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Tour di Londra: a caccia di investigatori privati

Creato il 06 marzo 2015 da Dfalcicchio

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Girovagare per una città, senza avere una meta precisa, può rivelarsi un gioco divertente. Soprattutto se le passeggiate sono letterarie. È dell’anno scorso la mappa dell’artista grafico Dex insieme alla disegnatrice Anna Burles che segnala agli appassionati di letteratura inglese gli oltre 250 luoghi letterari della capitale britannica, dove i personaggi dei romanzi di Dickens, Woolf, Orwell – per citarne solo alcuni – hanno agito oppure vissuto. Evitando di perderci tra vicoli e quartieri di questo piacevole ‘girotondo letterario’, ci dedicheremo a quelle strade che ospitarono alcune delle riflessioni più argute di detective e investigatori, eroi dei romanzi “gialli”. Iniziamo il tour da Park Lane. Dopo aver fatto un giro ad Hyde Park e shopping da Harrods, andiamo a salutare Hercule Poirot nel suo appartamento di Withehaven Mansions. Il piccolo gentiluomo belga dalla testa ad uovo si è trasferito, durante gli anni Trenta, in questa moderna palazzina che, per proporzioni ed aspetto geometrico, soddisfa a pieno la sua passione per il metodo e l’ordine. Ad accoglierci, l’impeccabile signorina Lemon che ci accompagna in salotto dove Poirot è appena tornato con il suo amico, il capitano Hastings, da Styles Court, un maniero nella campagna dell’Essex. Ci racconta di questo caso e di come le sue “celluline grigie” lo abbiano aiutato ad individuare il vero colpevole e a scagionare un innocente dalla forca. È piacevole ascoltarlo mentre assaggiamo squisiti cioccolatini belgi e sirop de cassis. Ci dedicherebbe più tempo, ma ci confessa che ha un treno da prendere, l’Orient Express e non vuole perderlo. Sistemandosi i celeberrimi baffi, ci saluta, À bientôt! Lasciato il raffinato distretto di Myfair, ci spostiamo verso The Strand. Siamo nei pressi di Buckingham Palace. Assistiamo al consueto cambio della guardia e proseguiamo fino ad arrivare al numero 1 di Adelphi Terrace. È la casa di Gideon Fell, nato dalla penna di John Dickson Carr. Il corpulento dottore smetterà di colpo di leggere uno dei suoi libri gialli non appena capirà che siamo italiani e ci offrirà una birra. È un ammiratore del latino e ne fa sfoggio – d’altra parte è stato docente nel college americano di Haverford ed ora, dice, è impegnato nella stesura di un’opera monumentale, intitolata Usi e costumi riguardanti il bere in Inghilterra dalle origini ai giorni nostri. Lo lasciamo alle sue scartoffie, mentre senza rendercene conto siamo arrivati al n.221 di Baker Street. Holmes è seduto sulla poltrona di velluto e Watson è in piedi davanti al caminetto. Il fuoco riscalda la stanza e si respira l’aroma intenso del tabacco. Al momento l’investigatore non ha un caso da risolvere, sta solo spiegando i suoi metodi deduttivi, secondo i quali una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la verità. Guardiamo l’orologio su una delle pareti: sono le 20, ci invitano a restare per cena, ma abbiamo già un appuntamento e dobbiamo declinare. Togliamo il disturbo e ci incamminiamo verso Piccadilly, fino al 110 A, proprio di fronte a Green Park. Ci stanno aspettando Lord Peter Wimsey, investigatore dilettante e sua moglie Harriet, scrittrice di gialli. L’ambiente è davvero accogliente. Oltre al fuoco che arde nel grande caminetto all’antica e alle pareti zeppe di edizioni rare, tutta la stanza è abbellita da fiori rossi e gialli in vasi di cristallo. Prima di servire la cena, il maggiordomo Bunter, ci offre del brandy Napoléon mentre ci spiffera che i due coniugi sono attesi ad Harley Street, dove pare sia stato ritrovato un cadavere in una vasca da bagno.

Giovanna Scatena


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