Un po’ di tempo fa ho avuto una di quelle idee che al momento in cui ti zampillano in testa ti sembrano talmente geniali che non ci dormi la notte. L’idea era la seguente: mi sono iscritta in palestra. Una settimana dopo, nella seconda tasca del portafoglio, avevo un tesserino magnetico favoloso e una tutina alla Jill Cooper da urlo. Due anni dopo: “Palestra? Sì…’na volta”
Quel giorno ho scoperto un prototipo di uomo che prima non conoscevo: il palestrato.
Si tratta di un’evoluzione mal riuscita di homo sapiens. E dico mal riuscita perché il palestrato non ha più alcuna caratteristica dell’uomo-scimmia dal quale deriviamo, e questo per un motivo preciso: lui è depilato. Per la cronaca: il palestrato sta alla Veet come Malgioglio sta al suo ciuffo!
Lo spinzettato arriva solitamente dopo lavoro, apparentemente distrutto, ed è per questo che il suo ingresso appare più un patriottico sacrificio a mo’ di scena finale de “Le Miserables”.
Nella spalla destra porta una borsa gigantesca firmata, fashion e professional al punto giusto. Appena entrato si fionda in spogliatoio. Poi, il silenzio.
Tu, che l’hai visto entrare, dopo mezzora ti chiedi: “Dov’è?”
Voci di corridoio parlano di ore passate a scegliere il corredo sporty più giusto, altri di civetterie da spogliatoio sull’ultima conquista. Ma i ben informati non hanno dubbi: crema anti-smagliature. Pare che Santa Somatoline sia la protettrice di ogni uomo che si crocifiggerebbe se vedesse una smagliatura laddove il muscolo avesse subito una variazione di dimensione. In pratica: Santa Somatoline sta al palestrato esattamente come Sant’Antonio sta alla città di Padova.
Dopo parecchi minuti Mr. Muscolo esce. Il prototipo è indicativamente questo: canotta bianca a costine stile camionista (spesso parecchio scollata sul davanti per mostrare il petto), portamento fiero, capello rasato o molto corto, tatuaggi in vista e tanti tanti muscoli.
Quando ti appare ha un asciugamano tamarro attorno al collo e una bottiglia da 2 litri in mano come se stesse partendo per un tour nel Sahara sopra un dromedario. Prende la sua scheda e gli dà un’occhiata velocissima, facendoti capire che lui..pff..non avrebbe nemmeno bisogno di leggersela.
A questo punto, penserete, inizia a fare i suoi esercizi. Sbagliato. Comincia ora la prima fase: lo specchio.
Mr. Metrosexual comincia a fissarsi allo specchio con la stessa devozione di chi sta idolatrando il suo Santo protettore. Peccato che lui stia adorando se stesso. Si guarda fiero, dopo di che, lentamente, come farebbe la più scafata delle ballerine di burlesque, comincia ad alzarsi la canotta ed ecco. Il sorriso compare sul loro volto: l’addominale è perfetto. Dita Von Teese approva!
Però il palestrato non può fidarsi solo del proprio giudizio, e per questo ha bisogno del parere oggettivo di un altro suo simile. Il palestrato n.2 si avvicina e esegue lo stesso movimento di canotta. È il segnale, come accade nel mondo degli animali.
Signori e signore che il pavone apra la sua ruota. Dichiaro aperta la fase del corteggiamento!
Ebbene sì, perché a questo punto i maschioni si corteggiano. Love is in the air. La coppietta comincia a paragonarsi il bicipite, il tricipite e tutto il resto, ed è un tripudio di complimenti e di consigli su integratori e simili.
A questo punto però la situazione si prepara a precipitare: la palestra è diventata “La pioggia nel pineto” di D’Annunzio. Perché il sudore cade come se piovesse, ma anche i falsi complimenti. Falsi perché ognuno, in cuor suo, è convinto di avere il tricipite più grosso.
Taci. Sulle soglie della palestra non odo parole che vere!
Ed ecco gente, che la fine abbia inizio. L’ultima fase è quella orgasmica, ovvero: L’urlo di Munch.
A questo punto siamo entrati nel vivo dell’allenamento. Ci sono urla, gambe e braccia che si dimenano, frasi del tipo: “Oddio non ce la faccio”, o “Basta è troppo”, oppure “Sì, sììììì, daiiiiiiii, l’ultimo”, “Bravo, continua così”.
Le mura scricchiolano, gocce di sudore cadono come meteoriti a Smallville, gli alieni bussano alla porta insieme a Giacobbo, ma lui non demorde. Mars Attack non è ancora abbastanza, non è abbastanza per smettere perché lui, uomo rude e tutto d’un pezzo, non si staccherà mai da quella macchina.
Tutto ciò mentre voi, tra un po’ di step e due chiacchiere con Giacobbo, siete innamorate pazze del tipo solo soletto laggiù, magro da far paura, ma con un sorriso pazzesco