Top & Flop
Creato il 25 ottobre 2012 da Greg Petrelli
Cazzo figa merda culo vaffanculo dio ladro troia vacca madonna in calore... Ecco qualche moccolo e qualche parolaccia, giacchè non ne troverete in questo mio scritto "politically correct", seconda pubblicazione del vostro vituperatissimo Petrelli sul mensile "Volo Libero"
Voglio condividere con voi una serie di brutte esperienze da cui ho tratto profonde riflessioni e insegnamenti duraturi, poiché incisi nella mia memoria dall’impeto dei fatti e dalla loro natura ostile. E’ iniziato tutto in un insospettabile pomeriggio di luglio. Il volo in restituzione a Laveno, uno dei più belli di sempre: magico e a tratti romantico. Le termiche erano pregne di un erotismo mistico, la loro ascendenza al crepuscolo le rendeva, oserei dire, sexy. Unica pecca della giornata, piego la chiglia in atterraggio. Delusione e tristezza, ma soprattutto “fretta”: dieci giorni dopo era prevista una bramatissima trasferta al Cucco! Si risolve tutto e i giorni si susseguono in una trepidante attesa per la vacanza in volo. Io e Max, i “Franco e Ciccio” del Delta Club Laveno, partiamo alla sera del venerdì, con praticamente già gli imbraghi addosso, impazienti come due bambini la vigilia di natale.Troviamo facilmente il camping, il centro volo e altri amici giunti da Laveno il giorno prima, che ci accompagnano in decollo il sabato e aiutano noi Polli in trasferta con informazioni sul sito di volo e assistenza in decollo. Decollo subito insieme a Gabriele, Fulmine ed Olivier: le termiche sono un po’ deboli, ma con pazienza si raggiunge e supera il decollo. Infilo il top al primo tentativo: sono eccitatissimo sul tetto del mondo e voglio tornare subito in volo. Torno per aria e tento spostamenti sulle montagne vicine, dopo un paio d’ore il vento rinforza e una turbolenza forte mi fa venire proprio voglia di atterrare; torno sulla linea del top, scendo e controllo. Fino all’ultimo metro tutto bene, poi cambio le mani. Che pollo! Il vento mi strappa indietro con violenza quando ero già a terra: sento un rumore forte e me la faccio sotto (metaforicamente); per fortuna in tanti sono accorsi in mio aiuto e mi hanno acchiappato chi per i cavi, chi i montanti e chi la speedbar.Conseguenze psicologiche: fiducia in me stesso n.p. Conseguenze fisiche: la conseguenza più rilevante è stata la rottura del terminale di chiglia, fortunatamente sistemato il giorno successivo grazie all’aiuto di Flavio ed Enzo. Debriefing sul mio crash: credo siano stati più fattori a causarlo. Vento troppo forte per il mio monosuperficie e per la mia esperienza, conseguenze inattese ( con il vento più forte il windshear dell’ultimo metro mi ha letteralmente “buttato giù”) e la mia mancanza di preparazione, come non ero preparato a fare top (avendo cambiato le mani). Ho imparato qualche lezione molto utile. Il volo successivo, due giorni dopo, sono “wind dummy” (molto ma molto dummy) nella prima task della gara di Monte Cucco. Il decollo per ragioni meteo è da Fossato di Vico; prendo il volo subito dopo Max che, intorpidito dal raffreddore, si dirige in breve tempo a terra. Io salgo e mi dirigo verso la prima boa, verso il monte Maggio. Mi tengo nei pressi della linea di cresta perché le valli mi sembrano tutte inatterrabili e nella mente mi passavano le immagini di uno svizzero inalberatosi due giorni prima e della “Valle del pollo”, temutissimo anfratto che ha richiesto a se, nel tempo, più di uno sprovveduto e iperbolico sfidante di Venturi. Giro una termica debole e dopo pochi minuti mi trovo sopra al monte Maggio; dal lato sbagliato però! Il vento mi ha spinto dietro la linea di cresta dove ad aspettarmi ho trovato una discendenza in sottovento da cui non sarei più riuscito a uscire. Cinquanta metri su per giù, anzi, solo in giù! Apro l’imbrago e tengo le mani salde sulla speedbar. Top & Flop. Nella mezzora seguente ho aspettato i rinforzi tenendo il delta con la punta del naso ancorata al terreno, giusto una spanna sopra alla mia autostima. Arrivano Enzo e Flavio, che non smetterò mai di ringraziare per essere accorsi ad aiutarmi, smontiamo il delta e lo chiudiamo con non pochi sforzi.Sapevo che non sarei dovuto finire dietro alla linea di cresta, nel sottovento; ma non sono stato abbastanza attento o cauto dal portarmi più avanti, al di la dalla linea del dubbio o al di sopra di ogni sospetto. “I giorni di fuoco” al cucco mi spingono tutt’oggi (a quasi un mese di distanza), a pormi domande sul mio atteggiamento. La mia esuberanza (non credo di avere sprezzo del pericolo) e la mia mancanza di un giudizio “maturo” sul volo mi hanno portato ad imparare concetti importantissimi, ma c’era proprio bisogno di esporsi tanto? Dove ho sbagliato nel mio percorso di apprendimento? Mi chiedo cioè che cosa mi abbia portato a quella catena di eventi ed errori che ho evidenziato qualche riga fa: l’essermi buttato a capofitto in nuovi siti di volo? Aver sottostimato gli effetti del vento forte? Aver sovrastimato la mia capacità di saper leggere l’aria o le mie capacità di pilotaggio? Mi sembrano tutte risposte almeno parzialmente valide, ma la mia paura è di non riuscire a maturare tanto velocemente nel saper dare risposte quanto velocemente riesco a pormi domande: non voglio che la mia curva di apprendimento sia superata, in pendenza, dalla curva di apprensione di chi sta a terra! Rubo qualche riga ancora della vostra attenzione per raccontarvi quanto per me la vacanza al Cucco sia stata coinvolgente: luoghi stupendi, nuove conoscenze, un’atmosfera rilassante ed accogliente, amici in ogni dove e una festa continua. Ancora un ringraziamento enorme a tutti gli amici di Laveno che una volta di più mi hanno aiutato nel momento del bisogno, un grazie stratosferico a Flavio ed Enzo che mi hanno tirato fuori dai pasticci, un grazie a “Montante Max” per avermi accompagnato anche in questa avventura; sono tornato al volo (e che voli!) con un bagaglio di esperienza voluminoso ed un nuovo soprannome: Chiglia.
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