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Torta al cioccolato ottima

Da Enricogrz
ἐὰν μὴ ἔλπηται, ἀνέλπιστον οὐκ ἐξευρήσει, ἀνεξερεύνητον ἐὸν καὶ ἄπορον Eraclito, Frammento 18 - in Clemente Alessandrino, Stromata Libro Secondo, Capitolo quarto
Quanto vedremo ora è direttamente legato alla ricetta precedente. Quanto sentirete qui non lo troverete nei libri di cucina perché è frutto di speranza ed esperienza.
Negli antichi tempi dell’arte
i costruttori lavoravano con la massima cura
ogni parte minuscola e riposta,
perché gli dèi vedono ovunque.
(1)
Procedura ottima per la torta al cioccolato
Per prima cosa, al punto 2) della ricetta precedente è fondamentale non mettere il lievito. Temetelo come la morte. Tenete le bustine chiuse in cassaforte per evitare la tentazione e non pensate parole che inizino per èlle o vagamente consonanti: rischiereste di cedere, mettendo il lievito insieme alla fecola, così rovinando il senso di tutto. Quando arrivate al punto 4), fate prima una cosetta: con circospezione chiudete le veneziane della cucina, mandate i bimbi a giocare in giardino, staccate il telefono. A quel punto, per unire il composto alle chiare, provate ad usare lo sbattitore automatico. Io non vi ho detto niente. Voi provate. Dopo un minuto sibilate: “S’è smontato tutto, perlamiseria”. Staccate la spina, fischiettate, mettete le fruste sotto l’acqua. Pensate con amore ai bimbetti in cortile, rallegratevi per il fatto che tutto questo lo sappiamo solo voi ed io, aprite le veneziane canticchiando qualcosa di Max Gazzè.
Prendete la tortiera con dentro la vostra creatura e portatela all’aria aperta per qualche secondo. Sarebbe buona cosa che, prima di uscire, passaste per un gabinetto, sempre ovviamente con la tortiera in mano. L’ideale è avere in casa un gabinetto che vi permette di uscire dalla finestra e di raggiungere un forno, passando per un’area all’aperto, ombreggiata, a una temperatura sui 25 gradi Celsius. Lo so, non tutti sono così fortunati, e non sempre il clima è lo stesso. Ma qui stiamo parlando della torta ottima: mal che vi vada, col compromesso ne otterrete una sub-ottima.
Arrivati al forno, infornate con paciosa fiducia
Dopo 15 minuti, aprite il forno urlando.
Tirate fuori la torta con gli occhi sbarrati.
Mescolare bene a quattro mani(2), disintegrando la superficie già solidificata, aggiungendo il lievito a poco a poco, finché non l’avete messo tutto.
Prendete la torta e guardatela come un genitore guarda il figlio gracilino che parte per la guerra.
Chiudete il forno, con ritrovata, paciosissima fiducia.
(No, non ho le fotografie perché non ho fatto in tempo a scattarle – se la sono mangiata subito).



Note estese
(1) È una quartina di Longfellow da “I Costruttori” (“The Builders”). L’originale fa così: “In the elder days of Art, / Builders wrought with greatest care / Each minute and unseen part; / For the Gods see everywhere.” E in ciascun verso risuona un monito che fa arrossire il nostro tempo, per quella parte che ancora sa provare vergogna, a fare bene il visto quanto il non visto, a che quanto costruiamo, “architetti del Destino” tra “le mura del Tempo”, sia degno della visita di un Dio - perché nulla di nascosto alla vista resterà tale per sempre.
(2)C’è una bella differenza tra amico e compagno. Così come mi rattristo per chi non trova un coniuge, cioè una persona che condivida lo stesso giogo, e lo rimpiazza con un compagno, che condivide il pane finché c’è, illudendosi che questa sia una bella cosa, così mi dispiaccio per chi crede di avere molti amici soltanto perché accettano con belle parole le torte per loro preparate. Potrebbero non solo non essere amici, ma essere a malapena dei compagni, in quanto i veri compagni, finché c’è, almeno il pane lo condividono, non è che ringraziano e se lo tengono. È saggezza biblica quella di non fidarsi del primo che fa il carino:
Se intendi farti un amico, mettilo alla prova; e non fidarti subito di lui. (Sir. 6,7).Un amico, specialmente se è donna, le torte non ve le chiede. Ve le fa, o le fa con voi. Piange con voi quando dopo il grande entusiasmo la torta si deforma e ammoscia; quando si crepa; quando si rovina nelle azioni di trasferimento o vi cade per terra, quando uno dei due si accorge troppo tardi di aver dimenticato un ingrediente non secondario in un altro paese. Vi aiuta, dopo, a togliere il cioccolato dalle sedie; le uova dalle pareti; il sangue dal pavimento (a volte essere in due in cucina è irritante se c’è chi ha l’abitudine di lasciare le ante aperte). Infine, gioisce con voi quando tutto va liscio o anche quando c’è solo da accontentarsi nella speranza di torte migliori, a venire.
In breve, occorre diffidare dei mangiatori a sbafo almeno quanto dei già sufficientemente temibili "compagni", perché
Il compagno si rallegra con l'amico nella felicità,
ma al momento della disgrazia gli sarà ostile.
Il compagno soffre con l'amico per ragioni di stomaco,
ma di fronte al conflitto prenderà lo scudo.
(Sir. 37,4-5)



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