In questo caso, invece, non è colpa dei giornalisti, ma dell’Associazione Matrimonialisti, che scambia “causa” e “mezzo”: perché scaricare sul social network la responsabilità dell’insoddisfazione o dell’inadeguatezza umana?
”Nel nostro Paese almeno il 20% delle crisi coniugali che arrivano in Tribunale – fa i conti il presidente dell’Ami – sono causate da Facebook (80% del totale) e da Twitter (20%). Si tratta di un fenomeno denunciato l’anno scorso dall’associazione dei matrimonialisti degli Usa e confermato dall’Ami. Le infedeltà riguardano coppie di tutte le età, anche quelle sposate da trent’anni e più. Facebook è virtuale solo all’inizio del rapporto, ma è poi occasione di incontri veri e propri (secondo il Centro Studi dell’Ami, il 70% si trasformano in scappatelle, il 30% diventano storie durature e parallele)”
Perché scaricare sul social network la responsabilità dell’insoddisfazione o dell’inadeguatezza umana? Se una persona – già impegnata con un partner – cerca e trova un altro partner, ovunque la cerchi, significa che qualcosa non va nel suo rapporto e la colpa è sua, oppure del partner.
Se la conosce al bar è colpa del bar? E se succede in metropolitana? O ad un matrimonio (stile L’ultimo bacio)?