A dispetto di chi aveva tentato prima di lui - almeno ultimamente - Bird però riesce a mantenere carta bianca e a non farsi schiacciare dal peso del marchio da cui dipende, né tantomeno fare in modo che questo lo confonda o lo costringa a variare quelle che sono le sue ambizioni o i suoi interessi. Una libertà che in "Tomorrowland: Il Mondo Di Domani" si percepisce in toto, a cominciare dal divertente e piuttosto fresco metodo di narrazione, affidato prima al personaggio di George Clooney, e poi "scippato" a lui dalla giovane, bravissima protagonista Britt Robertson.
L'intenzione del regista è quella di andare a riprendere il respiro e le emozioni di quelle pellicole coming of age anni '80, rifacendosi alle avventure in stile "Goonies" o "Gremlins" e all'ironia e al trascinamento (alla lontana) di "Indiana Jones", seppur mirando a sbocchi dichiaratamente dissimili e con un centro anagrafico post-adolescenziale. Una volontà che somiglia quasi ad un bisogno da soddisfare, perduto e da riscoprire, verso un cinema a cui si è rimasti evidentemente attaccati, omaggiato spudoratamente tramite manifesti Spielberghiani e personaggi di Star Wars posti in bella vista in una delle scene più esilaranti e gustose in assoluto: in cui si rischia comunque di sfociare nella pubblicità un tantino eccessiva, commissionata (questa probabilmente si) per aumentare l'hype generale, in costante crescita, attorno alla saga di Lucas. Si tratta tuttavia di un'unica e (alla fine) piacevole deviazione, prima di entrare definitivamente nel cuore di un'azione che da lì in poi cavalcherà senza sosta tra effetti speciali e mondi paralleli accesi da una fantascienza portentosa e creativa, tanto da fare aprire persino in due la Torre Eiffel e procedere ad un lancio spaziale.
Bird del resto lo sa che con la magia, l'immaginazione, la speranza che ogni cosa possa essere possibile, è più facile arrivare alla sensibilità e al cuore dello spettatore. E il suo è un tentativo come un'altro di provare a scuotere ancora, in senso positivo, la mentalità di ognuno di noi, adottando come formula quella di uno spettacolo fantasioso, irreale, ma per nulla irrealizzabile.
Basti considerare la semplice equazione che se il mondo siamo noi, è da noi che tutto dipende.
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