Tommaso Carnovali, Ferentino – © 2015 Francesco Savelloni/Ufficio Stampa Basket Ferentino
Tommaso Carnovali è uno dei tanti giovani italiani che si stanno facendo larghi in serie A2. L’ala classe 1993, che sta viaggiando a 6 punti in quasi 20 minuti di media, la scorsa estate ha lasciato Treviglio, dopo aveva militato per 9 anni con tutta la trafila delle giovanili, e ha accettato la proposta dell’ambiziosa Ferentino. Una scelta anche di vita perchè ha lasciato famiglia e amici ma in cambio ha avuto la possibilità di giocare in un club ambizioso che punta alla promozione e che vanta nelle sue file giocatori di grande esperienza come Massimo Bulleri e Angelo Gigli.
Per cominciare, ti giro una domanda fatta anche a Tommaso Marino in una precedente intervista sempre a BasketCaffe.com, visto che eravate compagni di squadra l’anno scorso a Treviglio. Considerando come è andata a finire la scorsa stagione in cui molti, all’inizio, vi consideravano una delle squadre meno attrezzate del campionato, quanto pensi sia stato importante lo spirito di squadra e l’armonia all’interno dello spogliatoio per ottenere i risultati che poi avete raggiunto? E a che posto metti il talento?
Per raggiungere i risultati ottenuti l’anno scorso, l’armonia all’interno dello spogliatoio è stata fondamentale. Altrettanto importante, poiché eravamo una squadra giovanissima e senza americani, è stata la qualità degli allenamenti. Per ottenere risultati con una squadra come la Treviglio della passata stagione bisogna allenarsi più degli altri, correre più degli altri, faticare più degli altri. Infatti, abbiamo vinto tante partite fuori casa proprio perché correvamo tanto e potevamo sfruttare il contropiede. Inoltre, a mio parere, è stato importante anche il fatto di parlare tutti la stessa lingua all’interno dello spogliatoio. Può sembrare una cosa banale, ma ci ha aiutato molto a capirci tra compagni, a capire cosa la squadra si aspettava da me e da ogni singolo giocatore, e questo, di conseguenza, porta a una maggiore coesione all’interno dello spogliatoio. Stavamo davvero bene insieme! Alla fine siamo arrivati quarti, quando potevamo arrivare secondi senza problemi ma, purtroppo, la partita di Recanati è finita male. Anche nei playoff avremmo potuto fare meglio nella serie con Biella, ma rimane comunque una stagione memorabile.
E’ stato un anno fantastico, stavamo bene insieme sia dentro che fuori dal campo. Devo dire anche che giocatori come Tommaso Marino e Emanuele Rossi, gli unici in squadra ad avere più esperienza, hanno avuto un ruolo importantissimo affinché si formasse un gruppo unito. Riguardo il talento, per me è importante, ma viene dopo lo spirito di squadra. Lo dimostra la passata stagione anche se, pure l’anno scorso, ci sono state alcune partite decise dal talento dei singoli.
Questa estate hai fatto una scelta importante, dopo un controverso e difficile addio a Treviglio. Cosa ti ha spinto ad accettare la proposta di Ferentino e a cosa hai rinunciato pur di accettare questa destinazione?
E’ stata una scelta relativamente semplice. Dopo l’estate scorsa passata con la nazionale sperimentale, ho ricevuto diverse offerte, ma l’unica società con cui ho avuto un contatto diretto è stata Ferentino. Coach Fucà mi ha chiamato e mi ha detto che stavano costruendo una squadra in un certo modo e che stavano cercando me. Da quel momento, non ho avuto più dubbi. Poi, ovviamente, c’è voluto un po’ di tempo per trovare un accordo sul contratto che accontentasse entrambe le parti, ma tra me e la società non ci sono mai stati problemi nel venirci incontro reciprocamente ed ora sono molto contento di aver firmato a Ferentino.
Secondo me, è la scelta migliore che avessi potuto fare. Ho un contratto di più anni e mi è stato prospettato un percorso personale di crescita fisico, mentale e atletico con uno staff preparatissimo. Certamente, dopo una vita passata a Treviglio, andare a giocare a più di 600 chilometri da casa, è dura. Ho rinunciato alla mia famiglia, ai miei amici e a tutto ciò a cui ero affezionato. Ma ho fatto una scelta professionale e continuo per la mia strada, consapevole di dover rinunciare a tante cose.
