Cosa fare a Tokyo, cosa vedere e anche qualche informazione generale, per esempio dove dormire. Partiamo dai quartieri di Asakusa, Ueno e Shinjuku
Tutti i viaggi sono viaggi nel tempo. Appena arrivato in Giappone sentii che ero andato nel futuro, in una versione compiuta di tutte le città che avevo attraversato nel percorso
(Paul Theroux, Un treno fantasma verso la stella dell’est)
Tokyo travolge. E sconvolge. “L’Everest delle città” l’ha definita un lettore del mio blog e ha ragione. Secondo me è soprattutto la folla a fare questo effetto al primo impatto, anche perché spesso dall’aeroporto si arriva alla stazione centrale di Tokyo o a Shinjuku: impressiona la quantità di gente che esce ed entra ritmicamente dai treni, che si accalca agli attraversamenti pedonali, che si mette in fila ai ristoranti. Alle volte ho pensato che sarei potuto scomparire in questa moltitudine, ho immaginato di esservi risucchiato, polverizzandomi. O, assurdamente, ho immaginato di uscire dal mio corpo e non ritrovarmi più. Poi mi guardavo negli specchi, frequenti nelle stazioni, sulle scale mobili, e mi vedevo nel riflesso: alto, grande, sgraziato e vestito male, spiccavo distintamente in questo flusso. Non sarebbe stato difficile ritrovarmi, in fondo.
E poi ci sono gli ideogrammi incomprensibili, i grattacieli, le distanze spropositate che ti fanno sentire completamente perso. Piccolo.
Ma è la prima impressione, perché appena cominci a viverla un po’ Tokyo mostra che è anche altro, sorprende: ti accorgi in questa grandezza spropositata, in questo caos c’è un ordine, un ritmo. La capitale giapponese regala cortesie inattese e si apre in enormi spazi di quiete di tranquillità. Da un momento all’altro è capace di trasformarsi da metropoli in un piccolo paese o in un angolo di montagna, una specie di bolla che sembra vivere in un altro tempo. Fra le righe, nei dettagli puoi leggere la storia di questa città. Tokyo sorprende anche perché è spesso brutta, ma improvvisamente trovi momenti di grande bellezza.
Tokyo dall’alto della Mori tower (foto di Patrick Colgan, 2012)
E’ una città troppo grande e vasta per rientrare in schemi semplici: per visitarla tre giorni possono essere troppi, ma può non bastare un anno. Dipende da cosa si cerca. Se dovessi fare una scelta secca fra Tokyo e Kyoto direi che l’unica città davvero imperdibile in un viaggio in Giappone è la seconda. Ma la capitale dell’est (questo significa il nome, che la distingue dall’antica capitale, cioè Kyoto) è comunque una tappa irrinunciabile. Provo a raccontare cosa fare, vedere, vivere a Tokyo in tre giorni, fermo restando che le possibilità sono infinite e che questi sono solo spunti.
Il primo giorno a Tokyo: dove alloggiare
Non c’è un quartiere migliore per alloggiare. Tokyo è così grande che tutti i quartieri sono vicini a qualcosa e lontani da qualcos’altro. Io spesso alloggio a Shinjuku, un quartiere che non amo molto (e che non gode di buona fama fra i giapponesi per la presenza della zona a luci rosse), ma che ha alcuni punti di forza.
- Il primo è che è ottimamente collegato ospita una delle stazioni più importanti della città e dove ferma anche il Narita Express che è uno dei principali collegamenti con l’aeroporto più importante. La stazione è anche un fondamentale snodo delle ferrovie di superficie (fra cui la linea Yamanote che gira intorno a Tokyo) e di numerose linee della metropolitana.
- In secondo luogo Shinjuku è ricco di ottime sistemazioni economiche. Fra queste posso consigliare il business hotel Mystays Nishi Shinjuku e l’Ace-inn, capsule-hostel che è ad Akebonobashi, venti minuti a piedi dalla stazione di Shinjuku (ma ha anche la metro davanti).
- E’ un quartiere che non dorme mai, se volete uscire la sera troverete locali dove bere e mangiare tutta notte.
Un altro albergo economico che amo molto, nonostante l’atmosfra sia in fondo un po’ fasulla, è il Kimi Ryokan, uno dei pochi in stile tradizionale in città. L’accoglienza è ottima e io adoro dormire su un futon adagiato sul tatami. E’ a Ikebukuro, quartiere poco interessante a due fermate da Shinjuku. Purtroppo ultimamente sembra riempirsi con molti mesi di anticipo (il turismo in Giappone è in forte aumento).
Anche Asakusa è un buon quartiere dove alloggiare. Ma se invece potete spendere qualcosa di più è bello alloggiare in zone piene di fascino come Yanaka o Kagurazaka.
