Tony Allen ai tempi di Africa '70
Nel 1980 Allen decide di lasciare Afrika '70 e Fela Kuti, in aperto contrasto con gli eccessi a cui Fela si era dato. Dalla nascita della comunità Kalakuta al matrimonio con 26 donne della band. Allen ebbe modo di dire che oramai le tournè di Africa '70 coinvolgevano oltre 70 persone di cui solo 30 coinvolte veramente nell'organizzazione e nello spettacolo. Certo che le performance musicali della "banda di Kuti" che prevedevano sessioni musicali di 6 ore consecutive o di una notte intera resteranno per sempre nella storia della musica contemporanea.Dal 1980 al 1984 Allen vive a Lagos, dove continua a suonare e produrre musica di grande sonorità con una propria band e dove avvia quel percorso che lo porterà dall'Afrobeat, lentamente verso Afrofunky.Nel 1984 si trasferì a Londra e, l'anno dopo a Parigi dove ancora oggi vive. Ha continuato a suonare, a scrivere e a produrre musica collaborando con artisti impegnati di vari generi. Nel 1997, alla morte di Fela Kuti per AIDS, Tony diventa l'icona vivente di quel genere musicale che nonostante tutto, continua ad appassionare in Africa e altrove.Nel 2013 è uscita la sua autobiografia, scritta assieme al musicista Michael Veal in cui racconta la sua affascinante storia e carriera musicale. Una storia artistica che è vicina ai 60 anni, sempre sulla cresta dell'onda e sempre con grandi capacità di rinnovamento. Brain Eno, l'inglese inventore della musica ambient, ha definito Allen come il miglior batterista del mondo. Ascoltandolo è difficile dargli torto.Recentemente Tony Allen ha collaborato con giovani artisti africani, tra cui Sia Tolno, ritenuta da molti (e probabilmente dallo stesso Allen) l'erede dell'Afrobeat, nel bellismo album African Woman (2014).
Ecco un brano da un suo concerto recenteVai alla pagina di Sancara sulla Musica dall'Africa