Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato.
Stanley Kubrick
Può essere certamente filmata, perché può essere scritta, la donna blu che cammina per il centro di Torino in questo grigio pomeriggio di aprile.
È arrivata a Porta Nuova cercando un libro che raccontasse la storia che aveva in testa, è stata vista sotto i portici di piazza Carlo Felice, è poi sparita in un bar in compagnia di un vecchio libraio.
È riapparsa infine in via Carlo Alberto, a pochi metri da corso Vittorio, e sta passeggiando veloce verso la piazza della Biblioteca Nazionale.
È la storia di due coppie sui 35 anni.
Le due coppie non si conoscono.
Una sera succede questo: Luca finisce il turno, sale sulla moto e si mette in tangenziale, per tornare a Borgaro dove vive con Sara.
Altiero molla il cantiere a Beinasco e sale in auto, per andare allo stadio dove la Juventus gioca la coppa.
All’altezza dello svincolo per Collegno Luca sorpassa la Bravo di Altiero, che non si accorge della moto e a sua volta sta per sorpassare una Punto.
Bum!
Altiero sbanda e finisce contro il guard-rail, Luca balza via e se ne sta mezzo morto a trenta metri.
Le auto si fermano, quattro frecce, pochi istanti e la coda, i soccorsi.
In mezzo alla carreggiata, a terra, vicini, due telefonini. Di Luca e di Altiero. Sono uguali.
Uno dei due squilla.
Un soccorritore lo prende. Risponde. È Sara, la moglie di Luca, che giace mezzo morto.
Stefano Accorsi è Luca.
Violante Placido è Sara.
Il soccorritore scambia la moglie di Luca per la moglie invece di Altiero.
Dice: «Sta bene ma è sotto shock, lo portano al San Giovanni per controlli».
Claudio Santamaria è Altiero.
Diane Fleri è Laura.
Luca invece lo portano al CTO, è gravissimo.
Nella scena, Violante Placido prima di uscire di casa passa per il bagno e si mette un velo di trucco, aggiustandosi alla meglio la prima maglietta trovata in giro. È agitata, il marito è sotto shock ma sta bene.
Il soccorritore prende l’altro telefono, chiamate ricevute, l’ultimo numero è «Amoremio». Chiama e avverte.
Nella scena, Diane Fleri nemmeno si trucca e corre per le scale, sbandando a ogni pianerottolo. Il marito è, a quanto pare, gravissimo.
La donna blu passeggia e poco dopo l’incrocio con via Giolitti vede sulla destra un ristorante giapponese, sulla sinistra un negozio temporaneo di orologi, poco più avanti un ristorante curdo.
Di nuovo sguardo sulla destra e un cinema.
Anzi una libreria.
Una libreria o un cinema?
Libreria e cinema.
È un’idea geniale di Davide Ruffinengo e Davide Ferraris, che per mestiere gestiscono la libreria Therese di corso Belgio e per mestiere decidono che i libri non devono stare in libreria. Devono viaggiare anche loro, non soltanto le persone quando li leggono.
La donna blu entra al cinema, ma entra in libreria.
Nell’androne del cinema Centrale – in cui la sala è lunghissima e strettissima, una specie di autobus anomalo in cui visualizzi lo schermo anziché la strada – ci sono scaffali, e sugli scaffali ci sono libri.
La donna blu, che è blu per via del trittico occhiali smalto borsa, entra e osserva l’esposizione di romanzi e saggi di case editrici piccole, così dette indipendenti (Marcos y Marcos, Iperborea, minimum fax, et cetera), e più che una libreria massimalista sembra un outlet di ogni azienda editoriale, un grande spaccio di produttori di romanzi e saggi che non si possono trovare se non nei magazzini degli stessi produttori di romanzi.
Cioè da nessuna parte.
La donna blu è affascinata dallo store manager: davvero esiste qualcuno così avveduto al punto da aggregare tanta offerta di libri sul cinema, sul cinema mondiale, italiano e torinese?
Intanto, in sala, Diane Fleri arriva al CTO.
