Magazine Cinema
Questo sia per il succitato affollamento di titoli nel blog, sia perché inconsciamente valuto gli horror con un metro un po' diverso rispetto al cinema di altri generi, un po' come succede in imdb.com, il voto che gli assegno non tiene conto tanto del genere e quindi, essendo un genere di serie B per antonomasia, almeno è nato così , forse proprio per questo le mie valutazioni medie risultano un po' più basse rispetto all'effettivo valore della pellicola rispetto a un normale film di seria A per intenderci.
Vabbe' ci siamo capiti e se non ci siamo capiti ecco la mia top ten horror di quest'anno:
10) KRISTY
Una sorpresa piacevolissima, un personaggio femminile forte, deciso e volitivo, un'ambientazione chiusa come quella del campus universitario che però raccoglie al suo interno diversi angoli in cui organizzare sequenze al cardiopalma ( la piscina e la biblioteca per esempio) in cui il personaggio principale, che non si chiama Kristy ma Justine , si deve difendere con le unghie e con i denti dall'assalto di un gruppo di killer mascherati che la vogliono uccidere.
Ecco, se ci si fermava cinque minuti prima in questo film sarebbe stato molto più alto in classifica, invece si indugia in uno spiegone di cui non sentivo proprio il bisogno.
9) ABC OF DEATH 2
Formula vincente non si cambia : massimo cinque minuti di durata, un budget di 5 mila dollari o giù di lì ( che per cinque minuti di film sembrano tanti ma in realtà non è così), l'assegnazione di una lettera dell'alfabeto da cui ricavare il titolo.
Quindi 26 corti in cui impegnare la creme della creme dell'horror odierno.
Se nella prima antologia era come andare sulle montagne russe in quanto a qualità e vinceva a mani basse il corto XXL di Xavier Gens, qui è più difficile stabilire il vincitore perché la qualità media, a parte un paio di cocenti delusioni mollate non a caso dai più titolati ( Natali e le Soska sisters), il livello è veramente buono.
Però anche qui il vincitore c'è e si chiama Split dello spagnolo( ma trapiantato a Los Angeles) Juan Martinez Morenoche racconta in cinque minuti una storiaccia con risvolti spiacevoli ed inaspettati usando solo la tecnica dello split screen, anche multiplo.
Ancora assenti gli italiani.
8 ) THE DEN
A bottega siete abituati a sentire peste e corna di quasi tutti i mockumentaries o found footages che passano sotto la mia lente d'ingrandimento ( che ci posso fare io se la maggior parte è spazzatura organizzata solo per alzare un pugnetto di dollari?) ma quando vedo qualcosa che ritengo veramente valido chiamo subito la mia schiera di trombettieri per cantarne la gloria.
E' il caso stavolta di un piccolo film, The Den, cosceneggiato e diretto da tale Zachary Donohue, la cui fonte di visione primaria è lo schermo del computer attraverso la webcam.
Cosa vista già in un eccellente corto (The Sick Thing that happened to Emily when se was young) appartenente all'antologia V/H/S ma qui sviluppata in un lungometraggio per la prima volta .
Ma quella era una ghost story, qui siamo dalle parti dell'apologo sui pericoli che si nascondono nella civiltà internautica.
Un po' come succedeva in quella monnezza di Smiley che l'anno scorso ha sfiorato la testa della top of the flops.
Eppure Smiley lo abbiamo visto al cinema , questo solo recuperandolo per vie traverse.
7) WOLF CREEK 2
Un sequel atteso da quasi dieci anni rischiava di essere la delusione più cocente dell'anno perché replicare tutto quello che di malsano si propagava da Wolf Creek era praticamente impossibile.
E invece Greg Mclean dimostra di essere cineasta di talento e anche di intelligenza al di sopra della media perché decide di non confrontarsi con quanto fatto in passato ma di girare qualcosa di decisamente diverso pur utilizzando lo stesso villain, da brividi, dell'altro film, uno dei cattivi più sgradevoli, carismatici e puzzoni mai apparsi su uno schermo cinematografico.
Qui lo spartito cambia del tutto , il protagonista è proprio lui, Mick, il puzzone che uccide e tortura ma l'impressione è che il film non si prenda troppo sul serio.
E l'outback australiano è sempre lì minaccioso a fare da sfondo...
6) LAS BRUJAS DE ZUGARRAMURDI
Già pronto nel 2013 ha fatto il giro di tutti i festival specializzati in tutto il 2014 e forse uscirà ad aprile qui da noi.
Forse.
Perché con i film di Alex de la Iglesia non c'è mai nulla di certo, maltrattato come pochi dalla distribuzione italiana che non riesce mai a farci vedere i suoi film nei tempi giusti.
Las Brujas de Zugarramurdi è cinema di Alex de La Iglesia a 24 carati in confezione extralusso.
