Magazine Italiani nel Mondo

Tokyo Homeless

Creato il 07 gennaio 2011 da Albino

Tokyo Homeless

Foto: Flickr

L’altro giorno sono entrato in treno e ho trovato il vagone completamente vuoto. Una cosa del tutto inusuale, di solito devo aspettare una stazione o due prima di riuscire a sedermi. Invece in tutto ci saranno state 4 o 5 persone in tutto il vagone, tutte agli angoli.

Ci ho messo due secondi a capire quale fosse il motivo: in mezzo al vagone stava seduto un barbone. Non si vedeva in faccia, ballonzolava a testa bassa coi capelli lunghi e unti. Aveva una scarpa sfondata da cui uscivano le dita dei piedi, violacee e gonfie.

Mi sono seduto stupendomi un po’, perche’ in effetti di barboni in treno ne ho gia’ incontrato qualcuno, e di solito la reazione del giapponese medio e’ quella di far finta di niente. Si tappano il naso ma stanno piu’ o meno vicini, non rinunciano certo a sedersi perche’ c’e’ un barbone in treno! Semplicemente ne ignorano l’esistenza, come fanno del resto in ogni situazione in cui ci sia qualcosa che non va. Tipo quando per evitare una discussione con qualcuno optano per cancellare direttamente dalla propria vita la persona con cui avrebbero da ridire e fanno finta che il problema non sia mai esistito.

Se c’avevo messo due secondi a realizzare la presenza del barbone, ce ne ho messi altri due a sedermi e realizzare il vero motivo per cui non c’era nessuno in quel vagone. Il tipo sapeva di marcio, di… un odore intollerabile. A ripensarci forse quel piede era in cancrena, chi lo sa. L’odore era assolutamente insopportabile, per cui sono stato costretto pure io a cambiare vagone. I pochi che erano rimasti avevano indosso le mascherine e gli stavano ben distanti, ma non credo fosse sufficiente. E il tipo intanto ballonzolava a testa bassa, coperto di capelli, forse collassato, forse ubriaco, forse distrutto dal freddo e dalla fame. Chi lo sa.

Ho lasciato il vagone pure io, l’odore era troppo disgustoso, e poi ho passato tutto il resto del viaggio a pensare a quel poveretto nel vagone accanto. I barboni in Giappone sono in qualche modo diversi da quelli che si trovano nel resto del mondo. Di solito hanno, per cosi’ dire, la loro dignita’, un certo ordine nel mettere le scarpe e farsi la loro casetta di scatoloni. Ce ne so, eh, soprattutto a Ueno e ad Asakusa ne ho visti tantissimi, ma anche vicino a casa mia nel sottopassaggio di Gotanda ce n’e’ uno che staziona fisso li’. Il clochard giapponese e’ strano, una volta ne ho visto uno tutto dentro il suo sacco a pelo mentre cerchiava con la penna una pagina di annunci. Altri raccolgono lattine a Shibuya, riciclano e fanno su due soldi.

E’ strano, pero’. Una cosa difficile da spiegare. Nella Metropoli Tentacolare, dove non c’e’ una carta fuori posto o un mozzicone per terra, dove il tiglio sotto casa mia sembra non voler mollare le foglie neanche ora che siamo in gennaio per non sporcare il marciapiedi… fa un certo effetto vedere un barbone sfatto come quello che ho incontrato quel giorno. In una marea di salarymen tutti uguali (vestito nero, scarpa nera, camicia bianca, cravatta di merda, o tailleur sulla falsariga, etc.) e di studenti universitari tutti uguali (tutti unisex col capello lungo, mechato, e il vestito trendy un che fa molto battona di cavalcavia per lei, molto tipo effeminato di boy band di quarta categoria per lui), vedere un barbone sporco, non rasato, unto… fa impressione. Rovina l’equilibro zen, distrugge l’’安心, sembra far quasi crollare l’universo parallelo in cui si entra quando si atterra in questo paese.

Eppure, il barbone su quel treno era ancora diverso. Sapeva di morte, era una di quelle scene che, se sei da un’altra parte del mondo, ti resta dentro per giorni. Non qui. C’ho pensato un po’, poi quando sono sceso alla mia stazione ho notato che il vagone del barbone era pieno di nuovo. Segno che il tipo era sceso. Andato chissa’ dove nella ragnatela immensa della rete ferroviaria, forse finito su un altro treno a svuotare un altro vagone, o in un angolo a morire di freddo. O forse semplicemente recuperato dal personale di una stazione, dopo la segnalazione di qualche passeggero.

E’ stato un bagno di realta’ nella citta’ delle mille luci sfavillanti. Ed e’ stato molto piu’ facile ignorare e passare oltre che fermarsi a pensare. Una volta scomparso il tanfo, ignorare il problema ripristina l’equilibrio. E’ cosi’ che sei costretto a fare qui, altrimenti rischi di svegliarti dal Sogno.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :