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To be sure, to be sure, to be sure.

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore
  • Categoria Stopmaco

Il sole di Berlino mi ha svegliato presto questa mattina, con quei postumi che grandi autori hanno saputo ben narrare.

Allo specchio, tra le occhiaie e le faccia scesa, ho ripercorso gli alcolici della festa di ieri sera: vino bianco, due; whiskey con “e” (era un Jameson), con ghiaccio; senza ghiaccio; rum, o cacchio, tre. Poi ho perso il conto.
Tra il ghiaccio e il senza ghiaccio, mi viene in mente una discussione alimentata da quei liquidi stupefacenti: mi ritrovo su un balcone che affaccia sul canale di Kreuzkölln a parlare con un critico letterario e un esperto di poesia egiziana. Mi presentano a loro come scrittore, cosa che mi mette sempre a disagio, e immediatamente parte la discussione. Il critico letterario, inglese, chiede: “Quale devono essere le grandi qualità di uno scrittore?”.

L’esperto di poesia egiziana, finlandese, mi guarda, aspettando la mia risposta.

Raccolgo la sfida e, senza pensarci troppo, dico: “Empatia e capacità di creare mondi e trasfigurare la realtà”.

Risposta sicura ieri sera, che questa mattina, con la luce del sole e i postumi da sbronza, ha cominciato un po’ a traballare.

Dicono “in vino veritas”.

Chissà se vale ancora quando oltre al vino c’è un bel po’ di Jameson distillato tre volte…

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