Magazine Cinema
di Les Wisemam
Nel film di Michael Gondry, "Se mi lasci ti cancello"(2004),il personaggio interpretato da Jim Carrey si faceva cancellare dalla testa il ricordo di un amore finito male. Ridley Scott nel suo "Blade Runner" (1982) istilla il dubbio che anche il passato dell' agente Deckard come quello degli androidi a cui dà la caccia sia stato ricostruito attraverso un innesto di ingegneria genetica. Al contrario in "Total Recall - Atto di forza" di Les Wiseman la memoria fittizia ed artificiale è una scelta consapevole, una palliativo adottato da Douglas Quaid per sconfiggere la monotonia della vita. E'sottile ma efficace l'insistenza con cui il cinema torna ad un tema di stretta attualità come quello della manipolazione della mente presentandolo non più come il risultato di una stregoneria o di una qualche metafisica ma piuttosto come un processo scientifico ormai consolidato. In questo senso il contributo di Philip K. Dick è stato determinante non solo per la quantità di riletture allestite da Hollywood a proposito dei suoi libri ma anche e soprattutto per la verosimiglianza con cui ogni dettaglio di questo "nuovo mondo" ha trovato nella scrittura del romanziere americano la sua versione più potente in termini di comunicazione ed empatia.
In questa nuova versione di "Total Recall - Atto di forza" che assembla nel titolo italiano anche il prototipo diretto da Paul Verhoven nel 1990 ed interpretato da Arnold Schwarzenegger, Douglas Quaid è l'ago della bilancia di una lotta di potere e di sopravvivenza tra i superstiti di una guerra (chimica) che ha ridotto la terra in una landa desolata: da una parte la nazione di Britannia, conservatrice ed imperialista, dall'altra quella di La colonia, libera e rivoluzionaria. Quaid scopre infatti di non essere un cittadino qualunque,felicemente sposato e con una vita sempre uguale,bensì un famigerato agente segreto, temporaneamente neutralizzato nella sua azione da un lavaggio del cervello che ha cambiato i suoi ricordi. Sconvolto dall'inquietante rivelazione e braccato da chi lo vorrebbe nelle sua fila, l'uomo viene aiutato nella fuga da una rappresentante delle forze rivoluzionarie che promette di rivelargli la verità sulle vicende del suo oscuro passato. Il compito di Les Wiseman presentava diverse difficoltà, a cominciare da quelle derivanti dalla difficoltà di rendere cinematografica una storia pensata per la pagina scritta. Una trasposizione che solo per restare al cinema tratto dalle opere di Philip K. Dick non era stata quasi mai all'altezza delle aspettative, ma che nel caso del film diretto da Verhoven aveva creato un vero e proprio culto. Ed è proprio il film diretto dal regista olandese, per il suo essere non solo un termine di paragone ingombrante a causa del carisma e della personalità di chi lo ha realizzato, ma anche per la vicinanza in senso cronologico con l'opera di Wiseman, a condizionare lo sguardo di questa ennesima rivisitazione. Se lo scheletro della storia rimane sempre uguale "Total Recall - Atto di forza" apporta delle modifiche sia dal punto di vista narrativo, escludendo qualsiasi riferimento a Marte ed alle implicazioni sulla vicenda che prima il libro e poi il film di Verhoven invece avevano, sia da quello formale, eliminando le venature ironiche e la vivacità coloratissima un po' camp presente nella fauna bizzarra e grottesca dell'originale.
Il risultato è un cupo action thriller metropolitano in cui la fantascienza nella sua componente visionaria ed innovativa viene azzerata da una messa in scena ricalcata con poca inventiva su modelli precedenti quando si tratta di rendere l'antagonismo tra le due nazioni, definito in maniera schematica dall'opposizione tra male (Britannia) e bene (La colonia), simboleggiati dalla prevalenza di luce o di ombra che caratterizza le immagini riferite ad una o all'altra. E poi realizzato prelevando a piene mani soprattutto da un film seminale come "Blade Runner", di cui Wiseman riprende architetture, atmosfera ed estetiche - poca luce, una pioggia incessante e sovraffollamento sono le caratteristiche evidenti di questa similitudine - ma anche di Star Wars (1997) e de "Il quinto elemento" (1997) sparpagliati qua e là nei dettagli di un oggettistica che va dalle automobili gravitazionali alle autostrade sospese nell'aria e sviluppate ad altezza grattacielo. Ma quello che lascia veramente a desiderare è la mancanza di tensione che dovrebbe scaturire dall'ambiguità di una storia sospesa tra reale e virtuale, e dall'incertezza di un identità, quella del personaggio principale, in continua fluttuazione tra le diverse ipotesi che gli vengono messe di fronte nel tentativo di farlo propendere da una parte all'altra della lotta. Wiseman non conosce altra variante al di fuori della cruenta caccia all'uomo condita di inseguimenti, sparatorie e presunti colpi di scena ripetuti all'infinito. Dopo venti minuti si è capito quasi tutto, ed allo spettatore non rimane altro che sorbirsi il cosiddetto bagno di sensazioni fracassone ed invadente che in molte produzioni mainstream non è più spettacolo ma puro riempitivo. Colin Farell mono espressivo nel suo broncio perennemente accigliato ma anche le due belle statuine che gli fanno compagnia - Kate Beckinsale prelevata direttamente dalla saga di Underworld e Jessica Biel atletica e sottoimpiegata - sono il biglietto da visita di una produzione di cui non si sentiva assolutamente il bisogno.
(pubblicata su ondacinema.it)
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