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Tolkien e Martin: il Duello

Creato il 19 giugno 2012 da Fant @fantasyitaliano

Articolo originariamente pubblicato su Finzioni.

“Tu non combatti con onore!”

“Io no… ma lui sì!”

Non si può parlare di fantasy senza considerare due opere come Il Signore degli Anelli e Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Da molti il barbuto George R.R. Martin viene paragonato al Professor Tolkien e chiunque abbia letto le opere di J.R.R. Tolkien ha chiaro che il rapporto tra i due è forte,  nei contrasti come nelle affinità.

Le differenze saltano all’occhio a  cominciare dalla visione della “realtà” che permea le due narrazioni. Nonostante siano presenti – seppure in maniera sporadica – elementi magici, nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, Dio non esiste. Esistono gli dei, come anche una religione monoteista, ma nessuna creatura soprannaturale influenza la storia o le scelte dei personaggi. Gli uomini sono soli difronte alle loro scelte. E di queste pagano le conseguenze; per questo l’onore viene spesso piegato dalla convenienza o dal semplice desiderio di avere salva la vita. All’opposto, nelle opere di Tolkien c’è abbondanza di senso mistico. Per dirne una, secondo la mitologia tolkeniana, Gandalf, più che un mago, è una sorta di inviato degli dei, un angelo, o Ainur, e il suo contributo alla risoluzione della storia ha spesso delle caratteristiche di un intervento divino. Lo stesso divino con il quale gli elfi sembrano  essere poi in costante comunicazione.

Entrambi i mondi sembrano trovarsi in una situazione di passaggio. Nella migliore tradizione dell’epica, gli eventi che interessano i personaggi della storia s’inseriscono in cambiamenti più grandi. Nel caso di Tolkien, sta per iniziare La Quarta Era; mentre nelle Cronache ci sono i segni di un cambiamento opposto: il ritorno della magia nel mondo.

Altro tratto comune ad entrambe le opere è il ruolo riservato alla magia che – a differenza di molto fantasy contemporaneo, anche se per logiche opposte – ha un ruolo limitato (ma non marginale) nella storia.

In una recente intervista – circa le differenze tra lui e il Professore – Martin stesso ha affermato:

La mia è un’epica per un’epoca più profana, disillusa e ambivalente rispetto a quella in cui visse Tolkien.

Prendiamo ad esempio uno scontro molto importate nella prima serie de Il trono di spade. Sintetizzo gli eventi per chi non conoscesse la storia: Bronn è un mercenario e decide di difendere Tyrion, come suo campione, nel duello che dovrebbe stabilire la sua colpevolezza. Il mercenario non indossa l’armatura completa dei cavalieri come Vardis e, una volta cominciato lo scontro, fa di tutto per stancare l’avversario appesantito dalla pesante corazza. Una volta fiaccato a dovere, approfitta del vantaggio e lo finisce gettandolo nella voragine. Un duello che riassume molte delle differenze tra Martin e Tolkien:

 

A chi voleva la testa del nano Tyrion, non rimarrà che prendere atto della differenza tra un duello cavalleresco (e i valori che rappresenta) e la crudele realtà.

Insomma, nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, i cavalieri eroici volano giù dalle torri o si ritrovano rapidamente accorciati della testa, proprio perché troppo ciecamente attaccati all’onore. Alla fine vince chi è più furbo, ricco e determinato.

Da una parte la realtà, con i suoi mercenari, tradimenti, complotti e “giochi del trono”, dall’altra il medioevo idealizzato, quello dei racconti epico-cavallereschi in cui l’eroe fa precedere l’onore alla propria sete di vittoria, fama e denaro. Nonostante lo stesso Martin riconosca che l’opera di Tolkien abbondi di personaggi combattuti e che vengono a patti con l’onore:

Sì, amo i personaggi grigi e in Tolkien ce ne sono molti. Non è vero che ci siano solo bianchi o neri. Uno dei miei preferiti nel Signore degli Anelli è Boromir. Per molti aspetti incarna l’eroe tradizionale. È il principe, l’erede designato al trono di un regno antico e potente di cui va fiero; è un grande e valoroso guerriero. Alla fine soccombe alla tentazione dell’Anello. Ma, si riscatta e muore eroicamente per proteggere degli innocenti.

Le differenze tra le opere dei due autori sono sotto gli occhi di tutti, anche di chi non ha letto il libri e apprezza solo le trasposizioni cinematografiche e televisive. Il fantasy – anche se ancora non in Italia – potrebbe evolversi verso una nuova maturità, diversa dal classico universo Tolkeniano, ma anche da quello cinico e realista della saga di Martin?

 

 

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