Magazine Cinema
L’ordine di presentazione è il seguente:
INTERIOR DESIGN
Per Gondry Tokyo è un labirinto di palazzi che lasciano sinistre fessure popolate da fantasmi, la città fagocita l’amore e obbliga a delle scelte: dal posteggio di fronte ad un negozio alla ricerca di un lavoro, e la giovane fidanzatina si trova letteralmente spogliata (nuda lo sarà davvero) di fronte alla metropoli – intesa come unicum, anche l’amica è Tokyo – che compie l’atto più spietato, quello di minare la sua coscienza, di applicare il disincanto al sentimento, e di far porre domande esistenziali che in fondo ci poniamo tutti: quali sono le mie ambizioni? Cosa vorrò fare da grande?Gondry è il regista più famoso del trio ma paradossalmente è quello che io conosco di meno, ciononostante sono conscio di come il suo estro abbia pochi eguali al mondo (Star Guitar è uno dei videoclip-capolavoro di sempre) e lo dimostra chiaramente anche in un film dal minutaggio ridotto come questo. L’escamotage della metamorfosi in oggetto da arredamento è un colpo di genio che non ha lieto fine, ma solo (?) ironica amarezza.
Voto 7.5
MERDE
Per Carax Tokyo è luogo di opposizioni, il lusso della metropoli si staglia contro il luridume delle fogne (splendidamente riprese), al pari della tecnologia, cellulari, e del progresso, network globali, che si frappongono alla primitiva pratica della pena capitale. Quindi, un po’ come per Pola X (1999), il film è indelebilmente marchiato da contrasti, ma, sempre come per l’ultimo lungometraggio di questo autore francese, non c’è un particolare intento di denuncia visto che l’inchiesta sociale scivola in subordine ad un quadro che mai come prima nella carriera di Carax si compone di un prelibato mosaico simil-grottesco, ad un passo dalla farsa e a due dal dramma.
Recuperato l’attore feticcio Denis Lavant direttamente, sembrerebbe, da Gli amanti del Pont-Neuf (1991), questo episodio, oltre ad essere il migliore di un trittico comunque eccellente, conferma le qualità di un regista atipico (egli sostiene che il cinema è sì il suo paese ma non il suo business) dal talento non comune, e forse la costrizione temporale di girare un film non più lungo di 40 minuti agevola la sua scrittura che in passato ha troppe volte puntato ad un compiacimento personale. Per questo motivo il concentrato tecnico di Merde è brillante e sciorina Cinema strabiliante già dall’iniziale carrello sulla strada affollata (in Rosso sangue ce n’era uno simile però più laterale) proseguendo nei cambi di luce e di scenografia (il freddo tribunale e l’ancor più glaciale patibolo), senza dimenticare che la figura del reietto è veramente riuscita in ogni sfaccettatura, dall’aura enigmatica penetrata dal bizzarro avvocato doppelgänger, a quella di santificazione o inimicazione come risultato dei sempre troppo sommari processi popolari.
In una parola, ottimo. Sul serio.
Voto 9
SHAKING TOKYO
Per Bong Tokyo è solitudine, e lo sottolinea cucendo il suo segmento intorno ad un hikikomori, personaggio reale della società giapponese che potremmo tradurre come misantropo affetto da depressione e disprezzo verso tutto ciò che sta aldilà dell’uscio casalingo. Non è un caso se questo tema sia stato affrontato dall’unico regista dagli occhi a mandorla del trio poiché il cinema orientale ha spessissimo raccontato di uomini e donne dalla solitaria esistenza, e Bong prosegue su un tracciato battuto già da altri (Kim, Tsai, Kitano, Park, ecc.) in cui il lirismo più o meno esibito primeggia, certo è che l’autore coreano lo fa con grande personalità riuscendo a dirigersi in zone innovative in cui spicca il montaggio iniziale dove il protagonista entra magicamente ad ogni cambio inquadratura sul bordo schermo.
A mio modo di vedere, però, è questo il segmento più debole di Tokyo! proprio perché della suddetta città non riporta granché costituendosi quasi in un lavoro asettico che poteva essere ambientato in qualunque altro luogo. Sottolineo quasi, perché in realtà un forte aggancio alla capitale c’è, ed è quel quid pluris che trasporta l'episodio nell’abbondante sufficienza, d’altronde l’idea che all’origine dei terremoti, come tutti sanno la piaga più devastante del Giappone, vi sia l’incontro tra due persone sole, vale il prezzo del biglietto.
Voto 6.5
Se la matematica non è un’opinione, e se la mia calcolatrice non ha disimparato tale scienza, la media voto si attesta su un più che buono 7.6 periodico. Ma aldilà dei numeri che non ho mai amato dare, questi tre film così eterogenei non trovano unificazione soltanto nel tema principale, bensì in qualcosa di più importante che val la pena ricordare: il grande cinema.
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