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Tiro a bersaglio

Creato il 20 aprile 2013 da Casarrubea
parlamento_elezione_capo_dello_stato

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Il quadro generale della politica italiana è veramente scoraggiante. Viene voglia di desistere, prendersi una lunga vacanza, mandare tutti a quel paese. Un istinto che colpisce soprattutto le fasce sociali più deboli costrette ad assistere ai balletti condotti da abili pupari, magari utilizzando quelle giovani leve di parlamentari che ignari di tutto si prestano alle più svariate pressioni. Uno spettacolo così indecoroso come quello al quale abbiamo assistito in questi ultimi giorni, da quando si è dato il via alla elezione del Capo dello Stato, non lo si era mai visto neppure ai tempi in cui imperava la balena bianca. O meglio, a quei tempi, c’erano pure le divisioni, ma poi la Dc riusciva sempre a ricomporsi e a trovare nelle ragioni del potere la sua forza unitaria e i suoi interessi di corrente. Così Giuseppe Saragat, che era un socialdemocratico, fu eletto dopo 21 scrutini, Leone dopo 23, e Pertini e Scalfaro dopo 16. Ma non successe nulla perché, per quanto i capi dello Stato fossero espressione non del partito di maggioranza relativa, ma di partiti minori, tuttavia ciascuno alla fine di una battaglia aperta riusciva a trovare se stesso e il partito che lo aveva espresso.

Ma le cose con il passare del tempo sono cambiate.  E molti fenomeni sono ora figli di uno stesso padre degenerato: il porcellum e la formazione di liste per le parlamentarie fatte a tavolino, accontentando ora questo ora quello. I partiti hanno in tal modo perso la loro spina dorsale, anche quando sembrano averla. E, si badi bene, non è l’estenuante tensione della frammentazione parlamentare che si registra al momento del voto a fare preoccupare, ma il fatto che, oggi, a differenza del passato, viviamo una crisi dei partiti e della politica gravissima, tanto che, chi ha un minimo di coscienza, non può non avvertire la fragilità e la definitiva rottura del sistema democratico nel quale ancora a malapena ci reggiamo. Almeno fino a quando non cominciano a saltare i nervi e si decide che è meglio mandare tutto a carte quarantotto.

In questa situazione non c’è chi possa dire di non avere torto. Il Pdl perché galoppa la sua rimonta sui mali altrui, i montiani perché da salvatori della patria al di sopra della politica sono scesi nell’arena e hanno pure scelto il loro autoblindo da combattimento; il Sel perché ha fatto la scelta di mettersi con un partito che diceva di stare a sinistra mentre si muoveva a destra; il Pd per l’obsolescenza del suo vecchio gruppo dirigente oltre che per l’incompetenza e scarsa responsabilità delle sue nuove leve; il M5S per il suo infantilismo politico e il suo impuntarsi nella supponenza e nella saccenteria delle sue presunte buone virtù. Ora io non so se la loro insistenza su Rodotà durerà a lungo e per quanto tempo Grillo dovrà aspettare per capire da solo quali sono i motivi per cui nella palude che egli stesso ha provocato, questa figura non va più bene. Non so quale altra personalità verrà fuori dalle proposte di Bersani. So solo che è bene che ne scelgano una e che se è un galantuomo e una persona all’altezza del compito che dovrà assumere, si dia a questo Stato a colabrodo e crocefisso come un Cristo in Chiesa, il diritto ad avere il suo presidente, il suo capo. Un diritto che è stato impedito anche da chi urla nelle piazze di mandare tutti a casa e che ha esultato ieri sera a Udine alla notizia delle dimissioni di Bersani da segretario del Pd. Non voglio difendere questo segretario anche perché non sono mai stato iscritto a questo partito, ma penso che se Bersani compie il gesto di abbandonare il campo di battaglia, a doverlo compiere dovrebbero essere, assieme a lui, molti altri, a cominciare dallo stesso Grillo. Perché non si può essere concausa di un male (irragionevole chiusura dei grillini all’incontro con Bersani con la diretta streaming, massimalismo rivendicativo, blocco operativo della formazione del governo e dello stesso Capo dello Stato mediante una pretestuosa intransigenza, ecc.), denunciandolo poi da un pulpito tirandosene fuori. E’ troppo comodo. Questo è opportunismo bello e buono. E di opportunisti in questo momento che tirano al bersaglio ce ne sono molti.

GC


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