All’ entrata di Palazzo Reale, questa domenica pomeriggio, si poteva scorgere una fila di persone piuttosto lunga che attendeva di entrare. Ad attirare la moltitudine era la retrospettiva su uno dei maestri della fotografia del XX secolo, Robert Capa. La mostra allestita grazie al patrocinio del Comune di Torino celebra, in occasione del centenario dalla nascita, quello che è stato definito dalla prestigiosa rivista inglese Picture Post “Il migliore fotoreporter di guerra nel mondo”.
E’ facile individuare nel tema bellico il filo rosso che lega le sue opere. Capa, infatti, seguì da vicino cinque guerre. Iniziò come fotoreporter durante la guerra civile spagnola, proseguì la sua carriera testimoniando con i suoi scatti la resistenza cinese all’invasione giapponese, la seconda guerra mondiale e ancora il primo conflitto arabo-israeliano e quello francese in Indocina, durante il quale rimase ucciso da una mina antiuomo a soli 40 anni.
Ogni singolo scatto di Capa colpisce per il modo in cui riesce a comunicare, efficacemente, i sentimenti che i soggetti stanno provando o l’atmosfera che avvolge una determinata situazione. Le immagini catturate dal grande fotografo raccontano i momenti più bassi e meschini della guerra, ma anche i suoi lati positivi, come la forza e la dignità ammirevoli dei sopravvissuti, che riescono ad andare avanti nonostante tutto.
Benché Robert Capa sia un fotoreporter di guerra, sono presenti anche fotografie di personaggi famosi – da Picasso a Hemingway, da Matisse a Ingrid Bergman- che illustrano le sue grandi qualità come ritrattista, dimostrando che non può essere etichettato semplicemente come fotografo di guerra.
Articolo di Giulia Bonaudi.