Torino Jazz Festival 2015. Come on, swing it!

Creato il 29 aprile 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Voglia di jazz? Count down per la quarta edizione del Torino Jazz Festival

«In genere, il jazz è sempre stato come il tipo d’uomo con cui non vorreste far uscire vostra figlia» (Duke Ellington). Così Duke Ellington, uno dei più importanti compositori di tutta la storia del jazz, ha provocatoriamente definito questo genere musicale che con il ritmo e l’improvvisazione fa vibrare le corde dell’animo di tutti gli appassionati.

Anche quest’anno Torino è in trepidante attesa di ospitare la quarta edizione del Torino Jazz Festival che si svolgerà dal 28 maggio al 2 giugno. Numerosi artisti animeranno con la loro musica le strade, le piazze, i cortili dei palazzi, la Mole Antonelliana e i teatri nuovi e storici della nostra città, che rivela tutto il suo fascino e la sua magia con l’avvicinarsi dell’estate.

Sei giorni all’insegna del jazz

«Il Torino Jazz Festival 2015 sarà una grande rassegna che ridisegna la città», spiega il Direttore artistico del Festival Stefano Zenni, «un’occasione unica per conoscere la sua ricchezza storica e artistica attraverso il ritmo del jazz».

Un affascinante connubio tra luoghi, storia e musica: questo lo spirito che contraddistinguerà il Torino Jazz Festival, inaugurato con Sonic Genome. All’interno del suggestivo Museo Egizio, recentemente riaperto al pubblico nella sua interezza, settanta musicisti guidati da Anthony Braxon suoneranno per otto ore fino alle due del mattino. Si tratta di una sperimentazione live dai risultati imprevedibili, guidata da uno dei maestri del jazz del nostro tempo.

Gli eventi procedono il 29 maggio con l’esibizione, sotto le stelle di Piazza San Carlo, del musicista sudafricano Ramapolo Hugh Masekela, autentico virtuoso dalle numerose collaborazioni (che in alcuni casi esulano dal mondo del jazz, basti pensare all’esibizione con gli U2 a Johannesburg), conosciuto anche per il suo impegno politico contro l’apartheid. Il concerto di Hugh Masekela, pur essendo il principale, non sarà certo l’unico ad animare la giornata. Il suggestivo Jazz Club di Torino, un luogo magico che ci riporta all’atmosfera della Jazz Age magnificamente descritta nelle opere di Francis Scott Fitzgerald, ospiterà il Terell Stafford Quartet per rendere omaggio ad Art Blakey, della cui morte quest’anno ricade il quindicesimo anniversario.

Il sabato del Festival vedrà protagonisti due eventi principali. All’auditorium Rai alle ore 18 avrà luogo, in una connessione ideale con l’ostensione della Sindone, la “Passione secondo Matteo”, ambizioso progetto di James Newton, che si propone di dare una propria versione musicale delle scritture evangeliche combinando la tradizione musicale di inizio Novecento, le sperimentazioni più recenti e l’anima afroamericana dello spiritual e del blues. L’esibizione vedrà la partecipazione dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio. Alle 21, invece, i riflettori punteranno verso piazza San Carlo per la Trumpet Night: la proiezione del film “Il sorpasso” sarà accompagnata da una rielaborazione live della colonna sonora ad opera di Fabrizio Bosso, accompagnato dal quattro volte vincitore del Grammy Award Randy Brecker e dalla Monday Orchestra, orchestra milanese diretta da Luca Missiti.

Photocredit: Luigi Ceccon

Saranno due gli ospiti principali di domenica 31 maggio: Ron Carter e Shibusa Shirazu. Carter si esibirà al teatro Colosseo con Russell Malone e Donald Vega, mentre il gruppo giapponese, il cui nome si potrebbe tradurre con “non essere mai cool”, suonerà in piazza San Carlo con un esplosivo spettacolo di piazza tra musica, circo, teatro e danza. Si prevede un’esibizione colorata, vivace, originale non solo dal punto di vista della musica ma anche da quello della scenografia e della contaminazione con altre forme d’arte.

