Questo blog si sta trasformando in uno spazio per necrologi: non era certo l'intenzione iniziale, ma la cosa è diventata inevitabile dopo che in meno di un mese se ne sono andati Chabrol e Kevin McCarthy prima, Arthur Penn poi e ora Tony Curtis, già proprio lui, nello stesso giorno del grande Arthur, lui che aveva quella faccia da schiaffi che avresti adorato sempre, che grazie ai suoi film potremo adorare sempre, ammaliati dal fascino tutto americano della sua sfacciataggine e dal potere magnetico di quegli occhi un po' volpini e un po' luciferini. Tony Curtis, che cominciò a inizio '50, che spaccò a fine decennio e già negli '80 era uscito di scena, ce lo ricordiamo tutti per A qualcuno piace caldo (e naturalmente oggi è piena la rete di sue foto con Marilyn e Jack Lemmon) e a dire il vero per poco altro di altrettanto importante: forse per Piombo rovente, che sul ruolo della stampa è ancora oggi attuale, forse per quel cazzeggio decadente anni '60 di La grande corsa, forse, ancora, per La parete di fango di Kramer, ma soprattutto per quel filmone che è Lo strangolatore di Boston di Richard Fleischer, un giallo psicologico dimenticato e da recuperare. Insomma, non così tanti film degni di nota in una filmografia lunghissima: ma il volto, però, quel volto che era il cinema hollywoodiano non più così pulito e onesto come ce lo avevano raccontato, quel volto moderno e ambiguo non ce lo dimenticheremo mai.
Magazine Cinema
Questo blog si sta trasformando in uno spazio per necrologi: non era certo l'intenzione iniziale, ma la cosa è diventata inevitabile dopo che in meno di un mese se ne sono andati Chabrol e Kevin McCarthy prima, Arthur Penn poi e ora Tony Curtis, già proprio lui, nello stesso giorno del grande Arthur, lui che aveva quella faccia da schiaffi che avresti adorato sempre, che grazie ai suoi film potremo adorare sempre, ammaliati dal fascino tutto americano della sua sfacciataggine e dal potere magnetico di quegli occhi un po' volpini e un po' luciferini. Tony Curtis, che cominciò a inizio '50, che spaccò a fine decennio e già negli '80 era uscito di scena, ce lo ricordiamo tutti per A qualcuno piace caldo (e naturalmente oggi è piena la rete di sue foto con Marilyn e Jack Lemmon) e a dire il vero per poco altro di altrettanto importante: forse per Piombo rovente, che sul ruolo della stampa è ancora oggi attuale, forse per quel cazzeggio decadente anni '60 di La grande corsa, forse, ancora, per La parete di fango di Kramer, ma soprattutto per quel filmone che è Lo strangolatore di Boston di Richard Fleischer, un giallo psicologico dimenticato e da recuperare. Insomma, non così tanti film degni di nota in una filmografia lunghissima: ma il volto, però, quel volto che era il cinema hollywoodiano non più così pulito e onesto come ce lo avevano raccontato, quel volto moderno e ambiguo non ce lo dimenticheremo mai.
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