Torna la luce in casa Merli, un passo avanti

Creato il 15 giugno 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

La diffida ha avuto effetto: i servizi sociali del Comune di Cremona hanno accolto entro le 48 ore la richiesta di ripristinare il minimo vitale a Sandro Merli, uno dei molti residenti delle case popolari cui sono staccate le utenze. L’impegno acqua pubblica del Cremonese ha ottenuto un altro risultato, nel quadro però di una battaglia civile che richiede straordinario impegno e solidarietà. Merli ha reso noto il proprio caso personale: ve ne sono tuttavia molti. Comune, Aem, Aler e cittadini stessi sono chiamati ad attivarsi e intendersi in circostanze eccezionali. Sembra incredibile, eppure grazie al teleriscaldamento la vita in un alloggio Aler ha costi insostenibili per chi ha diritto a una casa popolare. Il teleriscaldamento è gestito dall’Aem, il Comune assegna gli alloggi, la gestione delle case è dell’Aler, e le Politiche sociali municipali sono in difficoltà economica.
Sandro Merli rappresenta un paradosso burocratico: è seguito infatti dai servizi sociali da ben 12 anni. Egli stesso vuole un’opportunità di lavoro, non assistenza, né vuole gravare sulla comunità:
“Quanto sono costato al Comune in 12 anni? – afferma egli stesso – Come mai dopo tutto questo lavoro dei servizi sono ancora in una condizione di dipendenza? Sarebbe stato meglio un progetto mirato sulla persona. Sarebbe stato meglio sostenere l’inizio di un’attività”.
È una riflessione di metodo. I casi personali sono singolari e diversi, tuttavia l’assistenza deve durare all’infinito o ha l’obiettivo di rendere autonome le persone, quando è possibile.
Il meccanismo burocratico nasconde insidie: “Sono stato seguito da un’assistente sociale dirigente di secondo livello, assunta a contratto – aggiunge Merli – la quale ha svolto una gran mole di lavoro, pagata a prestazione: un incontro mensile della durata di un’ora, una mail una telefonata… Molti interventi. Erano però provvedimenti tampone e io sono rimasto al punto di prima, senza un progetto di reinserimento sociale. Nei Paesi nordici la pressione fiscale è alta ma i servizi funzionano, qui rischiano di diventare un affare sulla pelle delle persone”.
Ci sarebbe molto da discutere: ci sono anche genitori in difficoltà i cui figli vengono dati in affido non per due anni, ma anche per sei! E con costi pesanti a carico dei Comuni. E non mancano le proteste, come a Crema.
Sandro Merli da parte propria si batterà perché non siano tolti i contributi necessari alla salute: è infatti invalido al 75% dal 2009.
Qui sotto la risposta dei servizi sociali alla diffida inviata da Merli, che ora, con l’aiuto del comitato acqua pubblica del Cremonese, chiederà di staccarsi dal teleriscaldamento.

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