grado, il Capo deve rendere conto delle proprie azioni. Persino l’amministratore delegato di una grande società deve riferire a un consiglio di amministrazione e a un’assemblea degli azionisti. E non bisogna dimenticare che più elevata è la posizione del Capo, più aumentano le ripercussioni di ciò che fa sulle vite degli altri: l’errore di un generale può causare la morte di molte persone. La responsabilità del Capo è forse la sua qualità più importante, perché serve a creare conflitti e a renderlo più umano. Può anche costringerlo a fare scelte molto difficili, come un direttore che si vede costretto a licenziare un amico incompetente o un comandante partigiano che deve guidare l’assalto a un convoglio di rifornimenti che sa essere protetto dalle truppe del proprio padre.
Come personaggio secondario, il Capo può essere sia un aiutante del protagonista che un ostacolo o persino un antagonista (la differenza fra ostacolo e antagonista sta nel fatto che, nel primo caso, il personaggio ha un peso drammatico molto minore e non necessita di troppo approfondimento, mentre nel secondo ha un ruolo importantissimo di cui abbiamo già parlato qui).
Situazioni particolari in cui può venire a trovarsi il Capo (nonché possibili spunti per trame e sottotrame) quando il suo ruolo è quello del protagonista sono:
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il Capo si ritrova spogliato della sua autorità e deve adattarsi ad affrontare gli ostacoli senza i mezzi che era solito avere a disposizione. Riuscirà a dimostrare di non essere tutto chiacchiere e doppiopetto?
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un personaggio assolutamente non portato per tale ruolo diventa Capo e non può rifiutare la posizione (perché, nonostante tutto, solo lui può ricoprirla; perché rifiutare significherebbe correre gravi rischi; oppure perché altri personaggi esercitano su di lui pressioni molto forti). Riuscirà a sopravvivere in un mondo che non è il suo?
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il Capo si trova costretto a scegliere fra due doveri contrastanti, entrambi legati alla sua posizione (ad esempio, un ufficiale che viene a sapere di un crimine commesso da un soldato ai danni di un altro: denunciarlo significherebbe infangare il buon nome dell’Esercito, farlo passare sotto silenzio vorrebbe dire venir meno alla responsabilità nei confronti dei propri uomini). Quale sarà la sua scelta e che ripercussioni avrà?
Una delle facilitazioni che si hanno quando si deve creare un personaggio come il Capo è che la vita quotidiana è piena di esempi a portata di mano: la maggior parte delle persone ha un capo, chi non ne ha può essere considerato il capo di se stesso (e questa potrebbe anche essere l’opportunità per un po’ di autoanalisi) e chi è un capo nel senso tradizionale del termine ha praticamente la ricerca già fatta. Creare un buon Capo, d’altro canto, non è mai facile: è fondamentale considerarlo un personaggio alla stregua degli altri ed evitare di caratterizzarlo basandosi su stereotipi, perché questo è un tipo che ha un forte rischio di trasformarsi in una macchietta. Il “classico” Capo antipatico, oppressore e nullafacente può intrattenere forse per cinque minuti, ma la sua puzza di stantio è facile da riconoscere.
In conclusione, quello del Capo è un tipo di personaggio forse non portato alla ribalta, ma che può dare molte soddisfazioni e non occupa, di solito, molto spazio all’interno della narrazione.