Com’è cambiato il tuo ruolo all’interno della squadra rispetto a quando eri a Treviglio, anche a livello di responsabilità?
Venivo da quattro anni a Treviglio, in cui avevo delle responsabilità importanti e un ruolo ben preciso: segnare da tre punti e produrre un buon livello di gioco in attacco. Era essenzialmente questo ciò che mi veniva richiesto per vincere le partite, e devo dire che è andata abbastanza bene. Quest’anno è completamente diverso, mi trovo in una squadra di altissimo livello e sto cercando di integrarmi al meglio nel nuovo sistema, a volte anche cambiando il mio modo di giocare. Sicuramente ho meno responsabilità ma, in campo, mi viene richiesta una maggiore intensità.
Ciò che devo fare è alzare il livello difensivo e, in attacco, cercare di far girare al meglio la squadra e creare un vantaggio per un altro compagno. Sto imparando a giocare situazioni diverse sul pick’n'roll e a portare palla più spesso. Il coach crede che io possa fare anche questo ed è una cosa che mi serve a completarmi come giocatore.
Altra battaglia , altro supplementare….Grandissima vittoria ad Agrigento.. ☘..
Posted by Tommaso Carnovali on Giovedì 12 novembre 2015
Stai avendo la grande opportunità, per un ragazzo giovane come te, di allenarti con giocatori del calibro di Massimo Bulleri e Angelo Gigli, da cui sicuramente c’è tanto da imparare. C’è un giocatore in particolare a cui ti ispiri? E chi tra i tuoi compagni di squadra o allenatori passati e presenti ti ha insegnato di più?
Bulleri e Gigli sono di un’altra categoria, hanno fatto la storia del basket italiano. La cosa che più mi ha colpito di entrambi è la loro disponibilità e umanità. Li ammiro molto sia come persone che come giocatori. Si è instaurato un bel rapporto tra di noi, mi danno consigli utili sia in campo che fuori. Sto cercando di trarre il meglio da loro. Bullo mi può aiutare di più tecnicamente poiché ricopre un ruolo che è più simile al mio, ma anche da Gigli ho tanto da imparare, ad esempio il modo di stare in campo. Non c’è un giocatore in particolare a cui mi ispiro. Un giocatore di A2 che mi piace molto è Alan Voskuil della Virtus Roma perché lo ritengo un atleta molto simile a me, anche se più completo.
Tra le persone che devo ringraziare, c’è sicuramente il mio coach di Treviglio Adriano Vertemati, il quale ha creduto in me e nelle mie potenzialità anche quando, a 17 anni, si diceva che avrei fatto fatica a giocare ad alti livelli. Con lui ho lavorato tanto ed è grazie a lui se sono qui. Tra i giocatori, devo ringraziare il duo Marino-Rossi, che mi hanno dato la possibilità di mettermi in mostra affidandomi responsabilità importanti anche quando avevo 20 anni. Mi hanno sempre aiutato e mai ostacolato, lasciandomi giocare come sapevo. Spesso Marino mi cercava per affidarmi tiri importanti, spesso decisivi. Tiravo molto da tre punti, ma in quella squadra era possibile, avevo tante responsabilità che mi hanno aiutato a crescere.
Sei considerato uno dei giovani più promettenti del campionato, avendo già vestito la maglia della nazionale giovanile. Dove ti vedi tra 4-5 anni?
Quest’estate sono stato convocato anche dalla nazionale sperimentale ed è stata una bellissima esperienza. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con altri giocatori giovani e talentuosi. Io spero che tra qualche anno possa ritrovarmi a giocare in serie A. So che devo ancora migliorare molto soprattutto in difesa, ma anche a livello fisico e tecnico, e devo imparare a mettermi più spesso a disposizione della squadra. Già ora, con tutti i limiti che ho, sono arrivato a giocare in A2. Mi ritengo un ragazzo ambizioso. Come ho detto, so di avere dei limiti, ma posso ancora migliorare, lavorando e facendomi aiutare dagli altri. Già in questa prima parte della stagione, penso di aver imparato tante cose e di essere migliorato a livello tattico.
Ringraziamo Tommaso per la sua disponibilità, gli facciamo un grande in bocca al lupo per il prosieguo del campionato e gli auguriamo il meglio per la sua carriera!