Tossicodipendenza, depressione e funzioni esecutive

Da Psychomer
by Concetta Maffione on ottobre 5, 2012

La dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti rappresenta oggigiorno un fenomeno in crescente aumento, soprattutto tra i giovanissimi. Spesso la scarsa informazione ed i luoghi comuni ci portano a pensare che l’uso di sostanze d’abuso sia solo un brutto vizio e che smettere sia possibile. Purtroppo non è proprio così: l’uso prolungato ed eccessivo di alcol e/o di sostanze stupefacenti aumenta le probabilità di sviluppare una vera e propria dipendenza da cui è spesso difficile riprendersi del tutto a causa delle frequenti ricadute; inoltre, c’è da aggiungere, che molto spesso la dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti presenta una doppia diagnosi: nello specifico, è stato spesso dimostrato che i soggetti dipendenti da sostanze d’abuso manifestano anche sintomi depressivi.

Ad esempio circa l’80% degli alcolisti lamenta sintomi depressivi, e tra questi, il 30% soddisfa i criteri per un disturbo depressivo maggiore (MDD; McIntosh e Ritson, 2001). Miller e colleghi (1996) hanno indagato la presenza di una diagnosi di depressione maggiore in pazienti dipendenti da alcol o da altre droghe in fase di trattamento, osservando che il 43,7% dei partecipanti presentava un disturbo depressivo maggiore.

Un aspetto che non è ancora chiaro, però, è la relazione causale presente tra questi due disturbi: è importante infatti capire se sono le droghe ad indurre depressione o se è il MDD a rappresentare un fattore di rischio per l’insorgenza di una dipendenza. Rispetto a questo esistono evidenze sperimentali discordanti, ma tutti gli studi concordano sul fatto che la presenza di comorbilità tra tossicodipendenza e depressione possa avere conseguenze negative sul trattamento terapeutico e, quindi, impedire una completa remissione. Nello specifico, le droghe possono compromettere gli sforzi terapeutici volti a contrastare entrambi i disturbi; possono, cioè, causare o esacerbare i sintomi depressivi durante periodi di astinenza e possono anche compromettere l’efficacia di interventi di farmacoterapia producendo effetti collaterali, come il potenziamento dell’effetto di alcuni farmaci psicotropi (che aumentano il rischio di overdose) e la riduzione della risposta al farmaco (Catz, Heckmann, Kochman e DiMarco, 2001). I sintomi depressivi possono, a loro volta, aumentare la probabilità di ricadute nell’alcol o nell’uso di altre sostanze.

Un altro aspetto importante che caratterizza gli individui con dipendenza da sostanze stupefacenti è che, oltre a presentare una doppia diagnosi, spesso presentano anche una compromissione delle funzioni esecutive.

Le funzioni esecutive rappresentano un gruppo di abilità superiori impiegate nella pianificazione, nei processi di inizio e nella regolazione dei comportamenti diretti verso uno scopo (Luria, 1980). Le abilità sottostanti le funzioni esecutive includono: il controllo attenzionale, il ragionamento astratto, la flessibilità cognitiva, la pianificazione strategica, la sequenzialità di risposte, la generazione di ipotesi e la memoria di lavoro (Stuss e Benson, 1984). Le funzioni esecutive sono, perciò, fondamentali nella gestione dei problemi di vita quotidiana, nel fronteggiare prestazioni che richiedono un certo sforzo cognitivo, nel progettare e pianificare attività future. Una loro compromissione quindi impedisce all’individuo un adeguato funzionamento all’interno dell’ambiente in cui vive, sia sul piano comportamentale, sia emotivo che cognitivo.

Diversi studi di neuro immagine hanno dimostrato che alcune regioni del cervello, soprattutto quelle relative alla corteccia prefrontale (sede neuroanatomica delle funzioni esecutive), sono compromesse da una lunga e protratta esposizione alla sostanza stupefacente; ad esempio, due regioni prefrontali, il cingolato anteriore (ACC) e la corteccia orbito frontale (OFC) consentono la valutazione delle conseguenze future delle proprie azioni, inibendo i comportamenti inappropriati (Bechara e Damasio, 2002). Volkow e Fowler (2000) hanno osservato che un ripetuto utilizzo delle droghe comporta disfunzioni nei circuiti della corteccia orbito frontale (OFC), che è coinvolta nella regolazione dei comportamenti compulsivi e ripetitivi, proponendo l’ipotesi che l’anormale attivazione osservata negli individui tossicodipendenti potrebbe spiegare il comportamento compulsivo di ricerca ed uso di droga.

I tossicodipendenti manifestano quindi una serie di problemi comportamentali legati ai diversi circuiti neurali della corteccia prefrontale: apatia, mancanza d’iniziativa, scarsa motivazione, legati al malfunzionamento del cingolato anteriore (Kalechstein, Newton e Leavengood, 2002); incapacità di regolazione affettiva, scarse capacità di giudizio ed impulsività, dovuti ad un malfunzionamento della corteccia orbito frontale (Bechara, Dolan, Denburg, Hindes, Anderson, e Nathan, 2001); disorganizzazione comportamentale e abbandono dello scopo, legato a disfunzioni della corteccia prefrontale dorsolaterale (Verdejo-Garcia, López-Torrecillas, Orozco, e Pérez-García, 2004).

Concludendo, la dipendenza da sostanze non è solo associata ad un’alta probabilità di riscontrare sintomi depressivi, ma anche alla presenza di un malfunzionamento delle funzioni esecutive, che non fanno altro che rendere il trattamento di recupero del soggetto sempre più complesso. Ulteriori indagini sulle relazioni esistenti tra dipendenza, depressione e disfunzioni esecutive, sarebbero pertanto necessarie per poter agire sul problema con maggiore consapevolezza ed efficacia.


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