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Tokyo chiama Italia di Alberto Gazale

Creato il 11 novembre 2010 da Nenet

Bella testimonianza di Alberto Gazale,  baritono in occasione di una tournèe di Andrea Chenier a Tokyo.

di lui scrive N. Salmoiraghi:

“Alberto Gazale, una delle giovani voci baritonali più affermate; un’intelligenza penetrante e pacata al servizio di un grande amore per Verdi e i suoi personaggi e per il repertorio italiano a cavallo tra Ottocento e Novecento”
(N. Salmoiraghi)

Meditare …

Mi trovo a Tokyo , in occasione della messa in scena di un opera italiana.
Uno dei teatri più importanti del Giappone ,mette in campo tutte le sue forze per realizzare al meglio l’Andrea Chenier.
Questa prima frase è senza tempo. Potrei averla scritta io ,oppure un uomo del 1920 oppure del 1940.Eppure sono io a scriverla, cioè un uomo italiano del mio tempo e del vostro tempo.
E’ molto strano camminare per i corridoi del teatro nazionale di Tokyo ed accorgersi che quasi tutti conoscono almeno un po’ la nostra lingua. Mi trattano con rispetto assoluto e si rivolgono a me con garbo e devozione.
Arrivo davanti ai camerini degli artisti:
Un famoso direttore d’orchestra francese , dimostra di conoscere benissimo e di amare profondamente questo capolavoro.
Il regista, un altro francese compie un bel lavoro sulla drammaturgia e realizza una scena funzionale
con qualche spunto condivisibile.
Il cast offre tre specialisti del repertorio per le parti principali e un gruppo di validdissimi cantanti -attori tutti di marca giapponese assolutamente consapevoli e rispettosi della musica e del testo.
Continuo il corridoio e arrivo ai cameroni del coro.
Dei veri attori che cantano con precisione e passione . In una parola bravissimi!!!
Si respira un amore assoluto per noi e per la nostra cultura. Per ciò che noi stessi , in realtà senza merito alcuno, ci siamo trovati ad avere in eredità e col dovere morale ,di provare ad amministrare , almeno con decenza.
Il corridoio è finito , allora esco e passo davanti alla biglietteria…. siamo in un teatro molto grande e nonostante questo, le cinque recite sono tutte esaurite. Sono felice, mi sento riconosciuto! nessuno pensa che io sia un fannullone , anzi!
Prendo l’ascensore e arrivo al I piano .
l’ufficio stampa mi chiede sette interviste per altrettanti giornali diversi , tenendo conto che prima di partire ne avevo già fatte due per telefono e un’ altra appena sceso dall’aereo.
Questa è la considerazione e il rispetto che hanno di noi. Niente giornali comprati, niente spinte per promuovere questo o quell’altro ,niente agenzie di PR niente di niente! solo onestà intellettuale e trasparenza.
Poi riprendo l’ascensore e scendo 2 piani sotto.
Prima prova e il sovrintendente in persona viene a darmi il benvenuto insieme al direttore artistico e al direttore della produzione, salutandomi con i loro caratteristici piccoli inchini. Io rispondo con altrettanti inchini e qualche sorriso tipicamente italiano.
Finalmente esco per la strada ,ritorno in albergo e rifletto.
Le differenze col nostro paese sono evidenti.
Non voglio concludere con nessuna ”morale” perchè siamo tutti un po’ stufi di piangerci addosso e forse neanche meritiamo di farlo. Io amo l’Italia e amo il mondo .
Spero solo che il suicidio culturale si fermi qui e che il nostro tempo venga ricordato solo, come un periodo di oscurantismo intellettuale un po’ sgarbato e ignorante.
Queste poche righe senza pretese , sono dedicate a tutti quelli che in ogni parte del mondo , ogni giorno dedicano le proprie energie migliori a servire l’arte e a tutti quelli che di arte si nutrono , la amano e la pretendono

Alberto Gazale

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