Luca è in sala operatoria, ad attenderlo Laura Diane Fleri, che è la moglie di Altiero il quale è invece è al pronto soccorso ma al San Giovanni, un po’ stordito.
La scena è nel corridoio del CTO, Luca esce dalla sala operatoria immerso nelle bende che gli coprono il viso, sedato, in coma farmacologico, Laura Diane Fleri chiede al primario di chirurgia toracica, questo (la partecipazione straordinaria di Toni Servillo) le dice che se passa le successive 48 ore ha buone probabilità di farcela sebbene sia mezzo sfracellato, Laura Diane Fleri che ringrazia e si piazza accanto al letto di suo marito, che non è suo marito, e gli stringe la mano.
La scena successiva è al San Giovanni Bosco, Sara Violante Placido arriva affannata con la maglietta bianca che non è aderente e le tette svolazzano, chiede di parlare con suo marito, il marito è su una barella stralunato, sotto shock, quando l’infermiere lo indica Sara Violante Placido fa per abbracciarlo ma no, non è suo marito, Sara Violante Placido urla isterica chi è questo, dov’è mio marito, dovete dirmi dov’è mio marito, Altiero Claudio Santamaria dice «Lei chi è signorina?» e poi, in un tono gentile, «Voglio mia moglie. Dov’è mia moglie?», un altro infermiere prende sotto braccio Sara Violante Placido e dice «Venga signora», Sara Violante Placido piange e continua a ripetere «Voglio sapere dov’è mio marito», l’infermiere dice «Venga signora che risolviamo tutto».
Altiero Claudio Santamaria ripete dov’è mia moglie, e si addormenta, sulla barella, stanco.
Il libraio si chiama David e chiede alla donna blu: «Desidera?»
Ella dice: «Faccio un giro», ma continua a pensare a chi può avere ideato un simile capolavoro estetico (e soprattutto etico).
L’androne di un cinema in cui la sala è un autobus lungo e stretto, riadattato a libreria che pare volante (cioè dimissibile con poco sforzo, eppure dà l’idea di una certa solidità, quindi di essere statica e quindi stanziale, come ci fosse sempre stata), in cui i libri sono disposti a tema (viaggi: Europa; cinema: approfondimenti su questo o quel regista; viaggi: Sud America).
La donna blu, che ha lunghi capelli biondi e il viso di un pallore alabastrino, lineamenti graziosi di una bellezza eterea, accanto alla cassa scorge un volantino che rimanda a un sito internet dal nome curioso e a un indirizzo fisico, si avvicina al libraio, chiede indicazioni, porta pollice e indice al labbro e lancia un bacio attorno a sé, al cinema, alla libreria, a David, ai libri, a tutto; poi si incammina veloce.
Sara Violante Placido arriva al CTO, entra in rianimazione e vede Laura Diane Fleri che tiene la mano di Luca Stefano Accorsi tutto bendato; è presa da un primordiale pudore e si rende conto in quel momento di essere completamente presa dal senso del dramma che sta vivendo Laura Diane Fleri al punto da sentire, prima del dolore suo per il marito in coma, quello della donna e della cosa se ne stupisce e ne è scossa, un giro di pianoforte accompagna la camera sulle dita di Laura Diane Fleri che accarezzano quelle dell’uomo in coma che lei crede suo marito e sull’altra mano che scrive parole sul retro di uno scontrino:
«Amore mio eterno
è il momento in cui temo
più non passi
il momento dell’amore».
Sara Violante Placido si allontana dalla stanza, respira a fatica, esce su un balcone, riprende aria, piange.
La donna blu è sul 15, scende in corso Belgio e non fatica a trovare la libreria, a pochi metri dal cinema che si chiama F.lli Marx. Entra sottovoce, perché dentro ci sono delle persone che stanno parlando.
Uno è Marco Zapparoli, di Marcos Y Marcos, gli altri sono i due Davide proprietari, in più c’è altra gente giovane, la chiacchierata è informale eppure si parla di cose serie.
La donna blu entra sottovoce e ascolta.
