Sabato 7 luglio Gabriella Colarusso ha intervistato per Lettera43 Tommaso Tessarolo, ex general manager di Current Tv e ora pronto a ripartire come amministratore unico nella nuova avventura editoriale di Pubblico, il quotidiano cartaceo diretto dall’ex giornalista delFatto Quotidiano Luca Telese che sarà nelle edicole a partire dal prossimo 18 settembre.
Investimento iniziale da 650mila euro, uscite giornaliere al prezzo di 1,50 euro a copia, una dozzina di soci tra cui proprio Telese, Tessarolo e l’avvocato bolognese Maurizio Feverati detentori complessivamente del 51% delle azioni, firme del calibro dell’ex Fatto Quotidiano Federico Mello, l’ex Manifesto Ritanna Armeni, l’ex Unità Francesca Fornario, l’ex Riformista Tommaso Labate e il conduttore di Piazzapulita (La7) Corrado Formigli.
Ma nell’intervista Tessarolo ha delineato anche alcuni aspetti più specifici del nuovo quotidiano: tra le 22 e le 24 pagine, un giornale “molto colorato, molto vivo, con una grafica accattivante e tanto spazio alle fotografie”, “meno strillato, meno sensazionalistico dei giornali mainstream”, contenente “quasi esclusivamente notizie che gli altri non danno”, con molto spazio “all’approfondimento e alla cultura”, con un sito web che “sarà una sorta di magazine, di compendio al giornale”.
Niente finanziamenti pubblici all’editoria richiesti allo Stato, ma tentativo di sopravvivere e tenere in ordine i conti “con le copie che venderemo in edicola: 15mila ci bastano a tenere in piedi i conti, con una tiratura di 30mila”. Poi ci sono la pubblicità e gli abbonamenti, per i quali è già stata lanciata una campagna di sottoscrizione “al buio” sul modello della case history di successo del Fatto Quotidiano. Pronta da subito, inoltre, la versione per iPad, iPhone e Android (a pagamento), mentre sono allo studio applicazioni multicanale come una web-tv e una nuova radio, prima online e successivamente in FM.
“Io non credo - ha spiegato Tessarolo - che la soluzione migliore sia quella di offrire tutto gratis e farsi sostenere solo dalla pubblicità. Sul web si è partiti con il piede sbagliato, aprendo tutti i contenuti, anche quelli dei grandi giornali e questo, paradossalmente, ha limitato la democratizzazione dell’informazione più che potenziarla. L’idea del tutti possono e devono accedere a tutto, gratuitamente, ha legato la sopravvivenza di ogni nuova iniziativa editoriale online solo alla pubblicità che comunque sul web è ancora esigua e poco redditizia. Questo ha fatto sì che progetti editoriali anche di ottima qualità non sopravvivessero. [...] Chi vuole l’informazione gratuita è allo stesso tempo chi giustamente vuole essere pagato per il lavoro che fa. E anche i giornalisti devono essere pagati per il lavoro che fanno. Chiunque abbia realizzato un progetto editoriale e ha un minimo di buon senso sa che per tenere in piedi una redazione ci sono dei costi e anche alti”