Nella meravigliosa cornice del monastero e della chiesa di San Nicolò l’Arena venerdì 27 e sabato 28 dicembre si è svolto lo spettacolo teatrale itinerante Mille miglia lontano diretto ed interpretato da Pamela Toscano e Angelo D’Agosta e promosso dall’associazione Officine Culturali, nata nel 2009 e impegnata nella valorizzazione del patrimonio culturale. La rappresentazione, inserita nel programma Catania è Natale, ha preso avvio come una comune visita guidata, con indicazioni circa la costruzione del monastero, avvenuta nel 1558, i terribili danni causati alla chiesa dal terremoto del 1693, e la fama di cui il monastero godeva in tutta Europa fino alla confisca, avvenuta nel 1866, che lo ha destinato ad usi civili “per il bene dell’Italia unita”. A rendere unico l’evento è stato il dialogo tra architettura e recitazione; ad accompagnarci lungo il percorso sono stati infatti i due attori Pamela Toscano e Angelo D’Agosta, che hanno recitato un testo liberamente ispirato dalla novella Donato del Piano di Federico De Roberto, che si presenta come un diario di un tedesco trovato suicida all’interno del monastero, probabilmente per amore. La visita, oltre che insolita per le modalità, ha permesso di effettuare quello che era il percorso che i benedettini erano soliti fare quando, prima dell’unificazione italiana, il monastero e la chiesa rappresentavano un nucleo unico, in quanto la seconda era accessibile dall’edificio conventuale tramite un portone che è rimasto chiuso dal 1866 e che è stato riaperto al pubblico per la prima volta proprio in occasione di questo spettacolo. Il risultato è stato un perfetto connubio tra elementi architettonici, gesti, canti e parole; anche la luce ne è stata protagonista, attraverso il passaggio dalla luminosa scala monumentale del monastero alla penombra del chiostro di levante, fino all’oscurità della sagrestia e del sacrario, per poi essere nuovamente immersi nella luce della candida chiesa di San Nicola.
Il transito dal monastero alla chiesa è stato quindi accompagnato dalla lettura del diario del tedesco, triste per l’impossibilità di vivere insieme all’amata una vita terrena; quella porta, vecchia e anonima, è così diventata il simbolo del passaggio tra la materia e lo spirito, l’apollineo e il dionisiaco, tra una vita tormentata da una “mite pazzia”, quella del tedesco, e una dimensione superiore, in cui la parola perde di significato per lasciare il posto alla musica dell’organo di Donato del Piano, immenso, sovrastante l’altare della chiesa di San Nicola l’Arena, e di cui i visitatori hanno potuto ascoltare le gravi note suonate dalle mani esperte di Franco Lazzaro; la parola quindi lascia lo spazio alla musica, che eleva lo spirito al di là della bassezza dell’essere umano, ridotto ad una “creatura” incapace di “comprendere nessuna creatura umana”, come viene più volte ripetuto durante la pièce. Si rimane incantati dalla bellezza dell’organo e dalla sua musica; così scrive l’autore de I Viceré: «Donato del Piano, abate calabrese, spese dodici anni della sua vita e dieci mila onze dei Padri – centoventisette mila e cinquecento lire – per costruirvi uno dei più celebri organi d’Europa, con settantadue registri, cinque ordini di tastiere e duemila novecento sedici canne». E ancora: «Questo strumento monumentale, che si slancia a guglie come anelante all’alto, dalla voce piena, grandiosa, possente, fatta di milioni e milioni di vibrazioni sonore che si fondono in una; questo strumento sul quale mani invisibili si esercitano, traendone suoni che errano per la vastità delle navate, sotto il cielo delle cupole, in un ambiente dove tutto è disposto per parlare della vita spirituale, è il solo che valga la pena di essere ascoltato».
Spettacolo quindi all’insegna della maestosità e dell’elevazione dello spirito: maestoso il monastero, maestosa la chiesa (la più grande di Sicilia), maestoso l’organo al suo interno, maestosa la meridiana che attraversa la chiesa in corrispondenza del centro della cupola sovrastante. E maestose le parole dei due attori. Si spera che altri eventi simili vengano organizzati da Officine Culturali, e che si riesca ad attirare il pubblico in maniera così originale andando alla scoperta delle bellezze architettoniche, e non, del catanese.
Fotografie di Michela Tetto