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“Titolacci e titolini” con la paura altrui

Da Catreporter79

Nel suo numero di oggi, un noto quotidiano regionale (regione Toscana) sulla prima pagina dedicata alla provincia di Massa Carrara, ci dice: “PAURA SENZA FINE”, in riferimento allo sciame (o sequenza?) che sta interessando la zona apuo-lunigianese da qualche giorno a questa parte. Ecco che ci troviamo dinanzi ad una sterzata concettuale particolarmente significativa ed importante, non solo per la lettura e l’esegesi dei codici propri dell’informazione; il cronista valica ed abbandona il proprio perimetro di competenza professionale per indossare i panni dell’uomo di marketing, e lo fa con un titolo “civetta”, un titolo “muscolare” e a grandi caratteri (di importante impatto visivo), evocante sentimenti forti (la paura) legati ad un evento potenzialmente carico di pathos (il terremoto). Questa procedura sortisce senza tema di smentita un incremento dell’interesse verso il pezzo e la testata, ma, nel caso di specie, delinea un’azione di grande irresponsabilità civile e fragilità deontologica. Perché “paura senza fine”? Paura di chi? Paura perché? Quando? Sopra, però, il cronista ci ha detto: “Specialisti a consulto”. Ah, ecco. Ecco perché. Ecco dov’è l’ ἀρχή di questa “paura senza fine”. La mente “profana ” è così condotta per mano a ritenere che gli addetti ai lavori (giornalisti e sismologi) siano a parte di qualche arcano gravido di apocalittica predizione, e qui sta il vero panico, qui si ha il generatore di tensione e sospetto, ancor più che nel sussulto tellurico. Questa è l’azione di grande irresponsabilità civile e fragilità deontologica. Da sottolineare, inoltre, come quanto illustrato rientri nella cosiddetta “propaganda commerciale”, e ricorra ad alcuni bastioni della propaganda classica quali l’ “enfatizzazione della paura”, le “frasi allusive” e la “semplificazione”, scintille scatenanti ciò che Sigmund Freud Freud definiva sublimazione: il lettore , dinanzi all’esposizione di un evento cruento, placa, trasferisce ed appaga le sue pulsioni violente ancestrali. Di qui, l’attrazione per tutto ciò che riporta a fatti o interpretazioni di particolare crudezza.



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