MASSIMO GALLETTI
Animals
2) La guerra di Alan 3 di Emmanuel Guibert (Coconino Press) 3) Un uomo è morto di Kris e Etienne Davodeau (Q Press) 4) I quattro fiumi di Fred Vargas e Baudoin (Einaudi) 5) Interni 3 di Ausonia (Double Shot) 6) Blue di Lewis Trondheim (ProGlo Edizioni) 8) Barcazza di Francesco Cattani (Canicola) 9) Wilson di Daniel Clowes (Coconino Press-Fandango) 10) Ciao Ciao Bambina di Sara Colaone (Kappa edizioni) MENZIONE STORICA 2) Un piccolo omicidio di Alan Moore e Oscar Zarate (Magic Press) 3) Stray toasters di Bill Sienkiewicz (BD Edizioni) Al termine della mia Top Ten, avrei bisogno di menzionare fuori classifica un paio di fumetti. Uno è Interiora/e, di Gabriella Giandelli. Essendo già stato per tre quarti pubblicato in precedenti albi spillati è inserito nella menzione storica, e non posso votarlo qua. Ma tra i tanti e ottimi libri italiani dell’anno, dentro e fuori della top ten, Gabriella Giandelli è altro, in lei si percepisce un respiro europeo e in sintonia mondiale, e questo è forse il suo romanzo più aperto e disteso, e il suo racconto più chiaro e narrativo. Ci tenevo a dirlo. Potrebbero interessarti anche :
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Scritto da Valeria Morini
Categoria principale: Le nostre...
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Non è una storia eccezionale, è una storia come tante, e da che mondo è mondo. Non ha un disegno da stordirti, Fior disegna benissimo dal suo primo disegno all’asilo, e anche qui. Ma è una storia raccontata in maniera perfetta, con colori ispiratamente ed italianamente perfetti, con una grammatica interna alle figure raffinatissimamente perfetta, con svisate di sceneggiaturaarabo-norvegesi adorabilmente aggiornate al secolo nuovo. E’ il più bel promo al fumetto europeo da anni. E, sia chiaro, è una gran bella storia!
L’incontro con Emmanuel Guibert a BilBolBul è una delle emozioni più grandi del mio 2010, dentro e fuori il fumetto. E’ un autore enorme perché è una bellissima persona. Col terzo volume de “La guerra di Alan” si chiude il racconto emozionante della vita vera di Alan fumettata da Guibert: una narrazione superba, dettagliata, saggia, emozionante, ampia. Credo che Guibert lo volesse potrebbe trarre narrazioni superbe dalla vita di chiunque. Questo è un primo posto differito, uno dei primi posti anche nel decennio.
Etienne Davodeau è a mio parere l’autore più sottostimato tra i bravissimi pubblicati in Italia, i due libri precedenti erano la sua consacrazione nell’olimpo delle narrazioni-saggi-reportage. Questo è un fumetto-fumetto, stampato da Q Press in b/n formato Bonelli regge il ritmo, l’intensità, il segno, le citazioni, la commozione, gli ideali, dei migliori Ken Parker. E invece è una storia vera. Di dure lotte sindacali. Di artisti al servizio di una causa. Di un futuro che ha ancora bisogno del passato.
Vargas è una grande scrittrice del noir francese, completamente edita in italiano. Baudoin è uno dei grandi del fumetto francese, ancora inedito in Italia nei suoi libri più belli e importanti. Nessuno dei due può essere giudicato da questo libro: Ma da grandi veri autori confezionano lei una degna bella storia, lui sequenze e disegni di altissimo livello a corredo. Dimostrano da grandi professionisti come si coniugano un’operazione editoriale e un fumetto di alta qualità, che regge persino in formato lillipuziano. Un esempio.
Anche solo per averlo scritto composto e disegnato, anche solo per averci provato. Ausonia costruisce una pippa gigantesca in tre volumi sempre più densi complessi e attorcigliati referenziando e autoreferenziando su di un autore stanco di successo che vuole qualità in lotta coi meccanismi editoriali e su se stesso autore in cerca di qualità in lotta con se stesso e col suo editor mentale. E’ eccessivo e ridondante ma è una sfida vinta, l’incastro foto-disegno funziona, non crediate di vivere ad Hicksville senza farci i conti.
