Certe città, più che gli occhi, le guardano i tuoi ricordi. Con Bologna è sempre stato un po' così. Ci penso nel frastuono del mio trolley. Ruote sui sampietrini, cappuccio ben calato sulle orecchie. Captare le parole di Valeria è ormai quasi impossibile, nonostante si trovi a due centimetri da me. “Eh?” “Cosa?”. Ci rinuncio: un aereo in fase di decollo farebbe senz'altro meno casino. Così, Via Indipendenza mi si srotola davanti, incontro a un panzerotto un po' troppo salato. A un treno da prendere. All'overdose di foto con cui allieterò il ritorno a casa.
Serata insolita, quella di ieri. Un locale raffinato, illusione di gemme a scendere dai lampadari. Poi pizzette. Tartine. Bruschette. Diminutivi in tutto , fuorchè nel sapore. La torta, ebbene sì, c'è stata pure lei. Sopra, una candelina sparuta ci ricordavail motivo per cui siamo qui.


“Com'è finita con la Galicia?”Chiedo poi a Valeria, come illuminata da un pensiero improvviso.
Ci siamo conosciute a Madrid, in occasione del primo concerto de El Canto del Loco a cui io sia mai andata. Assieme avevamo scritto un cartellone. Condiviso l'attesa nei troppi gradi di Giugno, la band che inaugurava la batteria di Carlos Gamón. “Prima Madrid, poi Bologna...” ricorda lei quando ci congediamo. E a me verrebbe da rispondere che é ovvio. Che non poteva essere altrimenti, in realtá. Perché davvero non so chi sia, lo sceneggiatore della mia vita: peró, accidenti, é bravo un bel po'!Adesso scusatemi, peró: m'é venuta qualche idea per la mia rubrica su Total Free Magazine.