Eccoci di nuovo all’appuntamento con i post più belli della scorsa settimana fra quelli pubblicati dai blog italiani nel mondo. In ordine di pubblicazione:
♣ “Leggendo tra le righe per scoprire il nostro nuovo paese!” del blog “I Cerruti in India…” dagli Stati Uniti
L’autrice dell’articolo è una veterana dell’espatrio avendo già vissuto in India, Giappone, Francia ed, ora, Stati Uniti. Ci racconta come, conoscere ed appropriarsi della letteratura di un paese, sia un modo per conoscere realmente una nazione.
“Vivere in un paese vuol dire per me cercare di capirne veramente i funzionamenti, provare a integrarne certi modi di pensare, senza stravolgere la mia italianità o le mie radici culturali, ma vivere all’estero è una questione d’intelligenza, di apertura al mondo che ci ospita, di assimilazione dei suoi contenuti. Non diventeremo mai americani nell’anima, come non siamo negli anni n’è diventati giapponesi ne francesi ne indiani, ma nello stesso tempo non siamo neppure rimasti degli italiani puri, il nostro essere italiano è stato “intaccato” da tanti elementi nuovi, vorrei dire forse i migliori, incontrati nelle diverse culture sul nostro cammino.”
♣ “Ubriachi di vita” del blog “Mamme nel deserto” dal Kuwait
Mimma scrive questo articolo di ritorno da Dubai dove ha incontrato gli amici della sua vita milanese “precedente”. Tanta ansia prima di rivederli per la paura che il rapporto fosse cambiato per mancanza di tempo e momenti condivisi. La certezza, dopo, che gli amici veri restino anche quando non se ne può più vivere la quotidianità. Insieme alla gioia però, in questo articolo, ci trasmette anche un po’ di malinconia per una parte di vita passata che non c’è più, un capitolo accantonato per fare spazio ad un progetto di vita diverso. Non un rimpianto, ma un senso di mancanza sì. Scrive:
“Mi è piaciuto tutto. L’assenza di orari, di routine, il piacere di rilassarsi, di parlare di qualsiasi cosa. La bellezza che ci circondava. In questi momenti mi rendo sempre conto di quello che non ho più. E che mi manca. Ho ritrovato una parte di me, che ho messo un po’ da parte per fare spazio a tante nuove cose.”
♣ “L’isolabella” del blog “The greatest gift” dalla Polonia
E’ questo un post che mi piace vedere idealmente come un proseguo di quello precedente. Perché ci parla di come sia meraviglioso quando, anche nella città che ci ospita da espatriati, si riesca a crearsi delle amicizie vere. Di quando persone provenienti da nazioni diverse riescono a legare con persone del luogo ed a condividere insieme momenti di gioia. All’estero infatti, è in generale più facile legare con altri espatriati, italiani e stranieri, piuttosto che con persone locali. Per questo spesso non ci si sente del tutto integrati. Credo sia bellissimo quando questo avvenga. Scrive l’autrice:
“E poi al momento della torta, dopo aver cantato Happy Birthday e Buon compleanno per la tua bimba, hai chiesto al Senator di iniziare a cantare anche Stolat. Si è emozionato, mentre io mi sono commossa a vedere tutti noi nel tuo salotto, dall’Italia, dall’Inghilterra, dall’Irlanda, che la cantavamo a tutta voce, magari con gli errori, ma con lo stesso entusiasmo che condividiamo nel vivere qui, straniere in un posto che ogni giorno di più diventa casa nostra, e che per i nostri bambini lo è già.”
♣ “Domande di dentro” del blog “Riru Mont in Glasgow” dalla Scozia
Un breve post, ma con una questione spinosa da affrontare. Nell’amore, come nel lavoro, è necessaria un po’ di paura per mantenere vivo il rapporto? Serve che l’altro si senta sempre sulle spine per mantenere viva la sua attenzione? Una questione che l’autrice lascia aperta:
“C’è bisogno sempre di un po’ di paura per far durare un amore oppure può funzionare alimentato solo dalla dedizione? Parlo di un modo sano di spaventarsi, per ricordarsi di non darsi per scontato.”
