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Tiro a segno: intervista a Susanna Ricci, campionessa italiana 2013

Creato il 25 ottobre 2013 da Sportduepuntozero

susanna ricci - tiro a segnoIl tiro a segno è una serie di gesti semplicissimi, quasi banali, capace di trasformarsi in un groviglio di emozioni che spesso porta a un solo risultato: un brutto colpo. Non è difficile imparare la posizione, l’allineamento tra mirino e bersaglio, lo scatto. Ciò che riesce a pochi e saper mettere uno dopo l’altro questi gesti mantenendo la concentrazione e senza farsi travolgere dall’agitazione. I tiratori veri ci riescono; si sentono a proprio agio nel silenzio che regna durante le competizioni, si isolano da quello che li circonda e sparano: nove, dieci, mouche.

Susanna Ricci è una di queste persone. Torinese, classe 1988, tesserata per il Tiro a Segno di Torino (di cui è consigliere), ci ha raccontato la sua vita sportiva e non solo, svelandoci la tecnica dei suoi colpi quasi sempre perfetti che recentemente l’hanno condotta all’oro dei campionati nazionali.

Il 2013 si è chiuso nel migliore dei modi; cosa ti ha permesso di compiere il salto di qualità quest’anno?

Da gennaio sono entrata nel giro della nazionale senior e ogni mese partecipo a raduni in cui ci alleniamo con metodologie a cui non ero abituata. Per la prima volta lavoro con uno psicologo e svolgo una preparazione atletica mirata. Ho partecipato ad alcune gare internazionali, come le prove di coppa del mondo a Monaco e Granada e i Giochi del Mediterraneo; ho acquisito esperienza, ho imparato a conoscere e correggere i miei errori, riesco a gestire meglio le diverse situazioni in gara.

Per esempio l’emozione; si gestisce o si elimina?

Durante le gare un po’ di tensione è inevitabile; d’altronde per ottenere un buon punteggio è necessaria, perché aiuta a mantenere alta la concentrazione per tutti i colpi. Per utilizzarla positivamente mi pongo un obiettivo (mirino, respirazione, braccio) su cui focalizzare l’attenzione e penso a quello fino alla fine.

Cosa ti piace del tuo sport?

Mi rilassa, mi obbliga a concentrarmi, mi dà una sensazione di isolamento in cui ci siamo solamente io, la mia pistola e il bersaglio. Poi è una disciplina individuale, ci si assume tutto il merito di una vittoria ma anche la responsabilità per una sconfitta.

Raccontaci di come hai iniziato e alcune tappe della tua carriera?

Nella mia famiglia nessuno sparava, io decisi di provare per pura curiosità, dopo aver visto che ai giochi di tiro nei parchi pubblici me la cavavo discretamente. Disputati la mia prima gara il 5 ottobre del 2003. Dal 2004 iniziai a partecipare a competizioni nazionali, conquistando sempre una medaglia, con pistola ad aria compressa o a fuoco. Ho accusato un po’ il passaggio di categoria (da junior a senior) ma quest’anno è finalmente arrivata una grande soddisfazione.

Hai praticato altri sport oltre al tiro a segno?

Ho giocato a pallavolo per molti anni, dalla seconda media fino alla quarta liceo. Poi un infortunio e i buoni risultati nel tiro mi convinsero a smettere e a dedicarmi alla pistola. Ma d’estate gioco ancora, mi piace guardarla, mi manca un po’ la componente di squadra.

Un altro hobby?

Adoro cucinare, leggere ricette e mescolare ingredienti; quando sono nervosa mi chiudo in cucina e faccio da mangiare.

Com’è la tua vita al di là dello sport?

Mi sono sposata con Pierpaolo a giugno del 2012 e questo ha cambiato in positivo anche la mia carriera sportiva. Mi ha dato serenità, indipendenza. Nel mentre sto finendo l’università, dove studio ingegneria biomedica. Ma in futuro spero che il tiro a segno diventi il mio lavoro.

Che traguardi ti sei posta per il prossimo anno?

Nel 2014 gli eventi clou saranno due: gli Europei di febbraio a Mosca e i Mondiali di settembre a Granada, prima occasione per conquistare il pass per le prossime Olimpiadi. Quindi l’obiettivo è superare le selezioni nazionali (sia aria compressa che fuoco) e qualificarmi per questi due eventi internazionali. Il sogno è naturalmente quello di andare a Rio.

A proposito di Olimpiadi, cosa c’è secondo te alla base dei successi azzurri a Londra?

Sicuramente c’è stata la concomitanza di due fattori: uno staff completo (fisioterapista, psicologo, tecnici) che ha lavorato molto bene per un quadriennio e la presenza di fenomeni di questa disciplina, su tutti Niccolò Campriani, un esempio di costanza e impegno, un modello da seguire.

Luca Bianco


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