Marco sta parlando del corso di “Alta Formazione in Gestione della Libreria”, i Davide ogni tanto intervengono e parlano della loro esperienza, delle loro iniziative.
Tra il pubblico la più attenta è Chiara, che viene da un paese della cintura e scalpita: vuole tirare fuori dal cassetto il suo sogno, anni ormai che è lì, Chiara aspetta segnali, input, congiunzioni degli astri, segni. Ha letto di questo appuntamento con Zapparoli. Sia questo il segno?
Fare i librai non è così poetico come sembra, dicono.
La scuola ti fornisce le basi, anche e soprattutto da un punto di vista economico gestionale, dicono.
Sei un imprenditore, non troppo in fondo.
La donna blu tira su la gonna – si era lievemente abbassata, appoggiata a un tavolo, in disparte, è interessatissima: nemmeno sapeva esistesse una scuola per librai.
Sei un imprenditore e puoi vivere, «non ci piace la parola sopravvivere», dicono i Davide, che hanno inventato la libreria viaggiante cioè un’automobile carica di libri che va a domicilio, e hanno portato i libri al cinema (oltre al Centrale, anche al F.lli Marx), che dialogano con gli editori bravi, soprattutto quelli piccoli e indipendenti («sembrano davvero amici i Davide e il Marco», pensa la donna blu), che hanno creato, e ne vivono, questo gioiellino che è in molti posti e mobile, con una clientela di lettori forti e innamorati. (Ci sono anche i best seller, tuttavia).
Al pronto soccorso del San Giovanni, un gruppo di dieci ultrà juventini sta urlando: «Uno di noi, Altiero è uno di noi!».
Al reparto di rianimazione del CTO, Sara Violante Placido raccoglie la mano di suo marito e spiega l’errore a Laura Diane Fleri, che sceglie tuttavia di rimanere ancora per qualche minuto accanto all’uomo che non è suo marito e rimane abbracciata a Sara Violante Placido, un lunghissimo abbraccio su giro di pianoforte e camera che ruota a trecentosessanta nella stanza.
Mentre le donne si abbracciano, Luca muove una mano, è in coma farmacologico, è impossibile si muova, le macchine fanno beeeep, un’infermiera accorre, Sara Violante Placido e Laura Diane Fleri non sanno che emozione provare, sgranano gli occhi e….
La donna blu esce estasiata dalla libreria.
Al Centrale intanto il film è finito, ma non è a quello che lei pensa.
C’è un dialogo geniale nella storia del cinema.
Cliente: «C'è un libro che vorrei, me l'ha consigliato una collega a scuola, però...»
Bart: «Sì...?»
Cliente: «... mi dispiace, non ricordo l'autore. Il titolo era: La profezia dei celestini»
Bart: «La profezia dei celestini.»
Andrea Straniero: (ride)
Bart: «Eh… Dunque, signora, temo ci sia un piccolo problema di confusione sul titolo. Allora, lei si confonde tra La compagnia dei celestini Stefano Benni, Feltrinelli, e La profezia di Celestino James Redfield…. Corbaccio?»
Andrea Straniero: «Corbaccio»
Bart: «Corbaccio»
Cliente: «Ha ragione, quello che...»
Bart: «Calma un attimo, mi scusi. Deve sapere che il libro di James Redfield, La profezia di Celestino è un libretto new age del cazzo e noi qui i libretti new age del cazzo non li abbiamo.»
Andrea Straniero: «È vero. Mai avuti.»
Bart: «Ha sentito il collega? Invece La compagnia dei celestini è un best seller e noi qui i best seller non ce li abbiamo. Abbiamo solo libri di qualità, è chiaro?»
Il film si chiama Santa Maradona, l’ha girato a Torino il torinese Marco Ponti.
La donna blu ripassa davanti al cinema Centrale, nel tragitto verso l’albergo, e pensa a quel film, a questa città e alle sue storie, ai suoi libri, alle sue librerie, soprattutto ai suoi librai, e decide di riposare.
Domani molto camminerà.
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