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Tonino Milite (1942-2015)

Creato il 08 dicembre 2015 da Marvigar4

Tonino Milite

È morto Tonino Milite, pittore, poeta, nato a Tirana da una famiglia di origine lucchese. A Lucca ha compiuto i suoi studi d’arte per poi passare all’Accademia di Brera di Milano. Nel 1981 disegnò la bandiera arcobaleno simbolo della pace. Qui di seguito una bella intervista di Sara Chiappori, apparsa il 12 dicembre 2008 su Repubblica, in cui Tonino Milite parla di sé e ripercorre la sua carriera.

Milite: ‘Io, pittore e poeta con lo stupore di un bambino’

E’ un poeta dello sguardo, Tonino Milite. è grazie al suo occhio curioso, instancabile, capace di stupirsi e soffermarsi sulle cose, anche le più piccole, che questo artista gentile e irrequieto ha saputo scivolare con la leggerezza di un acrobata tra le esperienze più diverse: la poesia (per Mondadori è appena uscita la raccolta Meteora), la pittura e la scultura, il design, la ricerca intorno alla filosofia del gioco e all’ uso dei materiali alternativi al fianco di Bruno Munari. Nato nel 1942 a Tirana, «ma incidentalmente, mio padre faceva il poliziotto e si trovava in Albania», un’ infanzia nomade seguendo gli spostamenti della famiglia e un’ adolescenza passata a Lucca, Tonino Milite vive in una casa studio dentro un cortile di ringhiera a Trenno. Quando e come è arrivato a Milano? «Nel 1970, in autostop, zaino in spalla. Rientrato da un viaggio in Sudamerica dove ero stato volontario con i salesiani, non avevo più casa né riferimenti. Così decisi di raggiungere mio fratello, che viveva qui». è stato a Milano che ha conosciuto Bruno Munari? «Appena arrivato, gli telefonai. Avevo letto i suoi libri e sentivo una profonda corrispondenza. Mi invitò a casa sua dove mi presentai con quindici quadri incorniciati: non avevo i soldi per farli fotografare. Quando poi diventammo amici, scherzava dicendo che la mia prima personale l’ avevo fatta a casa sua». Da lì un rapporto umano e artistico che non si è mai interrotto. «Ci siamo dati molto l’ uno con l’ altro, gli sono debitore. Bruno è stata una finestra da cui guardare il panorama con altri occhi». Pittore, scultore, poeta. Che cosa tiene insieme i diversi linguaggi attraverso cui si esprime? «La poesia è la dimensione fondamentale, senza poesia non si può fare nulla, né il panettiere né il presidente della Repubblica. Se dipingo è perché sento dentro questo sguardo poetico». Si è occupato molto di infanzia. Che cosa la affascina del mondo dei bambini? «Ancora una volta si tratta di sguardo. Quello dei bambini è sbalordito e affamato di vita. Ho cinque nipoti: quando si ficcano a testa bassa nella realtà lì vedo già poeti». A proposito di famiglia, lei ha fatto da padre a Paolo, Luigi e Mario Calabresi. «Sono la mia famiglia. Mi hanno insegnato che padri non si nasce ma si diventa». Da un verso di una sua poesia, Spingendo la notte più in là, Mario Calabresi ha trovato il titolo per il libro in cui racconta la storia di suo padre, il commissario Luigi Calabresi, ucciso dai terroristi quando lui era bambino. Che effetto le ha fatto? «Mi ha commosso, anche se in realtà non è stato Mario a sceglierlo, bensì Francesco Anzelmo di Mondadori, a cui Mario aveva portato una mia raccolta di poesie». Tra le tante cose che ha creato, c’ è anche la bandiera della pace. Come è andata? «Chiariamo subito un equivoco: l’ uso dell’ arcobaleno per la bandiera non è una mia invenzione, si perde nella notte dei tempi. L’ idea mi venne nel 1981, quando con Mario Calabresi andammo a una manifestazione per la pace: cercavamo una bandiera sotto la quale metterci, ma erano tutte diverse. Tornato a casa, ne disegnai una con l’ arcobaleno. Di mio rivendico la scelta della sequenza cromatica e il formato a trapezio rettangolo». In questi quasi quarant’ anni quanto è cambiata Milano? «Molto, e per certi aspetti in meglio: è più ordinata, più bella. Certo, da un punto di vista culturale non è un gran momento, ma sono fiducioso. Per fare cultura ci vogliono tre cose: costanza, durata e intensità. A Milano basterebbe ritrovarle per tornare a essere grande».

SARA CHIAPPORI 13 dicembre 2008


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