Un helzapoppin streghesco in cui si ride , ci si impaurisce, si fugge e si resta ammirati dalla trasversalità del cinema del regista iberico stavolta supportato da una qualità della confezione eccellente.
Tra guerra dei sessi e istanze sociali un film che diverte e fa ridere a denti stretti, strettissimi.
E quel finale rutilante nelle grotte di Zugarramurdi è un baccanale di quelli che si ricordano...
5) THANATOMORPHOSE
Tecnicamente è di un paio di anni fa e quindi non dovrebbe far parte di questa classifica ma è stato possibile recuperarlo, sempre per vie traverse, solo nella seconda parte di quest'anno.
Dalla terra di Cronenberg un body horror tetro e disturbante che affronta da una prospettiva autoriale un tema già visto altre volte al cinema: il decadimento organico progressivo con in più una generosa aggiunta della componente sessuale che sconfina nella necrofilia ( un po' come in Aftermath di Cerda o in Nekromantik di Buttgereit).
Diviso in vari capitoli come un film di von Trier è un lento e costante slittamento in un abisso senza fondo che è quello della putrefazione organica.
4) THE GUEST
Tra i film di questa classifica questo è l'unico che non ho ancora recensito, avevo in programma di farlo prima della fine dell'anno ma poi impreviste noie informatiche ( leggi computer in bacino di carenaggio a cavallo delle feste natalizie) mi hanno impedito di farlo con l'attenzione che il film merita.
Diretto da Adam Wingard ( You're Next, partecipazioni sia ad ABCs of Death che a V/H/S ) non so neanche se catalogarlo a pieno titolo negli horror.
Di sicuro la seconda parte ricalca le dinamiche di uno slasher anni '80 e il finale in una specie di luna park è ulteriore testimonianza di questo legame.
La storia è quella di un tizio che si presenta alla porta di una famiglia che ha perso un figlio nella guerra dell'Afghanistan ed entra nelle dinamiche familiari diventando una sorta di miglior amico di tutti, sempre con la parola giusta e sempre con la soluzione giusta ( vedi le mazzate ai bulli che rendono difficile la vita al fratello del militare defunto).
Ma le belle cose durano poco e la mattanza ha inizio.
Wingard dirige un film esplicitamente rivolto al passato ( Van Damme ?) e che sguazza in vari generi con competenza e anche talento, quel talento che fino ad ora non gli avevo mai riconosciuto.
D'ora in poi appena vedrò il nome Wingard, la mia attenzione sarà subito catturata...
3) HONEYMOON
Questo piccolo film diretto da Leigh Janiak, regista e cosceneggiatrice, ha rischiato seriamente di essere l'horror dell'anno , dalle mie parti ma non solo.
Un racconto ibrido tra commedia sentimentale, sci fi d'annata e horror puro e crudo che non fa prigionieri.
Eppure gli ingredienti messi in campo non erano dei più stimolanti: la solita casetta isolata in mezzo al bosco e la coppietta di neosposi.
E invece cominciano subito le sorprese perché i due interpreti sono assolutamente credibili e spontanei, il film funzionerebbe benissimo anche se fosse solo una commedia sentimentale, ma poi compaiono i primi segni perturbanti che scompaginano lentamente ma costantemente la loro quotidianità.
E poi succede tutto il resto che non sto qui a dire per non rovinare il piacere della visione.
Consiglio da amico: procuratevi immediatamente questo film.
Non ve ne pentirete.
2) HOUSEBOUND
Un film dall'altra parte del mondo, in Nuova Zelanda non esiste solo Peter Jackson ed evidentemente a vedere questo film i neozelandesi sono gente mediamente malata.
Non un horror puro , ma una horror comedy che non disdegna di sporcarsi le mani nelle secchiate di sangue e frattaglie e neanche di immergersi nelle dinamiche della ghost story così come nella descrizione di un complicato rapporto familiare tra madre e figlia.
Una miscela esplosiva di risate e spaventi in cui non sai mai che cosa aspettarti .
E se pensaste che in Nuova Zelanda sanno solo giocare a rugby, vedendo questo film cambierete subito idea.
1) THE BABADOOK
L'horror dell'anno, che ha rischiato di essere anche il film dell'anno. L'unico film che comparirà anche
nell'altra classifica, quella del cinema più "normale".
Ancora una volta un film che viene dall'altra parte del mondo, dall'Australia, ancora una volta un ibrido di dramma familiare e horror che affonda le sue radici in un pregresso inesplicabile e in un presente in una casa enorme ed oscura che incombe su una madre disturbata e su un figlio capace di essere angelico e demoniaco alla stessa maniera.
Essie Davis è fantastica capace di passare da un sussurro armonioso a un urlo disumano senza soluzione di continuità e anche il bambino , Noah Wiseman, è di quelli che lasciano il segno senza essere il classico bimbettominkia hollywoodiano.
Una visione dolorosa e perturbante e quel babadook mette veramente paura.
Dook, dook , dook.
A domani per il classificone di fine anno....
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