James Tobin
Negli ultimi mesi abbiamo ricevuto moltissime domande dai nostri allievi dei corsi e tramite i social media relativamente all’introduzione della Tobin Tax, spauracchio per molti traders e neo-investitori che ne temevano gli effetti nefasti sui profitti generati dalla propria operatività sui mercati azionario, obbligazionario o forex.
Visto che l’imposta è diventata operativa dal primo di marzo 2013 e che siamo in vista del doppio attesissimo appuntamento formativo di fine marzo dedicato ai corsi ROBOT FOREX TRADING (21 marzo) e POWER TRADING (22-23 MARZO), abbiamo pensato potesse risultare utile e gradito un breve articolo che ne riassumesse le linee guida e allo stesso tempo facesse comprendere come per gli allievi dei nostri corsi che tipicamente operano poco sull’azionario italiano il tutto impatterà in maniera minima se non nulla nella maggioranza delle situazioni.
La premessa è naturalmente quella di verificare queste informazioni con il proprio commercialista o con la propria banca visto che l’intento di questo articolo è solamente divulgativo e non rappresenta in alcun modo nessuna forma di consulenza fiscale. Ad oggi tra l’altro esistono ancora diversi dubbi da parte degli operatori finanziari su come applicare la Tobin Tax, ragion per cui l’Agenzia delle Entrate ha già anticipato l’emanazione di una circolare che dovrebbe vedere la luce prossimamente e che dovrebbe servire a chiarire le questioni.
Questa imposta prende il nome dall’economista americano, James Tobin, che nel 1972 la propose allo scopo di colpire tutte le transazioni sui mercati valutari per stabilizzarli (penalizzando le speculazioni valutarie a breve termine) e, al tempo stesso, per procurare entrate da destinare alla comunità internazionale per combattere la povertà nel mondo. In Europa, oltre all’Italia, verrà adottata anche da Francia, Germania, Spagna, Austria, Belgio, Portogallo, Grecia, Slovenia, Estonia e Slovacchia.
In questa sede non analizzeremo i pro e i contro di questa imposta (magari oggetto di un prossimo intervento) e neppure i commenti che già negli anni settanta accompagnarono l’iniziativa. Ci limiteremo ora ad evidenziarne gli aspetti pratici: oggetto dell’imposta, soggetti interessati, aliquote, calcolo dell’imposta, società italiane interessate.
Oggetto
L’imposta sarà applicata a tutte le transazioni (a carico del solo acquirente, ovunque sia residente) su azioni di società italiane aventi capitalizzazione superiore a 500 milioni di euro (al 30 novembre 2012) a prescindere dal Paese di provenienza dell’ordine.
L’ imposta sui derivati entrerà invece in vigore dal primo luglio 2013, ma l’aliquota varierà per tipo di strumento (future, covered warrant, opzioni, etc) e sarà scaglionata sul valore delle transazioni. La Tobin Tax sarà applicata sia sulle transazioni di acquisto che di vendita, anche in giornata.
Non pagheranno la Tobin Tax le operazioni su fondi, Sicav, obbligazioni, ETF , ETC e valute (Forex), oltre al trasferimento di proprietà a seguito di successione o donazione. Sono escluse tutte le operazioni su azioni estere e su azioni appartenenti a società italiane con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni.
Aliquote
Le aliquote previste per le transazioni sui titoli azionari saranno di due tipi: lo 0,12% (che diventerà 0,1% a partire dal 2014) per i mercati regolamentati, e lo 0,22% (e poi 0,2% dal 2014) per i mercati non regolamentati (anche noti come «Otc» o «over-the-counter» su cui peraltro nei nostri corsi tipicamente sconsigliamo di operare, ndr). In pratica, per ogni 1.000 euro di acquisto di titoli azionari quotati sul listino della Borsa italiana, l’investitore verserà 1,2 euro (oppure 2,2 euro). L’imposta, pari allo 0,1% (lo 0,12% nel 2013) sul controvalore delle operazioni di giornata si applica ai trasferimenti di titoli emessi da società sul territorio italiano.
