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"TORNANDO A CASA PER NATALE" un film di Bent Hamer

Creato il 04 gennaio 2011 da Peterpasquer
Non è il solito film natalizio, iperglicemico, con tanto di doni, bambini allegri e risapute lodi alla bontà. "Tornando a casa per Natale" racconta la solitudine, l'emarginazione, l'ipocrisia e il difficile rapporto con gli altri in un giorno speciale solo per convenzione. Diretto da Bent Hamer, il film alterna, e in un caso intreccia, alcune storie ispirate ai racconti di Levi Henriksen. Due adolescenti di differente etnia che passano la notte ad ammirare costellazioni, un barbone ospite di una vecchia amica, un padre che per riabbracciare i propri figli è costretto a travestirsi da Babbo Natale, un medico in crisi coniugale che aiuta una giovane coppia a far nascere il loro bambino, un triangolo amoroso in età matura, la vecchiaia. Sei racconti di Natale (in realtà sette di cui due fusi in uno, quello del medico con la giovane coppia), ambientati nel freddo della medesima cittadina norvegese e che sembrano rappresentare sei diversi natali per ogni momento della vita, alternando passaggi malinconici e drammatici, ad altri più leggeri, guarniti di un'ironia sottile, cinica. Cinema di sentimenti ma non sentimentalista, in equilibrio non sempre perfetto sul filo che separa la morale dal moralismo. Cinema sobrio, negli intrecci, nella messinscena, quanto nell'uso della colonna sonora davvero poco didascalica e, per questo, partecipe all'atmosfera del film più a livello drammatico che tematico. Un'opera fatta di premesse e sviluppi non sempre compiuti, fatta di silenzi e gesti incorniciati da inquadrature fisse, di sguardi poggiati su un fuoricampo incerto e carico di speranza, proprio come il domani di ciascun personaggio.E allora peccato non averli approfonditi tutti a dovere, peccato non aver affondato i denti nel succulento corpo del Natale per attaccarne luoghi comuni e stereotipi, peccato aver peccato di personalità ed essersi attenuti a un copione fin troppo controllato e poco propositivo sul piano visivo. La sensazione è quella di aver partecipato a un banchetto elegante, gustoso, ricco di portate dal quale ci alziamo, tuttavia, con un certo languore.I racconti si avvicendano in modo coerente ma alimentando un interesse che sbiadisce quasi sempre su un finale troppo sospeso o poeticistico (vedi l'episodio con la coppia di kossovari – moderna Sacra Famiglia – davanti all'aurora boreale, l'epifania del confine tra il passato e il futuro...) oppure, ancora, su un finale spiegato in poche battute e a titolo informativo (l'episodio del barbone).E' come se la morale di fondo mancasse di peso o evitasse di affondare i colpi migliori. Come se il regista temesse d'appesantire il tutto con la propria presenza autoriale perché già sicuro d'aver delegato al finale circolare (“armato” di flash-back...) la consegna del “messaggio” utile allo spettatore.Peccato davvero. Perché, scartando questa lieve timidezza in sede di scrittura e di regia, “Tornando a casa per Natale” avrebbe avuto tutti i presupposti per essere ricordato come uno dei titoli più interessanti nell'ambito della filmografia natalizia.

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