Un giro ad Asakusa
A Shinjuku torneremo più tardi. Finché il fuso orario non vi ha ancora piegato le gambe io vi porterei dall’altra parte della città, ad Asakusa (pronuncia Asàksa, da non confondere con Akasaka). Vi porterei qui per avere subito un assaggio di Giappone e di Asia, specie se Tokyo è la vostra prima tappa. Asakusa, ben collegato da varie linee della metro, è un vecchio quartiere dei divertimenti, ed è uno dei pochi ad avere mantenuto un aspetto tradizionale, che ricorda la vecchia Tokyo. Ci sono tanti edifici degli anni cinquanta, che per la capitale sono vecchi. Ospita anche uno dei templi più famosi della città, il Senso-ji.
Tokyo in tre giorni: io partirei dal Senso-ji
(foto di Letizia Gamberini, 2013)
Fumi d’incenso al Senso-ji di Tokyo (foto di Patrick Colgan, 2014)
L’arrivo a questo tempio buddista, dove è venerata una statua della bhodisattva Kannon, ritrovata, si dice, nella baia di Tokyo — e che non è visibile —, è spettacolare. Si arriva da Nakamise dori, un’affollata via piena di negozi di souvenir (di qualità varia) e si entra attraverso la poderosa Kaminarimon, la porta del tuono. Osservate la gente che respira il fumo dell’incenso cercando di dirigerlo su parti del corpo che vorrebbero curate. E poi la fila di fedeli che entra nel tempio per pregare lanciando una monetina. Se ancora vi state chiedendo dove siete finiti dopo lo sballottamento di aereo, treno e metro vi darete una risposta: siamo in Giappone.
Ad Asakusa, poco distante, c’è anche Kappabashi dori, la famosa via dove vengono vendute suppellettili da cucina e innumerevoli sampuru (dall’inglese sample), le incredibili riproduzioni di cibo in plastica che tradizionalmente vengono esposte dai ristoranti.
I sampuru per cui è famosa Kappabashi dori
(foto di Patrick Colgan, 2012)
E’ svanita invece l’Asakusa di Kawabata (ritratta nel libro La banda di Asakusa) quella dei divertimenti, che gravitava intorno a Rokku-dori, la sesta strada, ad altissima densità di teatri, molti dei quali specie nel dopoguerra (quando il quartiere fu in gran parte ricostruito), proponevano spettacoli a luci rosse. Oggi Rokku è una via molto meno vivace. C’è qualche teatro e vecchio cinema e si può cercare di immaginare cosa fosse un tempo. Come di fronte alle rovine.
Asakusa Rokku nel 1937 (foto da Wikimedia, di pubblico dominio, da Sekai Gahō numero del febbraio 1937)
Dove mangiare ad Asakusa
- Per il tempura è famoso lo storico ristorante Daikokuya che ha due sedi. A pranzo c’è sempre la fila. I menu sono abbastanza economici e si parla qualche parola d’inglese. L’insegna è in giapponese 大黒家. Fate attenzione al primo carattere più facilmente riconoscibile. Prezzi sui duemila yen.
- Per il sushi c’è Sushi Matsunami (sito in giapponese), se potete permettervelo: è un ristorante di alto livello. Si spendono 20.000 yen a testa (e a questo punto forse è meglio Kyubey, a Ginza, dove a pranzo ve la cavate con la metà).
- Per l’okonomiyaki c’è Sometaro, che non ho amato molto, ma che è molto popolare. E’ in una rustica casa in legno e vi dovrete cucinare l’okonomiyaki da soli.
- Otafuku è un antico ristorante specializzato in oden (verdure e carne in brodo, ottimo d’inverno). Non ci sono stato, ma lo consiglia Yukari Sakamoto e mi fido.
- Nel quartiere le possibilità sono tantissime, anche per quanto riguarda lo street food (in Nakamise dori per esempio)
Un giro a Ueno
Dista cinque minuti di metro da Asakusa (linea Ginza). A Ueno ci sono un’importante stazione (sulla linea JR Yamanote), il grande Ueno koen — il primo parco pubblico della città — che è fra i posti più frequentati durante la stagione dei ciliegi in fiore a Tokyo, i principali musei, compreso il grande Museo nazionale, e il celebre zoo che ospita anche dei panda donati dalla Cina. Non basta a renderlo uno dei miei quartieri preferiti, ma si respira un’atmosfera piacevole, rilassata e un po’… datata che mi piace. E poi Ueno è interessante da vedere per almeno due motivi, anche se non siete interessati ai musei.
