Tre agguati importanti nel giro di due settimane sono un campanello d’allarme sonoro in quel di Napoli. La situazione all’interno della Camorra sta cambiando e il rischio di una nuova, sanguinosa, faida interna è tangibile.
Il 23 agosto Gaetano Marino, detto moncherino perché senza mani in seguito a un attentato bombarolo finito male negli anni ‘90, viene assassinato sulla spiaggia di Terracina. Fratello di Gennaro “McKay” Marino, boss di primo piano ora detenuto, gestiva lo spaccio nelle Case Celesti. Sei giorni dopo è il turno di Gaetano Ricci. Ieri è stato ucciso Raffaele Abete, fratello di Arcangelo, in carcere, che con i Nettuno e gli Abbinate è il leader degli scissionisti, la fazione che nel 2004 sconfisse il clan Di Lauro.
Il nuovo che avanza è il clan di via Vanella Grassi, detto anche dei “girati” che si sta rivoltando contro gli scissionisti. I tre omicidi sono frutto di un botta e risposta: Marino e Ricci si erano avvicinati al clan di via Vanella Grassi e sono stati freddati dagli scissionisti. La vendetta dei girati è arrivata con l’uccisione di Abate.
La prima faida di Scampia-Secondigliano aveva lasciato per le strade 70 cadaveri in un’escalation impressionante di violenze, in cui erano stati coinvolti anche degli innocenti, completamente estranei alla Camorra. Gli omicidi nella zona di Napoli per ora vengono ritenuti sotto controllo: 40 dall’inizio dell’anno, considerati “fisiologici” visto che in città ci sono circa 80 clan di camorra, continuamente in competizione.
La zona teatro della faida è quella tra Scampia e Secondigliano: ci risiedono 120 mila abitanti. Un’area ambita poiché lo spaccio di eroina e cocaina frutta più o meno 50mila euro al giorno. Questo il “premio” che spetterà al vincitore della nuova faida.
Uno dei boss della zona che si sentiva in pericolo si è consegnato alla Giustizia e ha preferito collaborare piuttosto che finire in una bare. Dalle sue rivelazioni si saprà di più circa la lotta che sta andando in scena nei quartieri più degradati di Napoli.
La guerra tra i clan è nel DNA della Camorra napoletana: non c’è mai stata una struttura unitaria e verticistica come nella mafia siciliana, nessuno così influente da poter imporre una pax criminale, nessuna camera di compensazione in cui affrontare e risolvere i problemi. L’unica soluzione sono sempre stati i ferri.
L’equilibrio, dopo la faida del 2004, è stato rotto anche da una serie di arresti eccellenti di capiclan e sottocapi che nel frattempo avevano tenuto sotto controllo lo spaccio. Venuti a mancare loro, i più giovani hanno iniziato a mettere in discussione la gerarchia, a colpi di pistola e kalashnikov.
Il Ministro Cancellieri da un lato plaude l’indubbiamente encomiabile lavoro delle Forze dell’Ordine, dall’altro invita a fare di più per la tutela del territorio. È doveroso iniziare a lavorare per estirpare le radici del problema, ovvero il consumo e il traffico di droga, la cui eliminazione toglierebbe linfa alle organizzazioni criminali.
Fonte: Corriere della Sera, Messaggero