Touareg è un termine probabilmente arabo che venne ripreso dai francesi e significa “Abbandonati da Dio“, ma questa terminologia non piace al popolo Touareg. Secondo altre fonti più verosimili deriverebbe dal nome di una città libica chiamata Targa, anticamente chiamata la Fezzan libica. Sono lontani cugini degli egiziani e dei marocchini, da cui hanno ereditato la loro cultura e la loro religione: l’Islam. La religione cristiana ha avuto comunque una forte influenza, basti pensare, a livello artistico, alle splendide croci Touareg incise nel metallo. Di certo si sa che non sono arabi: i Touareg sono di origine Amazigh e parlano uno dei dialetti berberi antichi e usano la scrittura Tifinagh nelle sue numerose varianti regionali, scrittura che ha influenzato l’alfabeto berbero attuale. Oggi i Touareg si sono incrociati con le popolazioni arabe e nere sub-sahariane presentando numerose componenti che non sono assimilabili alle loro origini antiche. Come la religione, l’Islam, che è importante ma non fondamentale. Stretto è il legame con i berberi del Maghreb, al punto che molti di loro preferiscono essere chiamati Imajeghen o Kel Tamasheq. Al tempo della crisi che sfociò nella colonizzazione, molti di loro, poveri e senza lavoro, vennero chiamati Shumar o Ishomar, a causa della loro condizione precaria che ha dato origine alla fonetica della parola dal francese “chômeur“, disoccupato. All’inizio del ’900, i francesi partirono alla conquista dell’Africa; la disfatta in Prussia nel 1870 aveva fiaccato l’orgoglio dell’Armata Nazionale e il continente nero era ancora inesplorato per i coloni, quindi si donava nuova speranza alla Francia. Un problema geografico si pose tra il nord (Maghreb) e il sud (Sudan francese, attuale Mali): l’ostilità del Sahara isolava l’avvenire delle due Afriche. Ma gli ufficiali Dupontel e Freycinet decisero, al di là di un semplice conto economico, di unire i battaglioni militari francesi dal nord al sud. Le divisioni del nord erano riunite sotto il nome di “Armata d’Africa“, mentre le divisioni del sud erano chiamate “La Coloniale“”. Nel deserto i militari si scontrarono con una opposizione forte, tenace, da parte di piccole armate di guerrieri a cavallo di dromedari, i Touareg, che regnavano nel deserto e che non vollero essere conquistati. Tutti i tentativi di attraversare il Sahara risultarono perdenti e i soldati vennero decimati dai guerrieri Touareg. L’abbigliamento, il mistero, la violenza dei combattimenti lasciò per lungo tempo delle tracce profonde negli spiriti francesi. Poco tempo dopo si archiviò la Conferenza di Berlino che tagliava e attribuiva dei “pezzi” d’Africa alle potenze europee. Ai francesi l’AOF (Africa Occidentale Francese) che divenne una sola regione. Si volle creare un territorio sahariano relativamente indipendente che coprisse la regione frontaliera tra il Mali e il Niger, chiamandolo Azawagh o Azawak, che inglobava il Sahara centrale, quindi il sud dell’Algeria. Quel progetto però non vide mai la luce . Il rapporto tra i francesi e i Touareg era molto teso. I francesi vollero dirigere con un pugno di ferro la regione privando gli Imashaghen della libertà. Ebbero molte difficoltà ad imporre la loro organizzazione economica e sociale ai locali e utilizzarono i Touareg come trasportatori e in seguito come combattenti, giocando sulle rivalità preesistenti tra le varie tribù e le popolazioni locali. Fu Lapperine, grande amico di Père de Focault che ebbe l’idea di arruolare questi “corsari del deserto” come mano armata, polizia del deserto: in Algeria furono i Chambaas e i Touareg, nel Mali i Kountas e i Touareg, che regnavano sull’ordine. Molti Touareg accettarono e assecondarono questa scelta perchè Laperrine offrì loro due dromedari, uno per la pastura e uno per la monta, oltre all’ equipaggiamento. I francesi imposero il pagamento di una tassa alle differenti autorità Touareg: la “Twise“, imposta di sovranità e riconoscimento della dominazione francese. Il colonialismo condusse una politica che contribuì da una parte al deterioramento delle relazioni inter-etniche e, dall’altro lato, alla disgregazione delle confederazioni Touareg, creando dei multipli califfati artificiali più facili da controllare. Nel momento della indipendenza, i Touareg non realizzarono la grande portata dei cambiamenti che stavano avvenendo e i loro territori si trovarono stretti da delle frontiere assurde che corrispondevano unicamente, all’epoca, ai limiti di competenza dei diversi uffici dell’amministrazione coloniale. Dopo l’indipendenza, i Touareg si ritrovarono minoritari in tutti i paesi che si dividevano i loro territori e fu difficile alzare la voce per farsi comprendere e accettare. Questo creò delle situazioni drammatiche ed esplosive, in particolare nel Mali e nel Niger, dove i diversi governi che si succedettero li marginalizzarono, quando non cercarono, scientificamente, di ridurli. I Touareg vissero questa politica come una discriminazione etnica, come un tentativo di genocidio, vedendosi rifiutare ogni speranza di sviluppo economico e culturale. Un clima di contestazione/repressione si instaurò senza alcuna volontà politica, contro le autorità nigeriane e del Mali, e trattare questa situazione con il dialogo divenne impossibile. Ai gravi problemi di ordine politico si sovrappose una drammatica carestia (1973-1984) , che decimò la quasi totalità dei capi di bestiame. Questa grande carestia del ‘73 venne utilizzata poi come arma per chiudere le diatribe con i Touareg da parte dei governi centrali: pozzi e viveri centellinati, aiuti internazionali rispediti ai mittenti, popolazione allo sbando. Questo condusse molti Touareg a sedentarizzarsi, non senza problemi, intorno ai centri urbani, in esilio. Centinaia di migliaia di Touareg nigeriani e maliani si riversarono in Libia e in Algeria. In Niger la situazione si incancrenì verso la fine degli anni ‘80. Nel 1990 davanti alla totale assenza governativa gli Uomini Blu si ribellarono e per 5 anni la regione sahariana visse in uno stato di insurrezione e divenne un governo militare. I ribelli affrontarono le forze armate nigeriane in una guerra segnata da una repressione feroce, e l’idea di un territorio libero Touareg del Sahara germogliò negli spiriti nomadi, ma davanti alle difficoltà di federarsi tra le diverse fazioni ribelli, e l’assenza di ostegni dalla comunità internazionale, questa idea venne presto abbandonata. La tradizione orale fa discendere i Touareg da Tin Hinan, mitica regina e i comandamenti politici appartengono tradizionalmente, in seno alla confederazione, ai discendenti, in linea diretta, di questa Regina Madre, fondatrice della comunità di lingua e di cultura Touareg. La società dei Touareg è organizzata in “ettebel”, tamburo simbolo del comando e del diritto; questo termine designa uguamente la confederazione politica. Ogni ettebel comprende diversi gruppi (tawshet) sempre discendenti da un ancestre femminile e fa di questa tradizione un fatto eccezionale. E’ una società matriarcale, l’affiliazione è stabilità dalle donne; i bambini appartengono alla tribù e alla classe sociale della madre.I Touareg sono monogami e il primo caso di poligamia riscontrato in Ahaggar apparve nel 1995 presso Kel-Rela è subì la riprovazione generale, in particolare dalla comunità femminile. L’uomo che ripudia la sua donna, qualsiasi possano essere le motivazioni e socialmente condannato. Il matrimonio è costruito su un regime di separazione dei beni e il coniuge è libero di gestire le sue fortune come preferisce. Ad Ahggar, presso gli Imrad, le tende e gli utensili da lavoro appartengono alle donne e restano di loro proprietà sia in caso di divorzio o di vedovanza. Presso i nobili invece le tende sono proprietà degli uomini. L’economia touareg è varia e riflette da una parte la diversità geografia (Sahara/Sahel) e dall’altra le mutazioni recenti dovute alla modernizzazione dei mezzi di trasporto, che di fatto ha cancellato il commercio carovaniero. L’attività economica principale si sviluppa nell’allevamento (bovini,ovini,caprini e dromedari). La gestione delle pasture, rare, implica degli spostamenti frequenti che crea un nomadismo pastorale praticato dai Touareg da secoli. Attualmente, sotto l’effetto della desertificazione che ha decimato una gran parte del bestiame , i Touareg tendono a sviluppare delle attività economiche meno soggette ai climi aleatori, come l’artigianato, il turismo, ecc.. I Touareg che vivono nelle regioni del Sahel, sedentarizzati da lunga data, praticano l’agricoltura e coltivano prevalentemente il sorgo e l’orzo. Questa attività è prodotta nelle oasi, grazie all’acquisizione di tecniche performanti per il raccolto. L’artigianato, molto ricco e diversificato, ha conosciuto un notevole riscontro in questi ultimi anni grazie allo sviluppo turistico. In certi regioni del Sahara il turismo è diventato la prima attività economica impiegando migliaia di persone (guide, autista, cammellieri, ecc..) Oggi molti Touareg cercano di tornare al passato evolvendosi verso una vita semi-nomade. Oltre ad allevare animali per il sostentamento, molti di loro stanno riproponendo il trasporto dei beni attraverso il deserto. Questi beni provengono loro stessi dal deserto, come i blocchi di sale prelevati nelle saline naturali di alcuni laghi salati secchi, il più delle volte situati nell’interno del deserto. I dromedari sono i soli animali che possono sopportare le condizioni del deserto e da secoli, le carovane formate da centinaia di questi quadrupedi, hanno giocato un ruolo primario nel commercio mondiale. Le ultime carovane non hanno nulla di folk e restano un fatto straordinario, considerando la loro utilità economica, che non deve essere dimostrata. Il commercio carovaniero sahariano del sale, praticato dagli Uomini Blu è ancora importante e l’Africa, in particolare le zone sahariane e saheliane, manca di sale. Il bisogno di sale di tutti gli esseri viventi in zone particolarmente calde sono considerevoli ed è per questo che in Niger, in autunno, le grandi carovane degli Azalaï lasciano la regione dell’Aïr per le saline di Bilma; per tre settimane, le carovane composte da centinaia di cammelli attraversano l’immenso Ténéré, sino alle saline e ritornano percorrendo oltre 1.000 km con una media di 18 ore di marcia al giorno. Le rotte carovaniere seguono generalmente le distanze più corte tra oasi e i punti d’acqua e molte di queste oasi sono diventate dei centri commerciali importanti e laddove la distanza tra le due sorgenti d’acqua (oasi) è troppo distante e quindi diventa pericolosa per le carovane, sono stati scavati dei pozzi per rimediare al fabbisogno di acqua. Molti di questi sono in attività già da alcuni secoli, quando notevoli carovane attraversavano il deserto quotidianamente e in ogni periodo dell’anno.
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