Il pensatore di Rodin, davanti al museo di Arte occidentale (foto di Patrick Colgan, 2012)
- Il parco ospita alcuni templi piuttosto belli: sono il Kanei-ji, nella zona nord del parco, il Kyomizu Kannon, adagiato su una piccola collina e ispirato al Kyomizudera di Kyoto, e il Bentendo, su un’isoletta nel lago a sud, nella zona dove durante l’hanami compaiono bancarelle e piccoli ristoranti di street food.
- La vivacissima zona commerciale di Ameyoko, di fronte all’uscita sud della stazione merita una visita, per perdersi fra i negozietti e la folla che si accalca in spazi stretti. E’ in posti così che Tokyo si rivela assai più simile di quanto possa sembrare ad altre città asiatiche e ricorda un po’ Bangkok (o viceversa?).
Fra i musei della zona c’è da segnalare anche il museo di Shitamachi, che riproduce scene di vita quotidiana quando Tokyo era ancora la città di Edo.
Ueno è l’ideale per il pomeriggio: nei mesi più caldi ci si può infilare in un museo, mentre in primavera o autunno si può passeggiare nel parco. In primavera, con l’hanami, cambia invece tutto e può essere più interessante al tardo pomeriggio per partecipare un po’ alla festa (folla permettendo).
Dove mangiare a Ueno
- La zona di Ameyoko pullula di rivenditori di cibo di strada e negozietti
- Sempre vicino ad Ameyoko, uscita sud della stazione, c’è un economico ristorante di sushi (con rullo): Oedo kaiten Zushi
- Nella stessa zona si può gustare una semplice scodella di soba (tagliolini di grano saraceno, in brodo) da Ikenohata Yabu Soba
La sera a Shinjuku
Shinjuku è davvero un postaccio. Ve ne accorgerete una volta che sarete riusciti a uscire dalla sua tentacolare stazione. Ma la sua gente, i neon, i grattacieli, le luci sono l’immagine più diffusa di Tokyo. Trovarcisi dà quel senso di déjà vu emozionante che si prova nei luoghi più celebri. E poi Shinjuku è anche un posto dove divertirsi, ed è pure, in fondo, interessante.
La sera, all’imbrunire, il Tokyo Government building offre una vista panoramica sulla città, fino alle 23. Non è la vista più bella, perché è dietro a un vetro, in un grande osservatorio (io preferisco la Mori tower con la sua grande terrazza aperta), ma è gratuita. Il cuore che pulsa di neon, a Shinjuku, è Kabukicho, l’enorme quartiere a luci rosse dove vale la pena fare una passeggiata con il buio anche solo per coglierne l’atmosfera, fra l’infantile e il torbido, e poi farsi abbagliare dalle luci e assordare dai suoni. E’ un posto frequentato da tutti, non solo da chi è in cerca di piaceri proibiti, un po’ come nel quartiere a luci rosse di Amsterdam (con la differenza che, qui, questo mondo è per il 99 per cento riservato ai soli giapponesi). Vedrete gruppi di ragazzi e ragazze che si infilano nei tanti locali, izakaya e ristorantini (generalmente di qualità non elevata). Il fine settimana la folla è impressionante.
Vi succederà di essere abbordati da amichevoli procacciatori di clienti dei quali è bene non fidarsi: le truffe, qui, sono molto frequenti.
Shinjuku. Foto di Dean De Chiaro, da Flickr
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Accanto a Kabukicho (appena a est) c’è Golden Gai (ゴールデン街), luogo famoso fra gli stranieri perché menzionato nelle guide, ma misterioso per molti residenti che da queste parti non capitano. E’ una zona di vecchie case basse nascoste fra i grattacieli, di vicoletti, piccoli giardini e locali minuscoli, alcuni solo con due sedie. Sono locali del tipo ‘snakku’ (snack) che, contrariamente a quanto farebbe pensare il nome, sono abbastanza cari. Si paga di solito un costoso coperto (cover charge) che può essere anche di due-tremila yen. I locali che accolgono stranieri — non tutti lo fanno, anzi alcuni accettano clienti solo su invito — hanno qualche parola in inglese all’esterno e indicazioni sul coperto. Ci sono anche locali più economici, in ogni modo. Ma anche senza sedersi per bere è un luogo affascinante dove fare due passi la sera.
Omoide yokocho, foto da Flickr, di Shinya Ichinohe
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Saisei Sakaba, a Shinjuku (foto di Patrick Colgan, 2014)
Golden Gai, da Flickr. Foto di Kristjan
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Questo per quanto riguarda la sera. Ma Shinjuku ha anche almeno un luogo dove è bello andare di giorno (anche perché l’ultimo ingresso è alle 16): lo Shinjuku Gyoen è uno dei più bei giardini della città, un’oasi di pace che diventa meravigliosa con la fioritura dei ciliegi. E’ chiuso il lunedì.