Togliamocelo dai coglioni!

Da Astonvilla
Il Cavaliere dà per scontato che perderà i ballottaggi e, dapprima in un vertice del Pdl, poi in un mestissimo «Porta a porta», scarica la colpa della batosta nell’ordine: sugli elettori «senza cervello» che preferiscono Pisapia e de Magistris; sui candidati del centrodestra, forse poco adatti; sulla «disinformazione dei media», ai suoi occhi praticamente tutti; sulla crisi economica che ovunque logora chi sta al governo, Obama compreso. Nel tentativo di tenere se stesso al riparo dalla slavina, Berlusconi arriva a prendersela con «chi ha caricato di significato politico il voto amministrativo», come se non fosse stato proprio lui a trasformare le comunali in un referendum sulla propria persona. E, colmo dei colmi, il presidente del Consiglio adesso nega di avere polemizzato in continuazione coi giudici: «Non è vero che ho continuato a tirare in ballo la magistratura... Alle Procure dedicavo al massimo 3-4 minuti per ogni comizio, poi giornali e tivù davano spazio solo a queste battute». Nemmeno il tempo di completare la frase, ed ecco Berlusconi sostenere che in Italia il potere ce l’hanno i pm, specie quelli di Magistratura democratica.
«Allora arrangiatevi...»

E’ la ripicca del ricco imprenditore milanese nei confronti di Napule ‘ngrata. «Mi viene voglia di dire che non si rivolgano più al presidente del Consiglio per risolvere i loro problemi, se poi si fanno del male da soli mettendosi nelle mani dell’estrema sinistra», anzi nelle «manette» (gioco di parole) di De Magistris, qualificato dal premier come «un agitatore politico e un demagogo, disistimato dagli stessi colleghi magistrati». Impossibile «che a Napoli una persona con la testa sulle spalle possa votarlo, chi lo fa dovrebbe guardarsi allo specchio e dire: sono senza cervello». Siamo all’invettiva anche greve contro Pisapia («in Parlamento ha fatto solo leggi a tutela dei terroristi o per l’eutanasia»), alle battute di grana grossa sparate en passant contro la Bindi («la famosa telefonata in Questura l’avrei fatta non solo per Ruby, ma perfino per lei, ahahah...»).
La povertà non esiste

Nell’ufficio di presidenza Pdl, Berlusconi traccia la strategia: per non essere travolto alle Politiche del 2013, il centrodestra deve abbassare le tasse e aiutare il Sud. Vi fa riferimento esplicito il testo finale, che pone la riforma tributaria al primo posto, addirittura davanti a quella della Giustizia e dell’architettura istituzionale. Sembra il preludio di una svolta. Però poi nel salotto di Vespa viene fuori un Berlusconi arcigno, forse semplicemente invecchiato rispetto a quello che ostentava un sorriso a 32 denti. L’Italia se la passa bene e rifiuta di ammetterlo, quasi si arrabbia il premier. Non è vero che ci aspetta una manovra da 40 miliardi per ridurre il deficit dei prossimi anni - sostiene - nè che saremo obbligati a ridurre il debito pubblico a colpi di 46 miliardi l’anno. Quanto l’ha fatto indignare Santoro, con quel servizio di «Annozero» dove «mostrava donne che piangevano perché non c’erano gli asili nido, nonne che non avevano la casa popolare...». Che assurdità, protesta Berlusconi: l’esperienza gli suggerisce al contrario che «è difficile trovare un tavolo al ristorante, prenotare un posto in treno o in aereo per le vacanze di Pasqua e inoltre», ecco la prova dell’ignominia, «spendiamo 10 milioni di euro per cosmetici».
Dopo di me il diluvio

Gli piacerebbe tanto tornare a fare impresa, giura Berlusconi, ma non è possibile, perché ogni qualvolta di parla di successore, «nel Pdl scoppia la rivoluzione». Sberleffo a Tremonti: «Se mi venisse un colpo il Pdl avrebbe certamente il nome di un mio successore da proporre alla Lega per continuare con questa maggioranza e con questo governo...». Ma giusto in quel caso, perché «l’unica persona capace di tenere insieme il centrodestra sono io». E in questa veste confessa a degli industriali: «Mi sento un po’ solo».

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