Nel 1906 l’egittologo Ernesto Schiaparelli ebbe la fortuna di ritrovare una tomba praticamente integra: era quella di Kha, (qui sotto la statua che lo raffigura)
architetto della necropoli del faraone Amenhotep III, e di sua moglie Merit. La moglie premorì al consorte e si suppone che egli le abbia destinato il sarcofago in cui lui doveva essere conservato, in quanto la misura della salma non è proporzionata a quella della cassa. Merit fu sepolta con varie cassette contenenti corredo sia personale, quali tuniche e biancheria intima, che per la casa, come lenzuola, coperte e vasellame.
Ma tra gli oggetti rinvenuti nella tomba si trovava anche un vasto assortimento di prodotti per il trucco, contenuti in vari piccoli contenitori, pinzette per depilarsi, rasoi e la sua parrucca, in capelli veri, ancora impregnata degli unguenti che servivano a profumarla.
Ciò dimostra la grande attenzione che prestavano gli Egizi alla cura del corpo ed all’igiene. Anche il marito, in virtù della professione che esercitava, fu sepolto con alcuni attrezzi del mestiere, degli strumenti di misura (cubiti), uno dei quali donatogli dal faraone e contenuto in un astuccio ricoperto d’oro con varie iscrizioni, ma anche una sorta di scacchiera che serviva per un gioco di quel periodo, oltre naturalmente i vasi canopi, cibarie e una copia delle iscrizioni del Libro dei morti ed altre immagini relativi ai riti funebri.
Inoltre c’erano pure arredi, quali sgabelli, tavolini, sedie e letti con il relativo poggiatesta ed una rete di fibre intrecciate che conteneva ancora dei frutti.
I sarcofagi dei due sposi erano differenti: in legno di cedro dorato quello di Kha, in legno decorato più semplicemente quello della moglie.
In altre tombe invece furono trovate anche statuette raffiguranti persone intente alle attività quotidiane e di vari schiavi, che dovevano servire i defunti nell’aldilà, nonché vari oggetti che potevano essere utili al defunto. Una particolarità appare dalle statuette delle coppie, che appaiono sempre sedute assieme,a significare la grande importanza e libertà di cui godevano le donne nell’antico Egitto. Solitamente l’incarnato maschile era più scuro, in quanto lavorava all’aria aperta, mentre quello femminile era più chiaro, un po’ perché la donna era dedita ai lavori domestici, un po’ per il trucco a base di biacca che veniva usato all’epoca.
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