Se ne vanno i sogni infranti del nuovo miracolo italiano, mai avvenuto. Se ne va un pezzo del conflitto di interessi, mentre l'altro pezzo toccherà ad altri smontarlo. Se ne vanno ministri come Sacconi, che al welfare non ha fatto nulla se non cercato di favorire precariato e licenziamenti e riduzione dei salari. Se ne va Brunetta con le sue follie, la sua demagogia, la sua vendetta contro tutti noi perché da piccolo ha sofferto il bullismo di chi lo sfotteva perché è basso. Cazzo Brunetta, sei basso! Non è una colpa ma non è nemmeno una balla: è così. Se ne va la Carfagna che... va be', se ne va la Gelmini che con i nostri soldi finanzia sempre più le scuole private e taglia il pubblico. Lavitolase n'era già andato e non è riuscito fare il ministro, ma nel prossimo miracolo italiano avremmo trovato un posto anche per lui.
Dal 1994 a oggi tanta pubblicità, poi dieci anni di governo quasi ininterrotti raccontando verità che non esistevano, utilizzando il populismo e gli slogan, le comparse e grandi sceneggiature per trasformare l'Italia in quello che non è. L'ultimo colpo di coda cercare di dimostrare che se i ristoranti sono pieni la crisi non esiste, una frase da bar più che da premier, l'ultimo affondo che lo ha definitivamente escluso dal mondo dei sani di mente. E' da luglio che questo governo provava a fare una riforma che non toccasse le lobby e uccidesse il popolino... non ci sono riusciti e, guardandosi intorno, hanno trovato piazze sempre più piene, scioperi sempre più partecipati, indignados sempre più indignati. Non hanno ceduto solo ai mercati, ma al rischio che la situazione esplodesse definitivamente.
L'Italia di oggi non sta meglio, e ripulire ciò che è stato, e che è ancora, il berlusconismo non sarà facile. Togliere dalle menti della gente l'idea della ricchezza facile, del benessere scontato, della democrazia che esiste abbattendo le magistrature e aumentando i poteri di uno a discapito dei diritti di tutti non sarà facile. Perché molta gente ci ha creduto e ci crede ancora. Molta gente non guarda alle idee ma alla persona, ha bisogno di un sorriso rassicurante e di due balle raccontate ogni tanto per convincersi che qualcuno che farà tutto per loro e nel loro interesse esista, così non dovranno sbattersi nemmeno un po' e i regali pioveranno dal cielo nella notte di natale e noi, con spumante e panettone, ci siamo rifatti una verginità ogni anno. E' presto per dire come finirà. La speranza è che da domani il Parlamento non sia più una sala scommesse, un bordello, un luogo dove corrompere e comprare voti, dove calpestare la Costituzione e le norme più elementari di democrazia.
Abbiamo ancora tanto da lavorare in Italia, sui noi stessi in primo luogo. Per capire cosa possiamo essere e cosa dovremmo essere. Da un anno e poco più l'impero politico di Berlusconi, unico e definitivo premier del centro-destra al netto delle favole su Alfano a capo del PDL, scricchiolava. Ben prima che i mercati si scatenassero. Ben prima che le amministrative di primavera e i referendum lo affossassero. Oggi l'impero è crollato e con lui rischia di scivolare tutto l'impero economico finanziario che senza coperture politiche e leggi ad aziendam potrebbe ritrovarsi in quel tanto decantato libero mercato che proprio il suo padrone ha tenuto stretto tra le grinfie del proprio interesse. Uno scontro che persino un grande impero come quello del gruppo di famiglia potrebbe perdere perché, come diceva Mumia Abu Jamal, "gli imperi di oggi, le ceneri di domani". Intanto ci accontentiamo che oggi sia un'Italia migliore di ieri. E non è poco.