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Tōkyō kōen

Creato il 30 giugno 2011 da Makoto @makotoster
Tōkyō kōen
Tōkyō kōen (東京公園, Tokyo Park). Regia e sceneggiatura: Aoyama Shinji; soggetto: dal romanzo di Shoji Yukiya; interpreti: Miura Haruma, Eikura Nana, Konishi Manami, Igawa Haruka, Sometani Shōta; durata: 119'; uscita: 18 giugno 2011.Link: Sito ufficiale - Mark Schilling (Japan Times) - Nicholas Vroman (a page of madness)PIA: Commenti: 3/5  All'uscita delle sale: 62/100Punteggio ★★★  

Sono passati quattro anni dall'ultima faticacinematografica di Aoyama Shinji, autore fra i più interessanti, almeno perchi scrive, nel panorama giapponese contemporaneo. Con Tōkyō kōen però Aoyamain qualche modo fa una capriola, disorienta un po', prende una strada diversada quella che ci aveva abituato, almeno negli ultimi dieci anni. Dimenticatevilavori come Eureka o Eli Eli lama sabachtani, almeno parzialmente, epreparatevi a gustare un nuovo Aoyama, più divertente, quasi scanzonato ma non per questo menosensibile e capace di toccare le corde più deboli ed esposte dell'essereumano.Tōkyō kōen ci racconta la storia di Koji (Miura Haruma),uno studente universitario con la passione per la fotografia che un giornoviene avvicinato da un uomo che gli chiede di fotografare una donna con lasua bambina in tutti i loro spostamenti per i parchi diTokyo.Questa storia, che si risolverà solo alla fine, siintreccia poi con quella di Koji e della sua sorellastra  Misaki (Konishi Manami) e una sua vecchiacompagna di classe un po' svampita Tominaga (Eikura Nana), appassionata di filmdi zombie ed ex fidanzata del suo compagno di appartamento Hiro (Sometani Shota). A questi si aggiunge poi il propietario gay di un bar dove ilragazzo lavora nelle ore serali. Non c'e' dubbio che Aoyama sa dove posizionarela mdp ed e bravo a scegliere le illuminazioni giuste ma il film nella partecentrale un po' si perde, il tono scanzonato e leggero di alcune scene, moltodivertenti per altro, non riesce a creare la tensione narrativa necessaria. Va notato che le parti piu'importanti, quelle meglio girate o comunque più cariche di significato sonoquelle girate in interni, il che da un po' l'idea della novità rispetto adaltri lavori del regista. Con un' unica eccezione però, c'è una parte doveritroviamo l'Aoyama di Eureka ed Eli Eli sabachtani in una bellissima scenaquando la sorella e Koji si recano su un'isola vicina a Tokyo per visitare lamadre (di lei) malata. La bellezza e asprezza del mare, i coloridel paesaggio roccioso, la casa con le sue stanze e le sue memorie e poi unostacco sul viso di Misaki che scoppia a piangere e Aoyama ci regala senzanessuna parola alcuni minuti di pura poesia sulla transitorietà dell'esistenza. Ma la parte migliore del film nel suo complesso èl'ultima dove oltre a risolversi molti dei nodi narrativi e ad alcuni colpi discena, assistiamo alle rivelazioni dei sentimenti di tutti i protagonisti. Così Misaki rivela a Koji di essere innamorata di luiquando i due, lui armato di macchina fotografica, riescono finalmente aguardarsi nel profondo ed è interessante che in questa scena, una dellemigliori del film, a fungere da elemento scatenante, da mezzo attraverso cuifar emergere la verità dei sentimenti, sia proprio la macchina fotografica che è un' altra protagonista del film. Ma le rivelazioni non sono finite, bastisolo dire che Eikura Nana è bravissima a rendere il personaggio di Tominaga tantoscanzonato e pazzoide in superficie quanto sensibile e delicato al di sotto.La relazione tra i due "amici" con tutto il nondetto, gli scherzi, le prese in giro e le allusioni che il giovane ragazzo nonriesce a cogliere, è la cosa che forse ho preferito di più nel film, davveroun tocco delicato quello di Aoyama nel descrivere le relazioni interpersonalifra i giovani.In conclusione si può dire che forse questo è un film di svolta per Aoyama; godibilmente imperfetto e migliorabile ma comunque un gradito ritorno. [Matteo Boscarol]



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