Calcolo
L’applicazione dell’imposta avviene sul saldo netto di fine seduta relativo allo strumento finanziario utilizzato, cioè verrà applicata solo sulle operazioni che a fine seduta avranno generato un saldo positivo rispetto al giorno precedente. Se tutte le azioni vengono mantenute per tutta la seduta, a fine giornata verrà applicata l’imposta dello 0,12% (0,1% dall’ anno prossimo) sul controvalore totale dell’ acquisto: 1.000 x 0,0012 = 1,2 euro.
Nel caso invece che entro fine giornata parte delle azioni vengano rivendute, (es. acquisto 1000 euro di titoli e ne rivendo 700) la Tobin Tax si applica solo sul saldo positivo: 300 x 0,0012 = 0,36 euro.
Se nel corso della giornata tutte le azioni comprate vengono rivendute l’imposta non si applica.
L’imposta quindi non colpisce gli speculatori e i day trader ma per ridurre le operazione di “high frequency trading” finalizzate solo a indirizzare il prezzo delle azioni, è stata introdotta un’aliquota dello 0,2% sul controvalore degli ordini annullati (o modificati) quando superano il 60% di quelli completati, e qui astenersi dal commentare questo guazzabuglio di regole è francamente complicato …
Elenco delle società quotate in Italia a cui verrà applicata la Tobin Tax nel 2013
A2A, Acea, Amplifon, Ansaldo Sts, Atlantia, Autogrill, Autostrada Torino Milano, Azimut, Banca Carige, Banca Generali, Banca popolare dell’Emilia Romagna, Banca popolare di Milano, Banca popolare di Sondrio, Banco Popolare, Beni Stabili, Brembo, Brunello Cucinelli, Buzzi Unicem, Campari, Cattolica assicurazioni, Cir, Credem, Credito Bergamasco, Danieli & C risparmio, Danieli & C, De Longhi, Diasorin, Ei towers, Enel green power, Enel, Eni, Erg, Exor priv, Exor, Fiat industrial, Fiat, Finmeccanica, Fondiaria Sai, Gemina, Generali, Hera, Ima, Impregilo, Indesit, Interpump, Intesa San Paolo risparmio, Intesa San Paolo, Iren, Italcementi, Lottomatica, Luxottica, Mediaset, Mediobanca, Mediolanum, Milano assicurazioni, Mps, Parmalat, Piaggio, Pirelli, Prysmian, Rcs Mediagroup, Recordati, Saipem, Salvatore Ferragamo, Saras, Sias, Snam, Sorin, Telecom Italia risparmio, Telecom Italia, Tenaris, Terna, Tod’s, Ubi banca, Unicredit, Unipol.
Approfondimenti
Segnalo una pagina di sintesi messa a disposizione da Fineco anche per i non correntisti (clicca qua) e allego qua sotto un loro video esplicativo.
http://www.youtube.com/watch?v=_dL0YeJrSoE
Considerazioni finali
A margine dell’articolo mi piace ricordare che le imposte sul trading sono purtroppo un onere imprescindibile e al di fuori del nostro controllo ma comunque molto meno penalizzanti rispetto alla tassazione gravante sul reddito da lavoro.
A tutti gli effetti occorre quindi continuare a concentrarci sullo sviluppare la propria abilità di trading e sulle metodologie da utilizzare a tale scopo visto che i profitti ottenibili rimangono sempre molto interessanti mentre se si generano perdite è evidente che il problema delle imposte diventa secondario e marginale.
Alla luce di quanto sopra esposto si rafforza invece ancora di più l’utilità espressa costantemente da Roberto Pesce di effettuare il proprio trading azionario sul mercato americano piuttosto che su quello italiano.
Appuntamento al corso POWER TRADING di fine mese quindi e, nonostante la Tobin Tax … buon trading a tutti!!!
Roberto Ivaldi