Lunedì 1 giugno il centralissimo teatro Carignano verrà riscaldato dalle note del sassofonista David Murray e dell’italiana Lydian Sound Orchestra di ispirazione davisiana, fondata e ancora oggi guidata da Riccardo Brazzale. L’orchestra ha presentato nel 2014 le musiche di “The black saint and the sinner lady” di Charles Mingus, in una commistione di musica e danza grazie alla collaborazione della compagnia Abbondanza/Bertoni. Piazza San Carlo, invece, risuonerà di ritmi sudafricani e cubani con l’esibizione del quartetto guidato da Omar Sosa, autore di un’esperienza musicale che mischia le tradizioni afro-cubane a hip-hop ed elettronica.

La giornata conclusiva del Torino Jazz Festival coincide con la festa della Repubblica. Ed è per festeggiare entrambi gli eventi che artisti acclamati calcheranno i palchi della città, in un susseguirsi di performance imperdibili. Alle ore 16 da piazza Castello a piazza San Carlo sfilerà la Girlesque Street Band, unica street band italiana composta da sole donne. Molto attesa è l’esibizione della Juilliard Jazz School. La celebre scuola americana condurrà durante i giorni del Torino Jazz Festival un workshop, che culminerà con l’esibizione nella giornata finale. Saranno sul palco il giovanissimo professore della Juilliard James Burton III e, come ospite speciale, Emanuele Cisi, sassofonista torinese e ideatore del progetto.

Per il resto della serata saranno molti gli artisti ad avvicendarsi sul palco di piazza San Carlo. All’esibizione della Juilliard School seguirà quella dell’eclettico John De Leo, che porterà in scena “Il grande Abarasse”, concept album sul tema della convivenza tra i vari abitanti di un condominio. Seguirà Francesco Bearzatti, con un progetto che unisce l’omaggio a Thelonius Monk, genio del jazz, ai grandi pezzi rock degli ultimi decenni. Alle 21 sarà la volta di Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, che con la Torino Jazz Orchestra ripercorreranno i grandi successi italiani. A concludere la serata ci penserà una band che non ha bisogno di alcuna presentazione, arcinota com’è sia ai grandi appassionati che ai semplici curiosi: The Original Blues Brothers Band. Una conclusione grintosa in una cornice eccellente come quella del “salotto di Torino”.

TJF Fringe: un festival nel festival

Agli eventi principali delle varie giornate si unirà il programma della sezione Fringe curata dal contrabbassista jazz Furio di Castri, area sperimentale del Torino Jazz Festival, i cui eventi si concentreranno principalmente nel cuore pulsante di piazza Vittorio. La musica risuonerà dalle Night Towers della piazza e dai tanti locali dei Murazzi, Torino un po’ come Berlino, in concomitanza del gemellaggio tra le due città, il fiume Po una suggestiva eco della Sprea. Oltre a questo, saranno numerosi gli appuntamenti che esulano dal tema musicale ma che sono comunque legati al jazz: numerosi i film proiettati e i libri presentati, così come le divagazioni che si avvicinano al cibo e alla tradizione enologica. Un festival a tutto tondo, insomma, un’occasione unica in Europa per scoprire musica mai udita prima, che mescola i generi con danza, arte, cinema, libri e che non si concentrerà in una sola location ma animerà le vie di una città che si fa sempre più attiva, multiculturale e viva.

Photocredit: Giorgio Violino

La celeberrima frase di Duke Ellington recita: «It don’t mean a thing (if it ain’t got that swing)». E Torino quello swing lo attende!

Gloria Guerinoni – Martina Terrazzano

Tags:fringe,Furio di Castri,Jazz,Jazz Club,Stefano Zenni,Torino Jazz Festival

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