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È da un po' di tempo che non scrivo seriamente sul blog: so che non si dovrebbe mai abbandonare il proprio spazio troppo a lungo, smettere di condividere i post e di fare sentire la propria presenza viva nel grande oceano mare della rete, ma a volte life happens, ci si perde qualche pezzo, si cerca di aggiustarsi e non si riesce a mettere la testa lì dove dovrebbe stare, davanti allo schermo del pc sulla pagina bianca che resta in bozza per settimane.
Il caro vecchio blog però è ancora qui, e oggi mi sembrava giusto trovare qualche minuto di tempo da dedicargli perchè quando death happens c'è sempre bisogno di fermarsi un attimo e mettere in ordine i pensieri, anche se si tratta di una persona non legata a noi da vincoli di sangue o di stretta vicinanza: perchè ieri James Horner se ne è andato e con lui un altro pezzo della mia infanzia e della mia adolescenza, volato via da qualche parte in quel luogo dove tutti i nostri ricordi cercano riparo dalla tempesta per tornare ogni tanto, quando sei solo e resti fermo con lo sguardo fisso verso l'alto, per aiutarti a capire dove sei finito e dove stai andando.
Chi conosce questo spazio sa bene quanto la visione di Titanic abbia significato per la mia formazione cinematografica e nessuno potrebbe mai mettere in dubbio che le musiche di Horner abbiano fatto parte integrante della magia dalla quale i miei occhi da undicenne hanno avuto la fortuna di essere investiti: è stato allora, nell'ossessiva ricerca fra una stazione radio e l'altra di una versione di My Heart Will Go on abbastanza pulita e non rovinata dalla voce dello speaker che la mia passione per la musica, e in particolare per le colonne sonore, ha messo solide radici: una vecchia cassetta consumata che conta ben 5 versioni del pezzo (la classica, la demo del film e qualche altro remix da disco) e alcuni brani dell'ost originale beccati al volo durante un quiz che invitava gli ascoltatori a indovinare il film da cui provenivano (giusto qualche minuto sparso, ma non avendo ancora il lettore cd ed essendo sprovvista dell'audiocassetta erano una vera e propria manna dal cielo) ne è la prova inconfutabile.
Ricordare James Horner come l'autore delle musiche di Titanic sarebbe però ingiusto e riduttivo: è vero, la malinconia e il vuoto che si infondono nelle musiche del film di Cameron e che per quanto mi riguarda raggiungono l'apice nei pochi devastanti minuti in cui, alla fine del film, le luci si spengono sott'acqua lasciando il relitto della nave solo nell'oscurità, a consumarsi sotto il peso dei sogni e delle speranze che una sola tragica notte aveva spezzato per sempre, rimarrà sempre dentro di me, ma la storia del mio legame con James racconta di molte altre avventure, ciascuna grandiosa e preziosa a suo modo.
Potremmo parlare dei numeri danzanti nel tema principale di A Beautiful Mind, delle note che cavalcavano instancabili a fianco del selvaggio Tristan Ludlow in Legends of The Fall, dell'urlo di libertà di Mel Gibson nell'incitazione alla battaglia più galvanizzante della storia del cinema, della crescente e pericolosa curiosità di Fievel e della dolcezza infinita del piano che accompagnava Casper quando chiedeva all'amica Kat se poteva tenerla con sè, della metallica operosità della macchine di Asimov nell'Uomo Bicentenario e del canto di un eroe perso nella notte dei tempi, mai mai dimenticato, sotto le roventi mura di Troia nell'omonimo film con Brad Pitt ed Eric Bana: musiche di ampio respiro, sentimentali sì ma anche profondamente malinconiche e tristi di rimpianti e occasioni sfuggenti, storie di uomini perduti e ritrovati e di mondi non ancora pronti per accoglierne coraggio e grandezza, spirito e immaginazione.
Provare a trasmettere in soli 10 brani il senso di meraviglia racchiusa nell'opera di James Horner era un'impresa talmente impossibile che ho dovuto immediatamente rinunciare: alla fine la scelta è ricaduta su 15 pezzi, fra quelli che per varie ragioni significano di più per la sottoscritta, giusto perchè un post con oltre 20 video avrebbe potuto spaventare anche i lettori più impavidi.
Così, mentre saluto un'altra parte di me che ne va e che, per citare Rose Dawson, vivrà sempre nei miei ricordi, penso alle parole della bellissima canzone finale di Troy (un film con un sacco di difetti ma al quale tengo comunque molto, per ragioni che non è opportuno approfondire in questa sede), cantata da Josh Groban, "remember me": "I am the one voice in the cold wind, that whispersAnd if you listen, you'll hear me call across the skyAs long as I still can reach out, and touch youThen I will never die"
Goodbye James. As long as I still can listen to your immortal music, you'll never die for me. Never.
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