di Michele Marsonet. Nella rubrica che tiene sul “Daily Telegraph” il sindaco di Londra Boris Johnson ha attaccato duramente l’ex premier laburista britannico Tony Blair, già oggetto di aspre critiche nel Regno Unito per il suo continuo rivendicare la giustezza dell’attacco occidentale all’Irak nel 2003, che si concluse con la deposizione di Saddam Hussein e la sua esecuzione sbandierata sui mass media di tutto il mondo.
Il sindaco del capoluogo inglese, com’è sua abitudine, non va per il sottile. Scrive infatti che Blair “è pazzo, e ha bisogno di uno psichiatra”. Difficile tuttavia dargli torto, e vale anche la pena di notare che pochi giorni orsono l’ex segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha finalmente ammesso che, visto l’attuale disastro irakeno, quell’attacco fu un tremendo errore.
Non starò a ripetere cose note a tutti, e cioè che Saddam non possedeva affatto le armi di distruzione di massa che – ufficialmente – costituirono la base per iniziare una guerra non dichiarata (proprio come quella contro Gheddafi). E che la famosa “prova” sbandierata da Colin Powell all’ONU era una colossale bufala confezionata dai servizi segreti americani dell’epoca.
Più importante è capire i motivi di tanta rudezza da parte di Boris Johnson, che si trovano in un lungo saggio scritto dallo stesso Blair. Leggendolo non si sa bene se ridere o piangere. L’ex premier continua infatti a sostenere che il regime baathista di Baghdad pianificava attacchi chimici contro i Paesi vicini, e avrebbe quindi causato danni ancora peggiori di quelli cui assistiamo oggi se l’attacco non fosse stato sferrato.
Non basta. C’è pure un richiamo – piuttosto sinistro, considerate le circostanze – ad Assad. Ecco le parole di Blair: “Senza alcun dubbio la causa più grande della conquista di Mosul da parte dello stato islamico (Isis) è quel che accade in Siria. L’operazione a Mosul è stata pianificata dall’altra parte del confine siriano. L’estremismo islamista in tutte le sue diverse manifestazioni come gruppo s’è ricostituito, riarmato e rifinanziato per lo più grazie alla sua capacità di crescere e fare esperienza nella guerra di Siria”.
Che dovrebbero fare allora gli occidentali secondo Tony Blair? Probabilmente andar dietro ai francesi (e qui non si percepisce davvero alcuna differenza tra Hollande e Sarkozy), ascoltare i “consigli” sauditi e abbattere finalmente anche il regime baathista siriano. C’è di che stropicciarsi gli occhi vista l’assurdità delle argomentazioni. E’ ovvio che, in quel caso, i fondamentalisti di ogni tipo, e in particolare i qaedisti, non incontrerebbero più ostacoli. Avremmo finalmente un bel sultanato integralista foraggiato dai proventi del petrolio saudita.
Per fortuna, e almeno fino a questo momento, Obama pare poco sensibile a richiami simili, e sta adottando una politica prudente. Forse i suoi servizi segreti gli hanno fatto capire che, sposando la strategia blairiana, gli USA si darebbero la zappa sui piedi.
Johnson ha ragione quando scrive che “abbiamo distrutto le istituzioni dell’autorità in Irak senza avere la più pallida idea di quello che sarebbe accaduto dopo”. La stessa operazione è stata compiuta in Libia e stava per essere effettuata in Siria. L’abbiamo scampata per un pelo, anche se la minaccia esiste ancora. Il sindaco di Londra è un tory, ma anche laburisti come John Prescott hanno espresso opinioni analoghe.
Ebbene sì, a questo punto occorre riconoscere che a Blair serve uno psichiatra. Bisogna sperare che le sue conferenze e i suoi articoli, peraltro lautamente pagati, vengano ignorati da chi ora detiene il potere.
Featured image, Tony Blair.