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Titta Magnoli: “Una vergogna l’ultimatum dell’acciaieria Arvedi ai 94 cittadini di Cavatigozzi”

Creato il 31 agosto 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

“E’ una vergogna l’ultimatum dell’acciaieria Arvedi ai 94 cittadini di Cavatigozzi”. Lo afferma anche il segretario provinciale del Pd Titta Magnoli. A Cavatigozzi le case tremano, i muri vibrano alla colata dell’acciaieria. Il rumore è forte, passa i decibel consentiti in circa otto o nove notti in un mese, come rilevato dall’Arpa in documento qui pubblicato. Lo stress si accumula, dal fastidio nasce una seconda natura piena di rabbia.

Titta Magnoli: “Una vergogna l’ultimatum dell’acciaieria Arvedi ai 94 cittadini di Cavatigozzi”

Il segretario provinciale del Pd Titta Magnoli

Ma è la rabbia di tanti, troppi, anche degli operai che dopo il raddoppio dell’acciaieria e le difficoltà del mercato internazionale hanno paura come tutti quanti i lavoratori. Si è scatenata però una difesa d’ufficio dell’industriale, da parte del suo giornale La Provincia che del Pdl e dei sindacati, che non ha precedenti per mancanza di prospettiva, come se qualcuno volesse chiudere l’acciaieria da un momento all’altro togliendo il lavoro ai dipendenti. Numerosi e chiari gli appelli di persone del Pd, di ambientalisti, per un ruolo terzo, di ascolto, mediazione e soluzione da parte del Comune e per analisi dell’inquinamento da parte di istituti terzi (l’ultima risale alla presidenza Torchio, che diede incarico a un istituto di Genova).

L’intervento di Titta Magnoli è un chiaro segnale della voglia di cambiare che sta attraversando in modo fremente e burrascoso il partito. Anche chi non è mai stato con Renzi ha una gran voglia di votarlo, proprio per il bisogno di cambiamento che agita la gente del Pd. E come si fa a non capirli?

Non che il Pd sia travolto dagli scandali tanto da perdere del tutto la fiducia degli elettori: il fatto è che chi è entrato in un partito di sinistra, o comunque ha votato la sinistra moderata o radicale voleva realmente una società migliore, e la voleva e vuole in tempi ragionevoli, non nell’infinito futuro.

Renzi ha appeal, giovinezza, sprint, sa parlare, è attraente e da anni si è messo in quella posizione scomoda e rognosa dentro il partito ma contro certe vecchie consuetudini. Da sindaco ha convinto con la cubatura zero, con l’abbassamento delle tasse, con tante iniziative innovative legate alla cultura, alla vita quotidiana, all’uso delle tecnologie… Quindi può cogliere una specie di rendita da posizione.

Pier Luigi Bersani non ha la vivacità del ragazzo toscano: si sa che i toscani hanno tutt’altro spirito e brillantezza. Ma gli elettori del Pd vogliono la sostanza, un cambiamento non esteriore e non solo di nomi. Ma l’agenda Monti e la rivoluzione renzista possono convivere senza snaturare il Partito democratico? E d’altra parte la forza riformista del maggior partito italiano non è fiaccata pesantemente da un governo seccamente antipopolare? Ci vuole fascino sulla gente, gioventù, preparazione, ma gli elettori non hanno spirito d’avventura, l’elettorato è riflessivo e consolidato. Occorrerà, s’immagina, un lavoro certosino.

Nella speranza che intanto si apra una finestra a Cavatigozzi e che si fermi l’ira del cavaliere.

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