81 i paesi, di cui 7 membri del G20, che non hanno ratificato lo Statuto della Corte penale internazionale. Almeno 111 quelli in cui si sono verificate torture e soprusi.61 ipaesi responsabili e ancora impuniti. Processi iniqui in almeno 55 paesi. Almeno 96 quelli in cui la libertà d’espressione è stata sottoposta a restrizioni. In almeno 48 paesi sono stati incarcerati prigionieri di coscienza. Condanne a morte hanno avuto luogo invece in almeno 18, mentre in 56 sono state emesse.Ecco i numeri di Amnesty International, organizzazione internazionale per i diritti umani, che ha presentato ilRapporto 2010in cui denuncia violazioni in 159 paesi, nel 2009. Molti i progressi concreti a livello di giustizia globale ma ancora pesanti le “falle”, causate soprattutto “da quei governi potenti, in particolare Washington, Mosca e Pechino, che stanno bloccando i passi avanti della giustizia internazionale, - ha sottolineato Christine Weise, presidente della Sezione italiana - ponendosi al di sopra delle norme sui diritti umani, proteggendo dalle critiche gli alleati e agendo solo quando politicamente conveniente”. In primis, Amnesty International ha rivolto un appello al G20 chiedendo a paesi come USA, Cina e Russia di aderire allo Statuto di Roma e riconoscere al più presto la Corte penale internazionale (CPI). Velo nero sull’Italia, che all’interno di un’analisi globale, è emersa come “un paese pieno di lacune”, con circa 90 raccomandazioni alle spalle per la violazione dei diritti degli immigrati, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Proprio a gennaio, il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria ha criticato il nostro Paese per i centri di identificazione ed espulsione. “Gli sforzi delle autorità per controllare l’immigrazione hanno messo a repentaglio i diritti di migranti e richiedenti asilo”, si legge nel rapporto. “E’ in vigore il reato di clandestinità - ha spiegato Giusy D’Alonzo, responsabile dello studio per la situazione italiana, - che allontana l'immigrato dalle istituzioni al punto che se è testimone o subisce un reato, non può denunciarlo. C’è una politica di respingimenti come quella con la Libia, che non tiene conto della questione dei diritti umani. Sono anni che solleviamo l’attenzione sui rapporti diplomatici fra Italia e Libia. Nulla si sa delle 800 persone che sono state riconsegnate alla Libia”. La violazione dei diritti per lo straniero non è comunque limitata all’Italia, Amnesty infatti ha denunciato una forte esplosione di xenofobia e razzismo in tutta Europa. Denunciata anche la mancanza di norme specifiche contro il reato di tortura, “sono pervenute frequenti denunce di tortura e altri maltrattamenti commessi da agenti delle forze di polizia, nonchè segnalazioni di decessi avvenuti in carcere in circostanze controverse”, ha sottolineatoAmnesty. “L'Italia, infatti,a distanza di 20 anni non ha ratificato la Convenzione Onu contro la tortura”. Ritratto triste diun paese tragicamente smarrito.
©Alessia Arcolaci(Confronti)
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