Lewis, perdonami, lo so che l’unico genio sei tu, fregatene se ti metto 6 invece di 1, tienimi la posizione a ricordare quante cose può essere il fumetto fuori di qui, tienimela senza parole e senza cover anche a nome di chi insiste a far fumetti a forma di elefante e io non ho numeri anche per loro (Woodring), di chi espressiona macchie oleose in sequenza e io non ho.. (Bruno), di chi mi emoziona con una calligrafia malata e guarita e io non ho..(Corona). Amebe linfe di vita, nell’informe Blue del fumetto ovvio.
Disegnano tutti troppo bene, troppo classici, troppo puliti, troppo allegri questi sopra. O forse è che sono tutti decadentemente e beatamente europei, non sanno, in nordamerica la guerra è vera, il segno si ammala, di colori da favole lisergiche, di bianchi neri sporchi ma narranti, e la mente, si ammala, di ragazzine di carne ciccia, di volgarità sciattamente candide, di un sesso ossessivo che esige la narrazione per farsi metafora, ma calda, di una strada possibile per risvegliarsi veri dentro la crisi..
Se il sesso può essere metafora allora l’Italia è invece fragile come giovani incerti a scoprirsi e a godersi esplorando tra porte scardinate e grotte di mare, equilibrando tra adolescenti impauriti e bisognosi d’aiuto e adulti autocompiaciuti ed autoreferenziali, in un bianco nero incerto quanto quello nordamericano ma sereno ovattato e luminoso quanto un paradiso dimenticato in cui crescere esplorandosi. Cattani ci precede, il primo libro rivela oggi la sua potenza, questo è per il dopo le macerie.
Il libro è comunque bello e importante, Clowes è di un’intelligenza troppo raffinata per sbagliare un colpo: non inserirlo nella decina sarebbe disonesto. Pure, quest’uomo intelligente ma misero che si specchia in questo racconto a tavole autoconclusive, questo Wilson che si autoperdona una vita disaffettiva senza mettersi veramente in gioco, con questo segno tondetto e sciatto che a me sa tanto “Arturo e Zoe”, quest’America ennesimamente saccente ma nemmeno conscia…
Voglio preferire per l’ultima segnalazione un’autrice dall’andamento e dal segno più classico, un incitamento all’ennesimo ottimo libro di un’autrice che proprio grazie a una maggior solidità e duttilità di struttura ha le armi, chissà, per sorprenderci lavorando fuori dai riflettori più appariscenti. E, per intanto, un bel libro, ricordi di immigrazione italiana di breve tragitto (Italia-Svizzera), senza reticenze ma anche ma anche senza lamenti eccessivi, anzi colori e balli, comunque si cresce e si vive, e val la pena ricordare.
I tre titoli che avrei scelto per la menzione storica sono alcuni tra i libri essenziali degli anni ‘80 e ’90 che ancora mancavano in volume tradotti, libri senza i quali le nostre librerie non potevano spiegare come il fumetto fosse diventato definitivamente adulto; libri che, rispetto a qualsiasi menzione storica, si rileggono oggi come nuovi, senza polvere addosso e senza bisogno di note: E non c’è esempio migliore dei Tardi-Malet, nonostante l’edizione sciatta, a vincere è l’obiettiva bellezza del romanzo, l’obiettiva bravura dell’autore.
Io amo questo libro. Questo raro antico Moore che per leggere gli ultimi vent’anni di fine secolo scorso sceglie la storia piccola in cui ognuno di noi (ma il protagonista più di altri), attraverso il suo primo piccolo omicidio, inizia a coltivare il suo cancro personale, quello che lo crescerà cinico e adulto. Che nessuno di voi creda di conoscere Moore senza aver letto “la sua graphic novel”.
Ci sarebbero altri libri nella stessa scia, cito “Casi violenti” di Gaiman-Mc Kean o i le raccolte dei primi Joe sacco. Preferisco il cervellotico ma affascinante “Straytoasters di Sienkiewicz, un po’ involuto ma ancora svettante dopo un ventennio nel tentativo in solitario di un artista del segno di ricreare una grammatica fumettistica dal ritmo free jazz…
Vorrei anche segnalare le vignette di Makkox on line su “Il Post”, a parer mio fumetto, e a parer mio mediamente eccelse come non se ne vedevano da anni..
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