“C’è da augurarsi che seguano le dovute serie conseguenze alle gravissime calunnie pronunciate oggi nel corso del processo per gli scontri avvenuti in Val Di Susa nell’estate del 2011. Tentare inutilmente di difendere l’ingiustificabile violenza perpetrata in quei giorni puntando ingiustamente e vigliaccamente il dito contro i soliti ‘cretini’ delle Forze dell’Ordine che rischiarono le proprie vite, non solo non giova in alcun modo alla causa di chi non ha avuto remore a violare la legge, ma non fa che rendere ulteriormente l’idea della mentalità che anima certi soggetti che si nascondono dietro a finti propositi solo per sfogare la propria rabbia e la propria insofferenza verso l’ordine costituito”.
E’ questo il duro commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, alle notizie di stampa diffuse oggi a proposito del maxi-processo che si sta svolgendo a Torino a carico di 53 No Tav coinvolti negli scontri in Valle di Susa dell’estate 2011. L’udienza è stata dedicata alle arringhe degli avvocati e Claudio Novaro, il primo dei difensori che ha preso la parola, secondo quanto riportato dai media avrebbe detto, senza mezzi termini, che in quei giorni “abbiamo avuto un campionario di comportamenti scorretti da parte delle forze dell’ordine”, avrebbe poi citato più volte l’articolo del codice penale che giustifica “la reazione legittima a un atto arbitrario dei pubblici ufficiali”, insistendo a parlare di “lanci fuori protocollo di lacrimogeni anche ad altezza d’uomo”, di “intemperanze dei poliziotti”, di Appartenenti alle Forze dell’Ordine che “scagliavano sassi” sui manifestanti. Il legale ha aggiunto poi che senza un’analisi del contesto “non è possibile capire” né l’andamento né il significato degli scontri in Valle di Susa dell’estate 2011 e “la rabbia e la frustrazione di quelle giornate”.
“Il risultato dell’analisi del contesto di quei giorni orribili – replica Maccari – sono le devastazioni ed i feriti lasciati tutt’attorno dall’illegalità insita nell’atteggiamento di chi ritiene sia lecito lasciare che rabbia e frustrazione sfocino nella violenza. Se anche fosse vero che chi si è reso protagonista di quei gravissimi assalti lo ha fatto perché fermamente convinto di difendere una giusta causa, non per questo potrebbe essere giustificato, perché chi viola la legge commette un reato, sempre e comunque. Non c’è protesta che possa legittimare l’uso della violenza. E non c’è difesa che possa basarsi su contro-accuse infamanti e fasulle contro chi, suo malgrado, è rimasto a fare il proprio dovere rischiando la pelle al servizio di quello Stato che altri stavano combattendo”.