Una bella risposta la trovate fra i commenti.
♣ “G.I. Jane alla riscossa!” del blog “Parole sparse” dal Texas
Anche questo post ci parla del ricrearsi amicizie all’estero. Non l’amicizia delle persone che incontri, con cui ti guardi negli occhi, con cui ti abbracci. L’amicizia di chi sta vivendo la tua stessa situazione. Che è, come te, lontano dalla famiglia e dagli amici di sempre, lontana dal proprio paese. L’amicizia per persone che non hai mai incontrato, ma con le quali ormai condividi la tua quotidianità tramite chat su Facebook e Whatsapp. Me lo avessero detto prima, nemmeno io ci avrei creduto, ma avere un rapporto quotidiano, anche se solo scritto, con donne che vivono le tue stesse difficoltà, ebbene sì, anche quello può essere amicizia. E’ ovvio che non fra tutte sia così, anche sul web vale la legge dell’empatia e dell’antipatia a pelle. Perché si può comunque avvertire tanto di una persona da quello che scrive e da come lo scrive. Indubbio che, chi affronta le tue stesse problematiche da espatriata, ti possa capire spesso molto più a fondo di chi rimane a casa. E che ci si senta maggiormente a proprio agio a confessare difficoltà e stati d’animo senza la paura di venire fraintese. Scrive l’autrice:
“Noi siamo state fortunate a trovarci (di sicuro io sono stata fortunata a trovare voi) e ormai basta una parola e sappiamo che c’è qualcuna in qualche angolo più o meno remoto del pianeta che sa cosa stiamo passando. Questo non vuol dire che uno si lamenti dei sacrifici o delle difficoltà incontrate, ma aver scelto questa vita ovviamente non le rende più semplici, si sa che ci saranno dei momenti migliori e dei momenti che saranno peggiori ma in giro per il mondo, come a casa, affrontare gioie e dolori è più facile con qualcuno accanto che si stringe a te in un abbraccio fisico o virtuale.”
Felice anch’io di far parte di questo bel gruppo di donne expat!
♣ “L’importanza di passare dall’indicativo al condizionale” del blog “La tana africana” dalla Costa d’Avorio
Un’analisi psicologica che trovo bellissima sulla differenza fra il tempo indicativo ed il tempo condizionale. Fra il tempo della certezza, sia che sia passata, presente o futura, ed il tempo della possibilità. Ma anche fra il tempo dell’egocentrismo ed il tempo di una visione più sociale. Fra la centralità dell’IO nel bambino e la necessaria presa di coscienza, crescendo, che ci sono anche gli altri con le loro esigenze. Io vi riporto solo un passo dell’articolo, ma vi prego di leggerlo tutto perché ogni frase meriterebbe una menzione:
“Il condizionale è anche il modo dell’amore, dell’affetto e della stima. Ovviamente non nelle affermazioni, ma nelle decisioni: quando il “vorrei” vince sul “voglio”, la coppia funziona, per dire. Due “voglio” contrapposti fermano la vita, due “vorrei” camminano insieme cercando passi comuni.”
♣ “Lisbona, 30 Aprile 2014″ del blog “Oceantwo” dal Portogallo
Ecco il post che annuncia l’arrivo di uno dei due nuovi nati di cui vi avevo parlato nel TOP Post della scorsa settimana. Un post di una bellezza infinita, sull’amore che mitiga il dolore e sull’amore che non viene sminuito dal dolore. Sulla certezza che non si tratterà di una sostituzione, ma di puro amore. Scrive:
“Non vieni per colmare i vuoti che ha lasciato chi c’è stato prima di te.
Non vieni per prendere il suo posto.
Vieni per Amore.Per guardare, stavolta coi tuoi occhi, i tramonti che tante volte abbiamo già visto insieme.Quegli occhi che immagino da sempre.”Un benvenuto ufficiale quindi al piccolo S.P. Ed anche al piccolo Paolo, annunciato un po’ in ritardo dalla sua mamma, ed alla piccola Lia. Quanti nuovi arrivi nella nostra comunità!!Al prossimo appuntamento e…buona lettura!