Terminata la complessa operazione dell’imbalsamazione, il corpo veniva posto nel sarcofago. Come ho scritto la volta precedente, inizialmente i corpi venivano posti in grossi recipienti di argilla oppure in ceste di fibre vegetali intrecciate. Anche la posizione dei corpi doveva seguire un determinato rituale: le salme in posizione fetale, ricoperte da pelli o stuoie di fibra intrecciata, posavano il capo su un cuscino di paglia con il viso rivolto ad ovest.
Con le tecniche di imbalsamazione e l’eviscerazione si rese necessario usare la posizione distesa. Si usarono quindi le casse di legno, rozze e squadrate e solo più tardi assunsero la forma tuttora conosciuta di tipo antropoide. Sembra strano, ma all’inizio i sarcofagi più pregiati erano quelli di legno, in quanto questo materiale era di difficile reperibilità. I legni più usati erano il sicomoro, l’acacia ed il tronco di palma, e col proseguire del tempo si iniziò ad importare l’ebano dai paesi del sud oppure abete rosso e cedro dal Libano. (nb: nella seconda fotografia in basso a destra un paio di sandali praticamente identici alle infradito che si usano ancora oggi)
Molto più avanti si incominciò ad usare la pietra (granito, basalto, calcare, scisto od alabastro). Infine, col decadere della civiltà egizia, i sarcofagi ritornarono ad essere plasmati in materiali meno nobili, quali il “cartonnage”, ossia una miscela di stucco e papiro.
Il termine greco sarcofago significa letteralmente “mangiatore di carne”, in quanto il corpo veniva trasformato dalla mummificazione, ma gli Egizi lo chiamavano invece “il signore della vita” in quanto lo consideravano come la “casa” del defunto che gli consentiva il passaggio nell’Aldilà. Ecco perché all’interno della sepoltura venivano posti anche oggetti di uso quotidiano, come vasellame contenente cibarie, bevande, cosmetici.
Le prime casse erano grezze, poi all’altezza della testa vennero disegnati degli occhi che dovevano consentire al morto di guardare al di fuori mantenendo il contatto con l’esterno; successivamente arrivarono le decorazioni che divennero sempre più complesse e colorate, raffiguranti non solo le fattezze del defunto, ma anche animali deificati, la barca di Anubi che trasportava il defunto ed altri riti sacri.
Dapprima i sarcofagi vennero decorati solo esternamente: quelli femminili riportavano volti con voluminose parrucche, quelli maschili le barbe, che in un certo qual modo “deificavano” il defunto, e lo identificavano con Osiride, indicando che era stato imbalsamato secondo tutte le regole ed era pronto per l’ultimo passaggio.
Più alto era il rango del defunto, migliori erano le decorazioni, spesso color oro, particolarmente ricercato.
All’interno poi si trovavano scritte che ricordavano offerte di cibo e bevande ed altre formule sempre riferite al culto dei morti.
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