In pochi giorni un vero e proprio fiume in piena ubriacò una città intera. Non ho assistito in prima persona al grande evento, ma vi racconterò quello che per bocca altrui è arrivato alle mie attente orecchie.
Non un fiume qualunque, né pietanze particolari, né tantomeno locali:
una piena di cioccolato, che non si capiva da che parte arrivava, d’improvviso richiamò gente da tutti i comuni limitrofi, e in preda alla sfiziosa pietanza iniziò per tutti una grande festa .
E se qualcuno parlava, “Cioccolato” era la prima parola;
e se qualcuno pensava, “Cioccolato” era il primo pensiero;
e se qualcuno altra cosa diceva o pensava, “CIOCCOLATO!” gli veniva rimproverato.
Bastarono poche ore perché l’oro nero tappasse occhi, bocche e orecchi a tutti i coinvolti, tanto che nessuno badava più a quel che azzannava, fosse un dito, o un braccio, un piede non contava, tanto tutto era ricoperto di cioccolato e il desiderio della gola andava assecondato.
I primi giorni passarono tra le grida di festa e di dolore, e nessuno era comunque tanto lucido da discernere il motivo del rumore. Da tutte le parti del mondo arrivavano le più vive e care congratulazioni a chi aveva saputo organizzare e regalare tante emozioni ad una città relegata fino a quel momento alla noia e allo scontento.
Ma gli ultimi giorni la situazione sfuggì un po’ di mano: la piena di cioccolato, fino ad allora un fiumiciattolo di allegra e affamata gente, iniziò a crescere e ingrassare senza freno e le migliaia di anime, ormai strasazie, nauseabonde e affaticate per l’interminabile banchetto, iniziarono a vomitare litri e litri di cioccolato: così in poche ore quel fiume diventò prima un lago, poi ancora un mare ipoglicemico di puro e certificato oro nero.
Qualcuno doveva pur far qualcosa, la festa era finita da giorni e ancora di cioccolato in città s’alzavano onde.
Fu un folle locale che grazie a un lampo di genio capì come venir a capo di tutta la guastante festa e forse anche di qualche altro guaio: bisognava procedere con ordine perché all’origine del disordine c’erano le bocche eruttanti dei festanti, i quali sfiniti continuavano a galleggiare a pancia all’aria, tra chiese e boe-monumenti, in attesa che qualcuno li andasse a salvare. E poi c’era un buco, molto profondo, di matrice finanziaria, che da un po’ d’anni nutriva bronci e malcontenti vari.
Il suddetto uomo corse allora ai ripari, aprendo con le combinazioni segrete le casseforti di tutti i conti prosciugati: bastarono pochi minuti e nel centro della piazza principale si creò un enorme vortice che iniziò a inghiottire tutto il mare di cioccolato e tutto quel che gli capitava: uomini e donne, amministratori e cioccolatai, senza alcuno escluso, perché i buchi neri non guardano in faccia a nessuno!
Il gran lago di cioccolato che anche per troppo tempo aveva la sua festa prolungato, d’improvviso iniziò a sgonfiarsi mentre le casse finanziarie venivano saturate: in poche ore quello che non si era riuscito a fare in tanti anni, fu realizzato senza tanti sforzi o sinergie varie.
Solo che non rimase più nessuno a gioire dei problemi risolti e a congratularsi coll’ingegnoso eroe che in realtà non aveva fatto niente di così eccezionale: adesso che era arrivata davvero l’ora di festeggiare, di tutti i gli abitanti e dei precedenti festanti non era rimasta più traccia, se non una sottile e insostenibile puzza di rigurgito che il buco finanziario aveva deciso di risparmiare.