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Era già molto pesante portare addosso solamente il marchio di quel film, il nome, una grande responsabilità secondo alcuni e una mancanza di rispetto secondo altri. Ma al di là di quello che pensavano i fan, l’opportunità di vedere un nuovo "Total Recall", rielaborato e aggiornato a vent'anni di distanza dall'originale, si insinuava quantomeno come un operazione interessante e affascinante, oltre che provocatoria. Wiseman però dà il presentimento di essere stato il primo a non aver avuto la capacità di scrollarsi di dosso le chiacchiere e le pressioni generate da questa iniziativa, e a noi ci bastano veramente pochissimi istanti per comprendere quanto la sua pellicola abbia assorbito interamente tutte le insicurezze e le angosce del suo regista. Dalla prima all'ultima goccia.
Perché questo "Total Recall: Atto di Forza" non trova mai la giusta fiducia in sé stesso, parte e procede con una fiacchezza fisiologica che lascia intendere insistentemente al peggio, e in nessun caso fornisce segnali di una possibile ripresa di slancio. Colin Farrell ci crede, si impegna intensamente per non far rimpiangere Schwarzenegger e per imporsi attore di rilievo in un action-movie, ma per quanto i suoi sforzi siano apprezzabili è il territorio che lo circonda ad essere integralmente instabile. Kate Beckinsale in tutina aderente nera - per quanto affascinante - appare robotica e stereotipata: la sua interpretazione di Lori, pur avendo un minutaggio maggiore rispetto a quella di Sharon Stone resta comunque meno memorabile, intrappolata troppo a lungo nella parte ristretta di donna letale e spietata. Di Jessica Biel rimane la bellezza, ma parlare di presenza sarebbe eccessivo: poco partecipe e poco utile, inoltre protagonista insieme a Farrell di un bacio fuori luogo dissonantissimo. Per farla breve, l'esiguo coraggio mostrato in fase d’avvio "Total Recall: Atto di Forza" se lo brucia man mano per strada, andando a puntare su scelte poco coraggiose e dimenticandosi di quelle che viceversa sarebbero potute diventare punti di forza.
Se sparare battute infelici a raffica su un finto matrimonio stanca rapidamente lo spettatore, la decisione di non approfondire quella che era stata la materia migliore della storia - cioè la vicenda di un uomo insoddisfatto della monotonia e amareggiato dai rimpianti che all'improvviso si trova a realizzare il sogno della sua vita scoprendosi agente segreto – lo rattrista vivamente. Premere su questo ritaglio e ispezionarlo con la dovuta intelligenza avrebbe donato al lavoro di Wiseman sicuramente un destino più fortunato. Invece la pellicola si accartoccia gradualmente, si perde, perdendosi anche l’attenzione dello spettatore nel momento risolutivo cruciale, con un allestimento di chiusura approssimativo e confusionario a tal punto da richiamare un estraniamento e far gridare all'interruzione per estremo imbarazzo.
Malgrado ciò Wiseman la percezione (ma solo quella) di avere avuto in mano tutti gli elementi per realizzare un "Total Recall" inedito e considerevole l'aveva anche data, ma qualcosa gli deve essere chiaramente sfuggito di mano, e non solo l’aver lavorato con una sceneggiatura non all'altezza. In ogni caso la baracca gli è violentemente crollata addosso, priva di qualsiasi misericordia, e il suo tentativo pretenzioso, magari, adesso sente davvero il veemente bisogno di venire dimenticato il prima possibile.
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