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Toro Seduto

Creato il 21 aprile 2011 da Silvanascricci @silvanascricci

Io ho avuto un’infanzia un poco particolare, fino ai dieci anni non sono vissuta con i miei genitori, non pensate neppure per un attimo a collegi simili a lager, a situazioni dickensiane di fanciulle abbandonate in balia di sadici e bruti tutori.

Ho, invece, avuto un’infanzia molto serena, tranquilla, affettuosa sui monti dell’Appennino tra l’Emilia e la Toscana.

E la serenità, l’allegria, l’affetto li ho avuti grazie a Toro Seduto.

Sono stata cresciuta dalla sorella di mia madre e suo marito, Toro Seduto, appunto.

Uno degli uomini più buoni che io abbia conosciuto, tenero come solo i forti sanno essere, dolce come solo i buoni possono, comprensivo come solo chi conosce le regole deve.

Dopo i dieci anni sono tornata a vivere con i miei, ma con Toro Seduto ho continuato a trascorre le estati, le vacanze e tutti i periodi liberi dalla scuola.

Poi, con i miei vent’anni, o giù di lì, gli incontri si sono diradati, sono divenuti meno frequenti, senza che, mai, mi fosse rimproverato l’allontanamento perchè Toro Seduto ha sempre saputo che bisogna andarsene per crescere.

Da questa mattina Toro Seduto non c’è più, non ci sarà più lo sguardo dolce e malizioso dei suoi occhi verdastri; non avrò più il buffetto sulla guancia tutte le volte che ci salutavamo, non avrò più la possibilità di scompigliare i bianchi capelli curati e morbidi.

Non avrò più modo di divertirmi quando rivolto alla moglie brontolona diceva: “Rita!…” in un misto di amore e dispetto assieme ad uno sbuffo di fiato.

Non potrò più avere la possibilità di tirargli, dolcemente, i baffi e di vedere il suo buffo modo di scostarmi, sorridendo, la mano.

Non avrò neppure più l’occasione di farmi consolare delle eventuali mie malinconie (o mie coniglie, come le ha sempre chiamate).

Avrò però, ancora, l’opportunità di ricordare le estati al mare, le risate mentre andavamo a prendere l’acqua alla fonte di Zaccanesca, di ricordare tutte le volte che si arrabbiava quando io e Betta non tornavamo in casa dal cortile e si sgolava per chiamarci, di tutte le volte che mi ha difeso da tutto e da tutti.

E soprattutto avrò per sempre il ricordo dell’ultima sera che abbiamo passato insieme prima che andassi a vivere altrove, seduti sulla poltrona di raso verde della camera da letto, io bambina piccola e spaventata da un nuovo avvenire e lui, uomo grande e grosso che mi diceva, con un grumo di emozione in gola, che saremmo sempre stati insieme anche se divisi, che mi avrebbe sempre voluto bene e che sarei potuta tornare tutte le volte che avressi voluto, ha tenuto la mia mano di bambina nella sua per tutto il tempo che ne ho avuto bisogno.

E sono sempre tornata, tutte le volte che ho voluto e lui è sempre stato lì.

Ora questi ricordi, però, non mi confortano e continuo a piangere.

Mio padre e Michele questo hanno avuto in comune: se ne sono andati in punta di piedi, con la stessa leggerezza e discrezione con cui hanno vissuto.

Grazie per avermi voluto bene, e tanto.

Addio Toro Seduto, è stato bello vivere con te.



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